• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
storiAmestre

storiAmestre

storia e documentazione del tempo presente

  • Chi siamo
    • Informativa sulla privacy e l’utilizzo dei cookie
  • Rubriche
    • La città invisibile
    • Letture
    • Oggetti
    • Centro documentazione città contemporanea
    • Agenda
  • Quaderni
  • Autori e Autrici
  • Altrochemestre

8 settembre

La divisione Acqui a Cefalonia, primo atto della Resistenza italiana

18/04/2023

di Sandra Savogin

In occasione del 25 aprile riceviamo e pubblichiamo il testo che ci ha inviato la nostra socia Sandra Savogin sulla resistenza della divisione Acqui a Cefalonia.

Un estratto delle interviste che Sandra Savogin ha fatto agli ultimi reduci della divisione Acqui – alcuni scampati miracolosamente al massacro – e ai loro familiari, è visibile nel documentario "Cefalonia e Corfù. Testimoni della Acqui 1943-2017", pubblicato da Associazione Nazionale Divisione Acqui – Sezione di Padova e Venezia insieme a Iveser.

 

Il processo "Cefalonia"

L’eccidio dei militari italiani della Divisione Acqui risulta essere, per dimensioni, il più grave crimine di guerra compiuto dai tedeschi nei confronti degli italiani ma paradossalmente, anche perché compiuto dalla Wehrmarcht, il crimine rimasto maggiormente impunito.

Il tema è trattato con rigore nel bellissimo saggio Cefalonia. Il processo, la storia e i documenti di Isabella Insolvibile e Marco De Paoli. Il “processo Cefalonia” è stato celebrato solamente nel 2013, grazie alla determinazione del procuratore militare di Roma De Paolis e delle figlie di due ufficiali fucilati che si sono costituite parte civile, e si è concluso il 18 ottobre dello stesso anno con la condanna del caporale Alfred Störk all’ergastolo. Questa condanna stabilisce definitivamente le responsabilità, ma non modifica dal punto di vista simbolico la percezione, presente nelle vittime e nei loro famigliari, di una sostanziale impunità di cui hanno goduto i colpevoli per questa e per altre stragi compiute dalla Wehrmacht nel periodo successivo all’armistizio nelle isole greche. Può tuttavia restituire pienamente alla resistenza della Acqui a Cefalonia e Corfù il valore di primo atto della Resistenza Italiana, come tale consegnandolo alla memoria pubblica, superando sull’episodio i dubbi posti da una “memoria divisa”.

Nel suo saggio Isabella Insolvibile dimostra la legittimità e doverosità della scelta operata da Gandin di non cedere le armi e di resistere ai tedeschi, fatta in ottemperanza ad un ordine emanato dall’unico potere legittimato a farlo, quello del re e Badoglio. La reazione tedesca fu non solo illegittima, perché attuata in spregio di tutte le leggi di guerra, ma anche criminale perché spropositata e brutale per le sue proporzioni.

Di seguito, sulla base della ricostruzione fatta nel saggio di Insolvibile e De Paolis, vengono brevemente presentate le tappe della vicenda della Acqui.

Caduta di Mussolini e armistizio

Dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, dovuta al pessimo andamento della guerra, il nuovo governo presieduto dal Maresciallo Pietro Badoglio attese fino al 3 settembre per firmare l’armistizio, che fu annunciato alla radio la sera dell’8 settembre. La notizia era stata tenuta segreta alle gerarchie militari, tranne che all’Alto Comando Militare, e nessun piano fu preordinato e trasmesso ai comandanti delle unità della Marina, dell’Aeronautica e dell’Esercito. Nemmeno al momento dell’annuncio Badoglio o l’Alto Comando impartirono direttive precise ai generali dei Corpi d’Armata, a parte l’indicazione di cessare le ostilità contro le forze angloamericane, ma di reagire ad “eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. L’esercito italiano in patria e nelle zone occupate si sfasciò e per una gran parte gli ufficiali accettarono di consegnare le armi ai tedeschi; tra questi vi fu anche il Generale Vecchiarelli, comandante della XI Armata in Grecia a cui appartenevano le truppe stanziate nelle isole ioniche.

La situazione a Cefalonia 

A Cefalonia il Generale Gandin si trovò di fronte alla stessa alternativa posta dai comandi tedeschi alle forze armate italiane: passare con i tedeschi, arrendersi e cedere le armi, resistere ai tedeschi, senza alcuna certezza di appoggi esterni. Il giorno 9 settembre iniziò a trattare con il tenente colonnello Barge, comandante delle forze tedesche, in quel momento minoritarie rispetto al contingente italiano. L’11 settembre arrivò un vero e proprio ultimatum tedesco, con l’intimazione di cedere le armi comprese quelle individuali, mentre nuove truppe tedesche sbarcavano nell’isola. Alcune batterie italiane aprirono il fuoco contro mezzi da sbarco tedeschi manifestando la volontà di non arrendersi. In modo informale venne svolta, su iniziativa di Gandin, una consultazione tra le truppe sulle tre alternative: alleanza con i tedeschi, cessione delle armi, resistenza. Era infine giunto anche un radiomessaggio dal governo italiano in cui si ordinava di considerare le truppe tedesche come nemiche: di conseguenza il 14 settembre Gandin comunicò ai tedeschi che “per ordine del comando supremo italiano” la Divisione Acqui non cedeva le armi.

La resistenza italiana e le stragi  

Gli uomini della divisione Acqui combatterono contro le truppe tedesche dal 15 al 22 settembre. Di fronte agli iniziali successi italiani i tedeschi risposero intensificando i bombardamenti con i caccia Stukas, che agivano indisturbati poiché i soldati della Acqui non disponevano di appoggio aereo. Nuove truppe sbarcarono e, informato dell’accanita resistenza della Acqui, il Fürher impartì l’ordine che a Cefalonia non venissero fatti prigionieri “a causa del loro comportamenti insolente”. Già dal 20 e 21 i tedeschi iniziarono ad uccidere a sangue freddo i soldati italiani che si erano arresi, senza rispettare le convenzioni internazionali sui prigionieri di guerra.

Gli italiani non venivano considerati nemici catturati ma traditori, perciò i loro corpi furono abbandonati per giorni all’aperto. Il 22 settembre, dopo che Argostoli fu occupata dai tedeschi, Gandin chiese ai tedeschi la resa senza condizioni che fu accettata. Il generale fu fucilato il 24 mattina e tutti gli altri ufficiali furono condotti al capo San Teodoro e fucilati. Secondo le fonti italiane gli ufficiali e i sottoufficiali passati per le armi furono 136.

E’ tutt’ora molto complessa e lungamente discussa la stima esatta dei caduti o dispersi a Cefalonia e Corfù, per la disparità delle cifre presenti nelle numerose fonti e nelle diverse pubblicazioni. La lapide posta sul monumento ai caduti di Cefalonia e Corfù, inaugurata nel 1978 riporta, secondo stime del Ministero della Difesa, il numero complessivo di 9.970 di caduti tra soldati e ufficiali. Le pubblicazioni recenti Cefalonia di Elena Aga Rossi e Né eroi, né martiri solamente soldati di Camillo Brezzi propongono che gli italiani della Divisione Acqui morti in battaglia o fucilati dai tedeschi dopo la cattura siano stati 3.800 circa.

[Leggi di più…] infoLa divisione Acqui a Cefalonia, primo atto della Resistenza italiana

Archiviato in:Sandra Savogin Contrassegnato con: 25 aprile, 8 settembre, Resistenza

La morte dell’autorità e una libertà da rabbrividire. L’8 settembre 1943

07/09/2021

di Franco Fortini

Per ricordare l’8 settembre 1943, quest’anno riprendiamo un articolo di Franco Fortini, uscito sull’Avanti! il 9 settembre 1945. Furono i giorni della scelta: chiamati a decidere, da soli, senza avere il riparo di parole d’ordine, autorità, Stato. Si intravvidero, per un momento, possibilità infinite di rifare tutto nuovo. Non era più come prima.

Forse, col trascorrere degli anni, il ricordo perderà i contorni, come è sorte di quelli d’infanzia e d’amore; ed i figli ne ascolteranno la narrazione come si fa di un’alta avventura. E se già fin da ora non siamo sazi d’udire la vicenda degli altri e di riandare la nostra, si è perché sappiamo, in qualche modo, che nessuna narrazione o cronaca può esaurire i significati di quelle giornate; che qualcosa, dunque, vi si cela alla nostra volontà d’indagine. Accadde allora, in quasi tutta Italia, quel che ben di rado passa nella vita d’una generazione e che è altro da una rivoluzione o da una disfatta: e questo fu la morte dell’autorità.

[Leggi di più…] infoLa morte dell’autorità e una libertà da rabbrividire. L’8 settembre 1943

Archiviato in:Franco Fortini, La città invisibile Contrassegnato con: 8 settembre, anniversari, antifascismo, pagine scelte

Orgoglio partigiano. Uno scritto del 1952

08/09/2020

di Pietro Chiodi

Per ricordare l’8 settembre, quest’anno ricorriamo a uno scritto del filosofo Pietro Chiodi (1915-1970), uscito per la prima volta sul periodico «La Voce» di Cuneo il 28 settembre 1952. Chiodi, partigiano combattente, è noto anche per essere stato insegnante di Beppe Fenoglio. Il testo è in uscita insieme ad altri scritti nell’antologia Pietro Chiodi, Beppe Fenoglio e la Resistenza curata da Cesare Pianciola per le Edizioni dell’asino. Ringraziamo Pianciola anche per aver scritto una nota al testo appositamente per il nostro sito.

L’orgoglio non è una virtù. Non si dovrebbe mai essere orgogliosi. Tanto meno poi di aver fatto qualcosa, come il partigiano, che mirava proprio a ricostituire l’uguaglianza morale fra gli uomini, fra i cittadini, come membri di una collettività priva di discriminazioni e di «meriti» e di «orgoglio» patriottici. Ma, alle volte, dentro di me, mi succede di sentirmi pieno di un infinito orgoglio e sempre solo per una sola cosa: d’aver fatto il partigiano.

[Leggi di più…] infoOrgoglio partigiano. Uno scritto del 1952

Archiviato in:Cesare Pianciola, La città invisibile, Pietro Chiodi Contrassegnato con: 8 settembre, anniversari, antifascismo, pagine scelte

Mai più questa divisa. L’8 settembre di Nuto Revelli

08/09/2019

di Nuto Revelli

Per l’anniversario dell’8 settembre 1943, quest’anno abbiamo riaperto La guerra dei poveri, le memorie della guerra e della Resistenza che Nuto Revelli pubblicò nel 1962. È un modo per ricordare anche il centenario dell’autore, nato il 21 luglio 1919.

Reduce dalla ritirata di Russia, Revelli si trovava a casa a Cuneo, in convalescenza. All’annuncio dell’armistizio, nel caos della città travolta da una “valanga grigioverde” di armate allo sbando, ritrova forze che non pensava più di avere. Per tre giorni passa da un comando all’altro, sperando di organizzare la resistenza; è la seconda delusione dopo il Don; arrivato “proprio in fondo al pozzo” smette di credere all’esercito e ai gradi e getta la divisa. La Resistenza comincia così. 

8 settembre. La notizia dell’armistizio mi entra in casa dalla strada. Gridano che la guerra è finita, che Badoglio sta parlando.

Con Anna scendo in via Roma, quasi di corsa, perché sento che un’altra guerra sta incominciando.

[Leggi di più…] infoMai più questa divisa. L’8 settembre di Nuto Revelli

Archiviato in:La città invisibile, Nuto Revelli Contrassegnato con: 8 settembre, Cuneo, pagine scelte

Milano bombardata. Un articolo del settembre 1943

07/09/2019

di Alberto Savinio

Continuiamo ad avvicinarci all’anniversario dell’8 settembre 1943. Durante i “quarantacinque giorni” del governo Badoglio, molte città italiane furono pesantemente bombardate dagli alleati; era la strategia del “moral bombing”: colpire la popolazione per deprimerne lo “spirito” e di conseguenza accelerare la resa. Il 7 settembre 1943 Alberto Savinio descrisse in un articolo sul Corriere della Sera quello che aveva visto durante una breve visita a Milano, bersaglio di tre pesantissime incursioni durante il mese di agosto. Immagini di distruzioni e di morte che si associano a ricordi più lontani, a introspezioni e divagazioni, con una conclusione sul dilemma di una liberazione che passava per i bombardamenti. 

[Leggi di più…] infoMilano bombardata. Un articolo del settembre 1943

Archiviato in:Alberto Savinio, La città invisibile Contrassegnato con: 8 settembre, bombardamenti, Milano

La moda nera. Un articolo della tarda estate 1943

07/09/2019

di Camilla Cederna

Si avvicina l’anniversario dell’8 settembre 1943. Per ricordarlo, quest’anno cominciamo da un articolo che Camilla Cederna pubblicò sull’edizione pomeridiana del Corriere della Sera datata 7-8 settembre 1943. Dopo il 25 luglio, il regime sembra alle spalle; modi di vestire e gesti che, fino a poco prima, sembravano – almeno a quasi tutti – ordinari e costitutivi della vita quotidiana, diventano ora oggetto di scherzo in pubblico. L’ironia della Cederna colpisce soprattutto le donne che hanno accettato di seguire “uno stile assurdo e alquanto disumano”, imitando “i loro superiori e gerarchi”. Scrivendo in quei giorni, uniformi nere e distintivi sembravano destinate a finire nelle discariche insieme alle macerie delle città bombardate.

Se verranno conservate certe fotografie ufficiali negli albums di famiglia potrà capitare che i bimbi un giorno, sfogliandoli, si domandino come mai la nonna o la mamma in quei tempi vestissero a lutto, e perché si fossero messa la cravatta del babbo, e, sulla testa, un bizzarro cappellino a barchetta che le rendeva davvero assai brutte. Possibile poi che fossero quelle medesime donne, in altre pagine intente a fasciare un neonato o ad annaffiare rotonde aiuole di rose con vaghi gesti e chiari vestiti?

[Leggi di più…] infoLa moda nera. Un articolo della tarda estate 1943

Archiviato in:Camilla Cederna, La città invisibile Contrassegnato con: 8 settembre, Milano, moda

  • Vai alla pagina 1
  • Vai alla pagina 2
  • Vai alla pagina 3
  • Pagine interim omesse …
  • Vai alla pagina 5
  • Vai alla pagina successiva »

Barra laterale primaria

Per informazioni e per ricevere la newsletter scrivi a:

info@storiamestre.it

Cerca nel sito

Archivio

Ultimi commenti

  • Anonimo su Giuseppe Bedin (1901-1939), un bandito tra Robin Hood e Dillinger
  • Patrizia su Breve storia della ditta Paolo Morassutti, affossata da manovre finanziarie. Una lettura
  • Fabio Bortoluzzi su Commiato con auguri. La redazione di storiamestre.it si congeda
  • Agnese su «È possibile fare volontariato per accogliere i migranti?». Una settimana di luglio a Lampedusa
  • Valeria su “Per fortuna è durata poco”. Due settimane in un istituto professionale del trevigiano
  • Fabrizio su Commiato con auguri. La redazione di storiamestre.it si congeda

Copyright storiAmestre © 2023

Il sito storiAmestre utilizza cookie tecnici ed analytics. Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra in linea con la nuova GDPR.Accetto Ulteriori informazioni
Aggiornamento privacy e cookie (GDPR)

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
ACCETTA E SALVA