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Una lettera alla redazione. 25 aprile 2011

25/04/2011

di Lia Botter

Cominciano ad arrivare commenti al nostro "Buon 25 aprile". La lettera della nostra amica Lia Botter merita un po' di spazio in più.

Cari della redazione,

grazie per il vostro intervento. Anch’io non capisco davvero perché non si vuole sentir cantare Bella ciao il 25 aprile. “Tu mi devi seppellire”, dice la canzone, mica “tu mi devi vendicar”. Chiede un ricordo, parla di libertà e di sentimenti umani, come scrivete anche voi. La canzone è cantata da secoli, seppure con altra melodia: provate a vedere il testo della Canzon de Rosetina, pubblicata a Venezia nel 1848, che mi permetto di allegare a questa mia (cliccare qui Ndr): penso perciò, e mi auguro, che sopravvivrà anche a queste polemiche, e che continuerà a dare voce alle genti che diranno quant'è bello il fiore della libertà.

Buon 25 aprile.

Lia Botter

Post-scriptum: la Canzon de Rosetina è cantata da una donna. Nella Bella ciao dei partigiani comincia l’uomo, “Una mattina mi sono alzato”, ma subito dopo è la donna a rispondere “O partigiano portami via”, così come è la donna che coltiva il fiore del ricordo. Fin dai tempi antichi, le donne che ricordano i soprusi del potere fanno paura. Che sia questo, alla fin fine, a non piacere in un mondo di simbologie maschili e militari?
 

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. marco pandin dice

    03/05/2011 alle 12:56

    Se può servire ad aumentare l’amarezza: “la bomba alla stazione di Bologna ce l’hanno messa le brigate rosse”. Sentita a casa mia e con le mie orecchie giusto qualche tempo fa, discussione di mia figlia diciassettenne con alcuni suoi amici e compagni mentre facevano merenda. Mia figlia era perplessa, secondo lei era stata “la polizia” e “sicuramente non gli anarchici”. Tendo a non intromettermi, ma stavolta mi sono sentito in dovere di intervenire. Mi hanno cmq offerto un’attenuante: “Mica siamo ancora arrivati fino al Novecento in storia”. Un abbraccio forte.

  2. alessandro voltolina dice

    26/04/2011 alle 16:38

    il giorno dopo il 25 aprile ascolto a radiotre Giovanna Marini che dialoga con Benedetta Tobagi e le racconta che a Roma, tra i giovani, per dire a un amico che è un bugiardo pare sia diffuso l’uso di questa immagine: “sei falso come un olocausto”.
    alessandro voltolina

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