di Enrico Zanette
La storia del Victoria Campus è vecchia una decina d’anni; non solo, ma è anche una storia finita. Il consiglio comunale di Vittorio Veneto ha, infatti, deciso nella seduta del 19 ottobre 2006 di non dare più proroghe ai lavori per la costruzione del suddetto mega-palasport che doveva sorgere nella zona di Costa.
In realtà i lavori saranno ultimati (forse fra un anno o due), ma sicuramente non sarà il Victoria Campus… il problema è che per ora il progetto iniziale è naufragato con la decisione del consiglio comunale di non concedere più proroghe al progetto, anche se gli stessi costruttori non avevano più intenzione di andare avanti. Il comune dovrà fra qualche settimana/mese concordare con il costruttore un'altra convenzione e concessione edilizia; tuttavia per il piano regolatore la zona è ad uso sportivo quindi dovranno fare un compromesso che consisterà probabilmente in un centro fitness/benessere (molto remunerativo), una palazzina di appartamenti, uffici vari e magari la biblioteca… e vissero felici e contenti.
Nel frattempo si è costituito un comitato di quartiere che ha chiesto al sindaco la demolizione dello stabile (ovviamente respinta), e ha denunciato alla procura di treviso affinchè vigilino sui legami tra il sindaco e la ditta costruttrice.
1. Il progetto doveva costare circa 13 milioni di euro: una cifretta non indifferente tipica di un progetto ambizioso. Chi era il vittoriese che aveva tutti questi soldi da investire? o l'americano o il cinese in grado si sostenere un simile investimento?
Non si trattava però di un privato, ma del CONI, il prestigioso Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Il progetto, infatti, veniva approvato dal CONI, già nell'estate del 1997. Per quale ragione il CONI avrebbe dovuto finanziare un mega impianto sportivo a Vittorio Veneto? Le ragioni ce le fornisce Luigino De Nadai in un articolo un po' pittoresco apparso sul Quindicinale il 23 giugno 1997: "La scelta evidentemente non è casuale, chi investe una massa di denaro così importante lo fa dopo aver verificato la convenienza dell'opera.
A favore di Vittorio Veneto ha deposto intanto il clima secco, caratterizzato dalla assoluta mancanza di nebbia, giudicato dagli esperti addirittura migliore di quello del Garda considerata la protezione che sulla città garantiscono le colline circostanti. Poi la presenza di un bacino di utenza ampio, quantificabile sulle 150mila potenziali unità d'interesse Pordenone, Belluno e Sinistra Piave. Poi la possibilità di contare nell'area circostante su un soddisfacente numero di strutture sportive che possono diventare complementari ad un nuovo investimento specifico. Infine una accessibilità assolutamente buona per quanto riguarda trasporti e comunicazione (due caselli autostradali ad un paio di chilometri, stazione ferroviaria, aeroporto a 40 chilometri), ma anche relativamente accessibile dalla montagna (20 chilometri dal Pian Cansiglio, 30 dal Nevegal, 80 da Cortina) e dal mare (70 da Jesolo o Caorle, 80 da Venezia) fanno della zona di Vittorio Veneto il luogo ideale per l'insediamento sportivo di grande interesse".
Sorrido di fronte a questa descrizione di Vittorio Veneto, non avrei mai pensato che il clima vittoriese, notoriamente piovoso, potesse essere considerato migliore di quello del Garda. A volte basta veramente un po’ di ottimismo per fare opera di alchimia e trasformare così un umile metallo in un pezzo d’oro scintillante.
2. Un giorno, tornato da poco da un soggiorno all’estero mi trovavo a passeggiare per la Madonna della salute e guardando giù vedo uno schifo e penso: “Ah ecco quel coso, non l’hanno ancora finito, mi è sembrata una bufala fin dall’inizio”. Poco lontano vedo un campo da golf… Ho cominciato a indagare, ecco quello che ho capito. Il Victoria Campus è fermo. L'amministrazione comunale, il 19 Ottobre scorso ha deciso di non dare più proroghe. Facciamo allora un passo indietro.
Era una bellissima giornata di giugno, quando il presidente della regione Galan ( e tutt'ora presidente) e l'ex vescovo Magarotto ( è durato meno di un presidente di regione, e poi dicono che la Chiesa è un'istituzione conservatrice e reazionaria!), benedivano unendo gli sforzi, la prima pietra del grandioso Victoria Campus: proprio come si fa con le grandi opere, le autorità erano scese in cantiere per la cerimonia. Il vescovo, con tanto di vestito da vescovo, reggeva un umile secchio di plastica giallo con dentro un po' di calce e acqua; il presidente, con tanto di vestito da presidente, infilava la cazzuola nel secchio e ne spalmava un po’ sulla prima pietra. La prima pietra era bianca, anonima e umile come il secchio.
Non è uno scherzo, è successo davvero il 5 giugno 1999 (c’è una bellissima foto che lo testimonia) e sebbene non si potesse ancora dire “siamo nel duemila e ancora a fare ’stè cose” lo stupore rimaneva uguale. Non voglio analizzare il rituale della “posa della prima pietra” sarebbe troppo difficile anche se più interessante. Mi tocca, invece, scendere ad un livello più gretto e materiale; mi tocca parlare di soldi.
Foto tratta da “Il Centro News”, VI, 1 (marzo 2002)
Negli stessi giorni, infatti, lontano dalla cerimonia, altre persone vestite più o meno come il presidente della regione, decidevano che nel 2006 le olimpiadi invernali si dovevano fare a Torino e non a Cortina (era l’altra candidata per ospitare i giochi). Quale relazione con il Victoria Campus?
Secondo me nessuna dal momento che si trattava di un impianto di pattinaggio in linea (rollerblabe) e d’altro, ma niente neve e niente ghiaccio mi pare. Chi mette in relazione i due avvenimenti? Non sono io e non è neanche un beone chino sul bancone di una bettola, è nientemeno il sindaco Scottà a dichiararlo come riporta il gazzettino del 7 agosto 2005: “Quella palestra era stata pensata in prospettiva delle Olimpiadi invernali poi assegnate a Torino”. Ha ragione? Dunque i lavori, se fin dall’inizio mancavano i finanziamenti del CONI (25 miliardi di “vecchie” lire), non dovevano neanche cominciare!
In effetti, qualcosa era successo. Alla benedizione della prima pietra non era successa una frenetica attività cantieristica, anzi, i lavori cominceranno solo nel 2001, vale a dire due anni dopo.
Cosa è successo in quei due anni? Cervellin il patron della Cerfim e Marchioni il presidente della Victoriasport che cosa hanno pensato? E l’amministrazione comunale perché non è intervenuta a porre l’amara parola fine già nel 1999? Vuoi vedere che…
3. Abbiamo visto come già nell’estate del ’99 proprio alla posa della prima pietra, i soldi per la realizzazione del progetto già mancavano. Questo lo si può dire con certezza oggi, se si fa fede ai giudizi del sindaco e della Victoriasport srl (risuscitata da poco con un nuovo sito web www.victoriacampus.it, messo in piedi dopo le numerose polemiche sorte riguardo al progetto del campus).
Che interesse abbiamo di fermarci alla versione ufficiale?
Facciamo allora un passo indietro e andiamo a quell’oscura serata del 29 settembre 1997, quando il Consiglio Comunale dà il parere positivo all’iniziativa per il Victoria Campus. Quella del 29 settembre è una data storica perché si decidono le sorti di parte del denaro pubblico (e si dice sempre che non ce n’è), della distruzione di un prato, dell’aumento della superficie edificata, e di tutto lo splendore che oggi si può ammirare a Costa. La giornata del 29 era stata in fondo tranquilla e forse leggermente più gradevole rispetto ai giorni passati; l’autunno alle porte permetteva ancora una temperatura massima di 23°C quando i nostri rappresentanti entravano nell’aula deputata alle 20 circa per discutere del Victoria Campus. Non fu una serata particolarmente difficile e infatti si decise in fretta.
L’assessore Claudio Casagrande (gli sarà a breve intitolata una scuola) il primo a intervenire, dopo il sindaco, subito precisava che: “L’Amministrazione comunale propone l’iniziativa del gruppo promotore [Victoriasport srl] di un progetto approvato dal CONI.” E le cose cominciano a mettersi male, il Consiglio Comunale darà il via libera alla stipula della convenzione e della concessione edilizia: il fatto che il progetto fosse approvato dal Coni era stato di fondamentale importanza per giungere alla rapida decisione.
Perché mai, ci domandiamo noi oggi alla luce di ciò che sappiamo, il Coni avrebbe dovuto approvare il progetto e finanziarlo quando non era ancora stato deciso dove disputare le Olimpiadi invernali del 2006? Nel frattempo, fuori dall’aula del consiglio comunale continuava l’opera di propaganda, da parte della Victoriasport srl che aveva fondato per l’occasione un periodico mensile per farsi pubblicità: Il fantomatico Centro News. In questo periodico, oggi sfortunatamente scomparso, si legge a chiare lettere che il Coni aveva approvato il progetto attorno al 20 giugno 1997 e che si sarebbe preso carico dell’interno finanziamento dell’opera (vedi Luigino De Nadai, Il Centro News 14 giugno 1997, e il Quindicinale 23 giugno 1997).
Non era dunque un’invenzione dell’assessore Casagrande, ma un’idea che da mesi circolava nell’opinione pubblica, un’idea che era stata reclamizzata attraverso un periodico avviato ad hoc e in coro supportata dal resto della stampa locale (come ammetteva il Quindicinale amareggiato qualche giorno fa): tutta l’informazione, in poche parole stava sostenendo il Victoria Campus.
Foto tratta da “Il Centro News”, VI, 1 (marzo 2002)
4. “Gli allevatori di condomini. E chi se no? Nei vent’anni appena passati questo fior fior d’elite ha redento un terzo abbondante della superficie agraria. Modifiche di prima qualità, intendiamoci, durature, irreversibili. A prova di bomba. Una riserva di vita che c’erano volute le fatiche di decine di generazioni e le loro Lungimiranze bellimbuste titic e titac, misure e visure, tre disegnini, i timbri opportuni, trenta ruspe, cento gru, e non giran sei mesi che millanta ettari fan glu-glu.
Come se il paesaggio, vedi, la forma del territorio il potenziale agricolo fossero stati plasmati e conservati nei secoli al solo fine di consentire alle loro Vandalità di bearsi nello sperpero, alla bella sceicca”. (G. Corazzol, Pensieri da un motorino. Diciassette variazioni di storia popolare, Quaderni di storiAmestre” 6, inverno 2006, p. 91.)
5. Il progetto del Victoria Campus era stato approvato dal Coni? Il modo migliore per sapere questo sarebbe chiederlo direttamente al Coni, ma non so come si possa fare. Ripetiamo che è proprio il rapporto col Coni quello fondamentale perché garantiva il finanziamento dell’opera: senza il Coni niente soldi, in poche parole niente progetto.
Non sappiamo, quindi, se veramente il Coni avesse approvato il progetto e in quali termini. Tuttavia sappiamo che il Victoriasport attraverso il suo Il Centro News aveva dichiarato la cosa vera già nell’estate del 1997. Ci domandiamo quindi: stavano bluffando per avere maggiore credibilità? È possibile che non ci fosse ancora un’approvazione formale del Coni, ma solamente una rassicurazione a parole data da un qualche funzionario dell’istituto? È possibile che al pronunciare la parola Coni siamo rimasti tutti ipnotizzati e il nostro spirito critico sia andato a nascondersi dietro l’angolo, incapace di vincere il fascino prodotto da quell’acronimo?
Ci troveremo, dunque, di fronte ad uno di quei fenomeni curiosi che passa sotto il nome di leggende metropolitane? Anche se non di metropoli si tratta, è possibile pensare che le forze oscure che originano le false notizie abbiano fatto la loro apparizione in questa nostra città in declino? Riguardo alle false notizie e alle leggende metropolitane c’è un’ampia letteratura. Si va dai coccodrilli nelle fogne di Manhattan alle madonne che lacrimano sangue. Bisognerà aggiungere all’annuario delle falsità la costruzione di un mega palazzetto polifunzionale a Vittorio Veneto, il magnifico Victoria Campus?
Da studi accurati, sappiamo che le false notizie proliferano in occasioni particolari, quando cioè ci si trova in presenza di un forte clima emotivo caratterizzato da passioni come la paura e l’angoscia: si dirà, è la società intera allora oggi ad essere esposta alle forze oscure delle false notizie! Ma rimaniamo nel caso specifico.
Una falsa notizia è un informazione che viaggia tra le persone per via della sua credibilità e non in base alla sua veridicità. Le false notizie possono essere spontanee oppure divulgate ad hoc anche se non basta dire cento volte una falsità perché questa magicamente scintilli di verità. Servono altre due cose: serve un terreno dove poter proliferare (concimato con paura e angoscia) e una qualità intrinseca ovvero che rientri nell’universo della plausibilità, in poche parole deve essere credibile. Ed ecco perché le false notizie sono così interessanti da studiare perché permettono di interrogarsi su cosa permette ad un’idea di essere credibile: cosa fa si che si creda ad un’idea? Come si fa a convincere trentamila persone? Come è stato possibile credere al Victoria Campus?
Un ruolo fondamentale nell’intera vicenda l’ha avuto il fatto che il progetto fosse approvato dal Coni. Il fatto che dietro il progetto ci fosse un istituto prestigioso dava al progetto quella credibilità che da solo non riusciva a garantirsi. In questo senso si faceva affidamento sulla credibilità dell’istituto più che sul progetto stesso. Il progetto che poteva essere la più grande farsa di tutti i tempi (come poi si è rivelato), cominciava improvvisamente a luccicare grazie “all’approvazione del Coni”. L’utilizzo del nome grosso, altisonante è una delle cose che colpisce le nostre coscienze insicure. Sia pure una sorta di fascino per l’autorità, per il titolo, per la divisa, per il centro del potere (Roma); questo fascino che si appoggia a quella sorta di qualunquismo per cui sappiamo che “Roma è ladrona” e che quindi val la pena partecipare al banchetto.
Il terreno su cui quest’idea poteva proliferare è sicuramente quello di un città in crisi, in crisi di idee, con uno sviluppo economico bloccato, quella realtà che tutti quotidianamente respiriamo: a quando quindi correremo dietro al prossimo imbonitore che ci prometterà gioia e prosperità in cambio di un po’ terreno edificabile?