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urbanistica

“Il mio sogno? Una città della cura”. Una chiacchierata sul futuro prossimo di Mestre e Venezia

29/09/2021

di Monica Coin, a cura di Maria Giovanna Lazzarin

Due socie di storiAmestre – una da tempo nell’associazione, l’altra fresca di iscrizione – si ritrovano al parco Hayez in un giorno di fine estate. Maria Giovanna Lazzarin fa qualche domanda a Monica Coin, immaginando quale futuro potrà avere Mestre, alla luce delle ultime decisioni del sindaco e della giunta comunale in carica. “Hub” e “terminal” al posto di parchi e ambienti naturali; “water-front” e “overturismo”; logistica e lavoro precario; una idea “maschile” della città da scongiurare con una idea “femminile”: la “città della cura”.

Domenica 29 agosto 2021 passando in bici per Mestre intravedo un titolo civetta della Nuova Venezia sui due “Hub” di San Giuliano. Volendo capire meglio, compro sia la Nuova che il Gazzettino di Venezia e, leggendoli, noto alcune differenze. 

La Nuova ha in prima pagina, neretto grande: Nuovo terminal per turisti rivoluzione a San Giuliano; dedica l’intera prima pagina di Mestre a questo argomento con uno specchietto sull’attuale traffico passeggeri per Venezia e l’alleggerimento previsto dal nuovo progetto comunale, e due articoli – uno generale, l’altro con le critiche dell’opposizione – sui due Hub: san Giuliano Nord e san Giuliano Sud (cioè i Pili, sui terreni della società Porta di Venezia, parte del trust di Brugnaro).

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Archiviato in:La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin, Monica Coin Contrassegnato con: città della cura, intervista, Marghera, Mestre, urbanistica, Venezia

Radici nel cemento e nelle frasi fatte. Consigli di lettura

29/08/2021

di Piero Brunello

Piero Brunello parte da un articolo recente in cui l’urbanista Chiara Mazzoleni mostra come la cementificazione del Veneto proceda a livelli record, a dispetto della retorica del “consumo zero” di suolo sbandierata dal presidente della Regione Luca Zaia: la realtà è ben diversa dalla retorica. Brunello lo affianca a un documento deliberato dal Consiglio regionale veneto nel luglio 2020, 2030: La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile: un esempio di strategia retorica e discorsiva che riesce a costruire un’immagine della realtà distante dal vero, a impedire che si crei un’opinione pubblica che sa distinguere i fatti dalla propaganda, e a suggerire l’idea che si tratta di scelte frutto di processi partecipativi (il documento è pubblicato in un  sito intitolato “Il futuro lo decidi tu”).

In un articolo recente, l’urbanista Chiara Mazzoleni spiega come la Regione Veneto, che pure per bocca del suo presidente Zaia dichiara di perseguire l’obiettivo del “consumo zero” di suolo, in realtà continua a registrare i maggiori indici di cementificazione in Italia: i mezzi con cui ciò avviene sono un disinvolto maquillage delle statistiche e delle classificazioni dei terreni, e il ricorso sistematico a deroghe e proroghe normative. 

Mentre Chiara Mazzoleni fa vedere quanto la realtà sia diversa dalle dichiarazioni ufficiali e dal senso comune che esse costruiscono, a me interessa invece far luce sul percorso inverso: vorrei capire cioè come le strategie retoriche e discorsive possano costruire un senso di sé e un’immagine della realtà, che pure abbiamo sotto i nostri occhi, così distante dal vero. 

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In attesa di altre voci. A margine di un commento dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia

06/07/2021

di Piero Brunello

Piero Brunello commenta le dichiarazioni dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia Massimiliano De Martin riportate dalla stampa il 2-3 luglio 2021, all’indomani dell’approvazione in Consiglio comunale della variante urbanistica che apre la strada alla costruzione di un grattacielo in viale San Marco. Riprendendo le parole dell’architetto Gianfranco Vecchiato di due mesi fa, che si chiedeva se mai IUAV, tra le altre cose depositario “del testamento culturale dei progettisti della pianificazione del Villaggio”, e Soprintendenza interverranno sulla questione, Brunello indica alcuni temi su cui auspica la nascita di un movimento di opinione pubblica sostenuto anche da chi si occupa professionalmente di urbanistica.

L’assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia Massimiliano De Martin ha invitato a “festeggiare” dopo l’approvazione della variante urbanistica che apre la strada alla costruzione di una torre di oltre 70 metri e di un ennesimo centro commerciale in un’area prevista a verde attrezzato – in sostanza al tempo libero e allo sport – a metà viale San Marco a Mestre. Secondo De Martin la torre completerebbe il progetto dell’architetto Samonà (M. Chi., «Era l’idea di Samonà. Così rilanciamo il centro e portiamo investimenti», “La Nuova Venezia”, 3 luglio 2021, p. 19, e p. gui., L’asso nella manica di De Martin. «Anche il progettista delle Corti voleva delle torri», “Il Gazzettino”, 2 luglio 2021). 

De Martin è stato eletto al Consiglio comunale con 358 voti di preferenza ed è stato legittimamente nominato assessore dal sindaco Luigi Brugnaro. Perciò ha tutti i titoli per parlare a nome della Giunta comunale, e in primo luogo del Sindaco, ma non può inventarsi maestri e padri e madri (nel gruppo dei progettisti c’era Egle Renata Trincanato) ispiratori che non ha. 

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Quartieri invisibili, città immaginate. Considerazioni a partire dall’assemblea del Villaggio San Marco (3 maggio 2021)

11/05/2021

di Piero Brunello

Piero Brunello riprende alcune questioni sollevate dalla lettera di Lucia Gianolla e dagli interventi all’assemblea pubblica del 3 maggio 2021. Opporsi al progetto di torre varato dalla Giunta comunale nel Quartiere XXV Aprile, sul terreno a lungo utilizzato come campo sportivo, significa contrastare un’idea di città priva di quartieri e di spazi pubblici dove possano svilupparsi relazioni sociali e virtù civiche.

1. Il campo su cui un costruttore ha messo gli occhi per costruire una torre di oltre 70 metri, con l’appoggio della Giunta comunale di Venezia, non è uno spazio vuoto e quindi da edificare, bensì un’area pensata per il quartiere fin dal progetto costitutivo del Villaggio San Marco nei primi anni Cinquanta del Novecento. Lo hanno ribadito gli interventi degli abitanti del Quartiere XXV Aprile di Mestre all’assemblea del 3 maggio 2021, alcuni dei quali abbiamo pubblicato la settimana scorsa. 

Quello spazio fu utilizzato per decenni per lo scopo con cui era stato pensato, e cioè come campo sportivo e di gioco, sia della squadra di calcio del Real San Marco, sia per tornei di quartiere. Qualche anno fa è stato poi recintato perché è risultato essere composto da terreni tossici provenienti da Porto Marghera, come del resto tutto il quartiere, e da allora non è stato mai bonificato, a dispetto delle continue richieste degli abitanti. 

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Un quartiere che fa sentire le proprie ragioni. Dall’assemblea pubblica di viale San Marco, Mestre, 3 maggio 2021

05/05/2021

Lunedì 3 maggio 2021, nello spazio verde davanti all’ex cinema San Marco, lungo il viale San Marco a Mestre, si è svolta una assemblea pubblica, molto partecipata, per far sentire le ragioni dell’opposizione al progetto di una torre di oltre 70 metri, incluso un ennesimo centro commerciale, nell’ex campo da calcio del Real San Marco. Che cosa dobbiamo intendere quando sentiamo parlare di “rilevante interesse pubblico”, “degrado”, “riqualificazione”, “restituzione alla cittadinanza”? Pubblichiamo gli interventi di Gian Pietro Francescon, che ha aperto l’assemblea, di Lucio Brunello e di Adriano Beraldo.

Il “beneficio pubblico” e l’interesse privato, il ruolo dell’amministrazione comunale e le proposte alternative dei residenti, di Gian Pietro Francescon

Ragionare attorno a un tema complesso quale lo sviluppo di un’area della città a cui il piano regolatore aveva attribuito destinazione a verde urbano attrezzato, e che ora su iniziativa di un privato s’intende far edificare, favorendo residenza e un’area commerciale, impegna a considerazioni da più punti di vista. Un dato però alla fine li riassume: chiediamoci quale sia il “beneficio pubblico” derivante dall’operazione, dato richiesto dalla legge per render possibile detto cambio di destinazione. 

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All’improvviso un bosco di venti piani. Una lettera sbalordita, 22 aprile 2021

22/04/2021

di Lucia Gianolla

La nostra amica Lucia Gianolla – che anni fa ha contribuito al sito con ricordi e oggetti – ci ha scritto subito dopo aver appreso dai giornali del 22 aprile 2021 che la Giunta comunale di Venezia ha approvato la costruzione di una torre di oltre venti piani, lungo viale San Marco, a Mestre. Lo sbalordimento sta nel fatto che finora nessuno ne sapeva niente – nessuna discussione pubblica in merito. Con la richiesta a storiAmestre di seguire la vicenda, dalla storia dell’area – inquinata dai fanghi di Porto Marghera come tutto il Villaggio San Marco –, all’iter amministrativo che ha portato all’annuncio a sorpresa di oggi, all’uso di eufemismi per camuffare la realtà che si ha sotto gli occhi.

Care amiche e amici di storiAmestre,

vi scrivo dopo aver saputo – notizia di oggi 22 aprile 2021 – che la Giunta comunale di Venezia ha approvato la costruzione di una torre di 70 metri lungo il viale San Marco, a Mestre, poco prima della chiesa di San Giuseppe per chi viene da Venezia, su di un’area a cui da anni (come avviene per molte altre nel quartiere) è interdetto l'accesso, perché inquinata. Per chi non lo sapesse, il Villaggio San Marco fu costruito nei primi anni Cinquanta del Novecento, nell'ambito del progetto INA Casa, in una zona acquitrinosa, ai margini della laguna; allora fu “bonificata” utilizzando fanghi provenienti da Porto Marghera. 

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