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Zelarino

Quale presente per il Marzenego? 1-3 febbraio 2014, una documentazione fotografica

05/02/2014

di Fabrizio Zabeo, con la collaborazione di Valentino Pagnin

Riceviamo e pubblichiamo una documentazione prodotta dal nostro amico e socio Fabrizio Zabeo, che dal 2007 rappresenta il Comitato allagati di Favaro Veneto, relativa alla situazione del Marzenego il 1° febbraio 2014, in seguito a due giorni di piogge classificabili “di media intensità”; il postscriptum, che riprende altre foto scattate da Valentino Pagnin, documenta la situazione, ben più grave, del 3 febbraio. 

Cari amici,

sulla scia del secondo seminario del ciclo Quale futuro per il fiume Marzenego?, ho voluto fare una verifica sulle condizioni del Marzenego durante la giornata di 1° febbraio 2014, per rendermi conto quale sia la reale situazione nel caso di una media precipitazione, cioè quella registrata nei giorni 30 e 31 gennaio, e per la quale non è stata prevista nessuna allerta (intendo dal sistema di “allerta rischio idraulico” del Comune di Venezia, per cui si è avvisati per mail o per sms di possibili allagamenti). Vorrei condividere anche sul sito dell’associazione le foto che ho scattato, dove si possono notare le varie criticità della situazione, nonostante, ribadisco, non ci sia stata nessuna allerta. Il meno che si possa dire è che le immagini documentano un equilibrio molto precario. 

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Archiviato in:Acque alte a Mestre e dintorni, Fabrizio Zabeo, La città invisibile, Valentino Pagnin Contrassegnato con: Comitato allagati Favaro, documentazione, Favaro Veneto, Robegano, Zelarino

Immagini e parole per raccontare: “Zelarino Novecento”

02/12/2011

di Claudio Pasqual

Il 28 ottobre 2011 si è tenuta, presso la sala consiliare della Municipalità di Chirignago Zelarino, la presentazione del libro di Giuliano Codato, Zelarino Novecento. Percorsi di storia e di vita tra campagna e città, Quaderni del Centro di documentazione sulla città contemporanea, Zelarino 2011 (collana “Obiettivo Novecento”). Pubblichiamo qui l’intervento di Claudio Pasqual. Tutte le foto sono tratte dal libro citato.

1. Quando al Centro di documentazione sulla città contemporanea, del quale sono responsabile a nome di storiAmestre, è stato proposto per la pubblicazione, tramite i buoni uffici di Claudio Zanlorenzi, il lavoro di Giuliano Codato su Zelarino nel secolo scorso, subito mi è tornato in mente un dettaglio: “ma scusa, Claudio, non ne avevi già scritto uno tu?”. Me lo ricordavo, quel libro uscito nel 2001 sempre per la nostra associazione, Un comune del distretto di Mestre. Storie di Zelarino e Trivignano dall’Unità alla Grande Guerra. Non sarebbe risultata sovrabbondante, una tale letteratura su un luogo così piccolo e tutto sommato periferico come il nostro?

Cartolina con il municipio di Zelarino, primi del Novecento

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Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, Claudio Pasqual, La città invisibile Contrassegnato con: intervento, memoria, storiografia, Zelarino

Casette operaie

07/09/2006

di Claudio Zanlorenzi

Quelli che seguono sono brani tratti da Claudio Zanlorenzi, Casette operaie. un esempio di autocostruzione a Zelarino (1957-1963), appendice a Vittorio Roi Beretta, Fare ordine nella città metropolitana. Mestre, Spinea, terraferma e il progetto di terza zona industriale (1950-1970), Cierre, Verona 2002, pp. 128-158, con mappe e fotografie. La ricerca di Zanlorenzi è frutto di tre interviste fatte nel maggio 1999.

Silvano faceva il manovale da qualche anno. Aveva trovato lavoro in un cantiere dopo qualche tempo che faceva trasporti col carro e cavallo. Chiese se assumevano e passò sotto impresa. Quest’ultima era la ICCEM. Fare case era il suo lavoro ma non aveva esperienza. In questo ambiente trovò le persone che gli diedero un aiuto per “buttare su a casa”. Un suo capo venne un giorno a impostare i lavori di scavo delle fondamenta e delle mura portanti. Di sera, dopo il lavoro, Silvano “tirava su muri” da solo. Di sabato pomeriggio e di domenica i colleghi davano una mano. Un parente in bicicletta da Campalto gli portò un rotolo di filo spinato per recintare in modo approssimativo l’area e “par armare i muri con un poco de fèro”.

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Archiviato in:Claudio Zanlorenzi, La città invisibile Contrassegnato con: case, intervista, pagine scelte, ricordi, Zelarino

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