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Parigi

“La repubblica è morta”. Il 2 dicembre di Jacques Vingtras

02/12/2020

di Jules Vallès, a cura di Enrico Zanette

Oggi è un anniversario: il 2 dicembre 1851 Luigi Napoleone Bonaparte – che Victor Hugo chiamava Napoléon le Petit per distinguerlo sarcasticamente dallo zio – compiva un colpo di Stato contro le istituzioni della repubblica francese. Jules Vallès raccontò la fallita resistenza a Parigi nel suo romanzo Il diplomato, di cui abbiamo già parlato su questo sito. Ne riprendiamo ancora un capitolo: una giornata buia e cupa, spostamenti inutili, esitazioni, rassegnazione. E soprattutto la scoperta – per l’alter ego letterario di Vallès, Jacques Vingtras – di ritrovarsi tra redingote, tra «borghesi»; il popolo di Parigi, le bluse, gli operai, non li avrebbero seguiti. Per loro la repubblica era già morta da un pezzo, nelle giornate del giugno 1848, quando proprio quei repubblicani borghesi erano stati i loro carnefici, assassini della repubblica democratica e sociale, un sogno durato solo  pochi mesi.  

«Vingtras!».

Mi sfondano la porta!

«Vingtras, Vingtras!».

È una specie di grido di terrore! Salto giù dal letto e vado ad aprire, stordito… Rock! pallido, stravolto!

«Il colpo di Stato!…».

Mi viene la pelle d’oca.

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Archiviato in:Enrico Zanette, Jules Vallès Contrassegnato con: 1848, 2 dicembre 1851, anniversari, pagine scelte, Parigi, rivoluzione

Modernità di classe. Le relazioni del prefetto di Parigi Delessert (1786-1858)

24/12/2018

di Andrea Lanza

Natale 2018. Per la nostra tradizionale strenna, Andrea Lanza ci porta nella Parigi della prima metà dell’Ottocento, sulle tracce di un prefetto che già ci aveva mostrato in azione durante lo sciopero dei carpentieri parigini del 1845. La figura di Gabriel Delessert permette di esplorare una nascente borghesia, in cui ruoli istituzionali, salotti, reti di relazioni e alleanze familiari si intrecciano, e dove maturano precise idee di progresso, “interesse pubblico” e “buon ordine sociale”. Con il suggerimento di riflettere simultaneamente sulla “modernità” immaginata dalla classe dirigente francese del XIX secolo e sulla “modernità à la Macron” dei giorni nostri. Qui di seguito proponiamo solo le prime pagine del testo, chi vorrà leggerlo integralmente dovrà cliccare qui.

Parole di prefetto

Due dicembre 2018, Parigi, in conferenza stampa il prefetto di polizia della capitale evoca le “deliberate violenze” commesse da gente “desiderosa di affrontare le forze dell’ordine”; non esita a identificare i facinorosi come appartenenti a “gruppuscoli dell’ultradestra e dell’ultrasinistra”. Fra i 378 fermati il giorno prima, secondo le dichiarazioni del PM, nessuno però risulta già segnalato dai servizi di informazione. Di fronte all’incoerenza dei dati forniti, mi è subito tornata in mente una vecchia conoscenza: Gabriel Delessert.

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Archiviato in:Andrea Lanza, La città invisibile Contrassegnato con: Gabriel Delessert, Parigi, storiografia, strenna, XIX secolo

Immaginando la società del futuro. “Andare a vedere” le lotte dei carpentieri parigini del 1845

18/09/2018

di Andrea Lanza

Pubblichiamo il testo della relazione che Andrea Lanza ha presentato alla giornata di studi Una volta il futuro era migliore? Lavoro, storia, conflitti, che si è tenuta il 2 giugno 2018. Ne approfittiamo per segnalare che a fine settembre comincerà un ciclo di tre incontri dedicati a questi temi, che si terranno presso la sede di storiAmestre (si comincerà il 26 settembre con una relazione di Stefano Petrungaro; nei prossimi giorni maggiori informazioni).

Nel mio intervento di oggi vorrei mettere sul tavolo alcune questioni da discutere, che sono poi parte importante delle questioni che alimentano, in modo implicito o esplicito, le mie ricerche storiche. La prima – che anticipo ora per poi tornarci alla fine – è quella di un anacronismo; la seconda è quella del senso politico da dare all’espressione lotta di classe, e sottolineo politico perché in quel termine c’è la dimensione che ci interessa oggi: il sentimento del futuro, la proiezione nel futuro, la capacità che c’è stata nel passato di trarre da un’immaginazione del futuro la forza per agire nel presente.

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Archiviato in:Andrea Lanza, La città invisibile Contrassegnato con: lotte di classe, Parigi, storia del movimento operaio, storiografia

“La marée populaire”. Altre osservazioni da Parigi, maggio 2018

11/06/2018

di Federico Boldini

Come promesso, il nostro corrispondente da Parigi ci invia una cronaca e altre osservazioni sulla manifestazione del 26 maggio e sugli ultimi del mese di contestazioni. Anche le foto di questo articolo sono di Federico Boldini che, concluso il suo stage presso il Musée de l’Histoire Vivante di Montreuil, resterà ancora qualche tempo a Parigi per un tirocinio presso la redazione dell’Humanité, lo storico quotidiano del Partito comunista francese.

I preparativi

La manifestazione del 26 maggio era stata annunciata come “pot-au-feu réchauffé” dopo il corteo del 5 maggio (“minestrone riscaldato”, lasciando intendere la convergenza dei diversi gruppi militanti per una seconda volta), ma poi è stata ribattezzata “marée populaire” (la marea popolare). Ferma restando l’idea di far convergere i vari movimenti sociali che si sono mobilitati negli ultimi mesi, questo evento è stato organizzato in contemporanea in molte città francesi, al contrario di quello che l’ha preceduto, che ha avuto luogo unicamente a Parigi.

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“Sous les pixels…”. Osservazioni da Parigi, maggio 2018

20/05/2018

di Federico Boldini

Federico Boldini, un nostro giovane amico svizzero, ci manda una cronaca relativa alle manifestazioni a cui ha partecipato nei primi giorni di maggio a Parigi, dove si trova da qualche mese per uno stage presso il Musée de l’Histoire Vivante di Montreuil.

Il maggio 2018 a Parigi (e in Francia)

A Parigi, le manifestazioni d’inizio maggio 2018 si sono svolte in un contesto fatto di scioperi, occupazioni universitarie e ricorrenze storiche.

Il cinquantesimo anniversario del Sessantotto caratterizza in effetti la scena culturale parigina e trova spazio in numerosi musei e librerie. Per esempio, i manifesti di quel periodo sono stati il soggetto di una mostra all’École des Beaux Arts (l’Accademia delle Belle Arti). L’anniversario tondo della Rivoluzione del 1848 e dell’abolizione della schiavitù in Francia, pur non essendo del tutto assenti, sembrano avere meno visibilità.

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La difesa di ciò che dovrebbe essere. Parigi, giugno 1848

23/06/2017

di Andrea Lanza

Il nostro amico Andrea Lanza ci propone una riflessione sulle “giornate di giugno” del 1848, quando uomini e donne dei quartieri popolari di Parigi presero le armi contro la repubblica nata dalla rivoluzione di febbraio, in nome della repubblica democratica e sociale che pensavano dovesse esistere. La notte tra il 22 e il 23 giugno le strade dell’est parigino cominciarono a coprirsi di barricate; l’ultima avrebbe ceduto la mattina del 26, dopo quattro giornate di terribili combattimenti. Con una riflessione sul significato di insurrezione (e implicitamente di rivoluzione) e sull’uso dell’analogia storica: le ragioni e i sentimenti di chi prese le armi per la repubblica nel giugno 1848 possono essere pensate insieme a quelle di chi partecipò alla Resistenza e sognò la repubblica nel 1945?

Finire i Socialisti, questo mi ricorda ciò che vidi nelle giornate di giugno. Una truppa di soldati conduceva dei prigionieri (dei Socialisti) al Champ-de-Mars per fucilarli. Uno di questi sfortunati, sul ponte della Concorde, scappa, salta il parapetto e si tuffa nella Senna. Sta cercando di salvarsi nuotando, gli sparano dei colpi di fucile dal ponte. Ferito, continua a nuotare. È appena arrivato alla riva, ma della gente onesta che si trova lì lo finisce a colpi di calcio di fucile.

Pierre Leroux, La Grève de Samarez. Poème philosophique, Paris 1863, t. I, p. 293.

È una ricorrenza triste quella delle giornate di giugno, che passa ogni anno, da sempre, pressoché nel silenzio. La difficoltà di ricordare è anche dovuta alla particolare natura di quelle giornate. Cosa ricordare? Come chiamare quello che si dovrebbe ricordare? “Giornate”, “fatti”, “massacri”, “insurrezione”.

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