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razzismo

“Perché Valussi mi sembra illuminante”. Una lettera a storiAmestre

29/01/2017

di Alessandro Casellato

Pubblichiamo la lettera che ci ha mandato Alessandro Casellato, docente di storia dell’università Ca’ Foscari di Venezia e coordinatore del progetto e della mostra “Ascari e schiavoni. Il razzismo coloniale e Venezia”. Casellato parte dai commenti ricevuti sulla pagina facebook della mostra e dalla discussione in corso sul nostro sito (si vedano i commenti in calce al testo di Pacifico Valussi, presentato da Piero Brunello).

L’articolo di Pacifico Valussi presentato da Piero Brunello ha suscitato, oltre ai commenti sul sito di storiAmestre, alcune reazioni stizzite nella pagina facebook della mostra “Ascari e Schiavoni. Il razzismo coloniale e Venezia”. A me invece sembra illuminante, perché rivela che già a metà Ottocento il termine Schiavoni era sentito come fastidioso (“suona male”) alle orecchie di 18 Dalmati che vivevano a Venezia, e a quelle di “più d’uno Slavo colto” che Venezia frequentava come “amico all’Italia”, oltre che – evidentemente – a quelle di Pacifico Valussi, che slavo non era.

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Archiviato in:Alessandro Casellato, La città invisibile Contrassegnato con: colonialismo, fascismo, intervento, razzismo, storia di Venezia, storiografia, uso pubblico della storia, Venezia

Da “Riva degli Schiavoni” a “Riva degli Slavi”. Venezia, marzo 1849

19/01/2017

di Pacifico Valussi, a cura di Piero Brunello

In questi giorni ha aperto a Venezia la mostra “Ascari e Schiavoni, il razzismo coloniale e Venezia”, organizzata in occasione dell’ottantesimo anniversario della prima legge razziale italiana, emanata nel 1937.

Per l’occasione Piero Brunello presenta un articolo di Pacifico Valussi che nel marzo 1849 annunciava il cambiamento del nome di Riva degli Schiavoni in Riva degli Slavi, in nome della fratellanza tra i popoli. Si trattava in realtà di una richiesta, promossa da diciotto Dalmati che vivevano a Venezia, e che il governo di Manin decise di non prendere in considerazione.

Alla fine di marzo 1849 Pacifico Valussi, un friulano accorso alla difesa di Venezia, scrisse una lettera aperta a Ernest von Schwarzer, giornalista viennese conosciuto anni prima a Trieste nella redazione del Giornale del Lloyd austriaco. La lettera uscì nel quotidiano L’Italia nuova il giorno dopo l’arrivo della voci ancora confuse sulla sconfitta di Carlo Alberto a Novara. La notizia fu accolta con sgomento: Venezia si ritrovava sola, le truppe austriache accampate a Mestre si preparavano all’assalto finale contro Forte Marghera e al bombardamento della città.

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Archiviato in:La città invisibile, Pacifico Valussi, Piero Brunello Contrassegnato con: 1848, documenti, leggi razziali, nazionalismo, razzismo, riva degli Schiavoni, Venezia

L’evoluzione della donna

24/12/2014

di Maria Turchetto

Anticipiamo di poco il rito dei regali, per fare gli auguri di buone feste alle lettrici e ai lettori del sito di storiAmestre. Pubblichiamo il testo di una conferenza tenuta da Maria Turchetto a Venezia, il 1° dicembre 2014; come in altre occasioni, vista la lunghezza, proponiamo le prime pagine del testo qui di seguito, mentre la versione integrale è scaricabile cliccando qui. Si parte da Darwin per arrivare alle più recenti acquisizioni della paleoantropologia, che mettono in evidenza il ruolo della “femmina di homo sapiens” nell’evoluzione del cervello umano: cosa per la quale  “forse le dobbiamo un po’ di gratitudine e un po’ di rispetto. Molto più di quello che per il passato le è stato concesso. Molto più di quello che ancora oggi le viene tributato”. 

La scienza non abita in una torre d’avorio: è inserita in una determinata società ed è parte di una più vasta cultura nella quale deve farsi spazio e prendere posizione, a volte entrando in conflitto con lo “spirito del tempo”, altre volte subendone l’influenza più o meno consapevolmente. Perfino le ricerche sul moto dei corpi celesti possono avere un “impatto sociale”1 altissimo, come dimostra la vicenda di Galileo – figuriamoci le teorie sull’origine dell’uomo!

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  1. Mutuo l’espressione da Stephen J. Gould, autore attentissimo ai rapporti tra scienza, ideologie, società. A proposito dell’“impatto sociale” della fisica galileiana, scrive: “A Galileo non furono mostrati gli strumenti di tortura in un astratto dibattito sul moto lunare. Lo scienziato aveva minacciato la tesi tradizionale della Chiesa sulla stabilità sociale e dottrinale: l’ordine statico del mondo con i pianeti che ruotano intorno a una Terra centrale, i preti subordinati al papa e i servi al loro signore” (Stephen J. Gould, Intelligenza e pregiudizio. Contro i fondamenti scientifici del razzismo, il Saggiatore, Milano 2005, p. 44). [↩]

Archiviato in:La città invisibile, Maria Turchetto Contrassegnato con: antirazzismo, Charles Darwin, donna, evoluzione, razzismo, scienza, strenna

Sei anni dopo. Da "Cronache di anni neri"

30/12/2011

di Christian De Vito

Lo hanno raccontato tutti i mezzi di informazione. Martedì 13 dicembre 2011, a Firenze un italiano armato di pistola ha ucciso due senegalesi che stavano svolgendo la loro attività di venditori ambulanti nel mercato di piazza Dalmazia, e ne ha ferito un terzo; quindi è andato fino al mercato di San Lorenzo dove ha sparato ancora ferendo altri due senegalesi e infine si è ucciso. L’assassino era noto negli ambienti di estrema destra, come scrittore e come frequentatore di luoghi di ritrovo e centri sociali come Casa Pound.

Questi tragici fatti – avvenuti pochi giorni dopo uno dei periodici roghi di un campo rom – hanno messo in prima pagina questioni e discussioni che di solito vengono tenute ai margini, come il razzismo nella società italiana e le responsabilità delle istituzioni, oppure la crescita di circoli neonazisti e neofascisti. Qualcuno ha insistito su questo aspetto, parlando di una “subcultura” che sta prendendo piede perché le è stato concesso spazio. Altri hanno sollevato il dubbio che non si tratti di “sub”, ma di “cultura” molto diffusa. Il razzismo odierno è il risultato di un processo che è all’opera ogni giorno, fatto anche di piccoli gesti, di piccole pratiche, e proprio per questo si fa fatica a percepire: si “respira” nell’aria, in un quadro istituzionale che lo favorisce e lo alimenta con i suoi meccanismi di esclusione. Questi i pensieri che hanno accompagnato anche la grande manifestazione di sabato 17 dicembre, lanciata dalla comunità senegalese: una risposta eccezionale da parte della città – e non solo, la manifestazione era nazionale, con gruppi arrivati da molte regioni d’Italia –, con circa 20.000 persone a sfilare da piazza Dalmazia a Santa Maria Novella. Ma le risposte ordinarie, quotidiane, quali saranno?

È per questo che abbiamo deciso di riproporre alcune pagine del quaderno "Cronache di anni neri" (5, 2006) in cui Christian De Vito raccontava la situazione del quartiere San Lorenzo, sempre a Firenze, in quel periodo al centro delle cronache per i problemi di convivenza tra italiani e stranieri.

6 dicembre 2003

Tre notti fa è stato ucciso, accoltellato in malo modo, un ragazzo rumeno. Lo conoscevo di vista, anche perché gestiva una paninoteca che si trova sotto i portici di via Panicale, a pochi metri da casa mia. Aveva 31 anni. Il ricordo più commovente l’ho raccolto dal gestore cinese del ristorante cinese di via Chiara, che lo conosceva da quando era arrivato a Firenze, circa otto anni fa: clandestino, aveva dormito sotto i ponti, poi piano piano era arrivato a lavorare ai banchi esterni del mercato, poi «si era innamorato» e poi forse sposato (con una italiana, pare). Infine aveva rilevato il negozietto di via Panicale. Il suo accoltellamento è un fatto gravissimo, del quale non si conoscono cause: rapina o «vendetta» citano i giornali.

Gli sciacalli si sono buttati sulla cosa per assestare un colpo agli immigrati della zona. La stampa, al solito: Nazione, Giornale (che ha un’edizione toscana), ma anche Repubblica (edizione fiorentina) e Corriere di Firenze (nemmeno una riga sulla cronaca fiorentina del Manifesto, forse perché oggi è dedicata al nuovo brutale sgombero del campo rom di via Masini, ormai un rituale periodico).

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Archiviato in:Christian De Vito, La città invisibile, Quaderni Contrassegnato con: cronaca, Firenze, pagine scelte, razzismo

Porrajmos

09/02/2011

di Alessandro Voltolina

Porrajmos è il nome con cui si ricorda la morte dei tantissimi zingari nei campi di sterminio. Lo abbiamo detto il 27 gennaio nelle nostre scuole, lo abbiamo spiegato. Ora che cosa dire ai nostri alunni di quello che è successo a Roma? Il distacco del tempo ci permette di capire, e di spiegare, e forse di cauterizzare, quello che è successo ad Auschwitz; ma quello che ci accade ora, qui, a Roma o a Milano, è inspiegabile. Non so come dirlo, non so come raccontarlo.

Quanto tempo è passato dal bel libro curato da Piero Brunello. Passato, per niente.

Un caro saluto

Alessandro voltolina

Archiviato in:Alessandro Voltolina, La città invisibile Contrassegnato con: intervento, razzismo

Il giallo dell’uovo. Mestre 1° marzo, manifestazione studentesca antirazzista

10/03/2010

di Francesco Brunello

Uno studente di una scuola superiore di Mestre racconta la manifestazione organizzata dal Coordinamento Studentesco di Venezia e Mestre per il primo marzo, giornata del primo sciopero degli stranieri in Italia. “Stranieri non tanto dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente”; cronache da tutta Italia si leggono sul sito http://www.primomarzo2010.it.

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