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uso pubblico della storia

I cannoni asburgici di Cortina. Ladinità, marketing territoriale e disinteresse per la ricerca storica

10/09/2017

di Piero Brunello

A fine luglio, una notizia relativa alla ricollocazione di due cannoni ottocenteschi nell’atrio del municipio di Cortina suscita la curiosità di Piero Brunello. Verifica di alcune delle circostanze storiche rievocate, e riflessioni sulla etnicizzazione del discorso e sull’uso pubblico della storia.

1. A fine luglio sono rimasto incuriosito leggendo in un giornale online la notizia che “i cannoni di Radetzky”, a un certo punto rimossi dall’atrio del municipio di Cortina dal commissario straordinario con “malcontento della comunità ladina” (perché “Sono la nostra storia”), erano tornati dov’erano; la notizia di cronaca era corredata di una breve storia della vicenda.

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Archiviato in:La città invisibile, Piero Brunello Contrassegnato con: 1848, Cortina, intervento, storiografia, uso pubblico della storia

“Perché Valussi mi sembra illuminante”. Una lettera a storiAmestre

29/01/2017

di Alessandro Casellato

Pubblichiamo la lettera che ci ha mandato Alessandro Casellato, docente di storia dell’università Ca’ Foscari di Venezia e coordinatore del progetto e della mostra “Ascari e schiavoni. Il razzismo coloniale e Venezia”. Casellato parte dai commenti ricevuti sulla pagina facebook della mostra e dalla discussione in corso sul nostro sito (si vedano i commenti in calce al testo di Pacifico Valussi, presentato da Piero Brunello).

L’articolo di Pacifico Valussi presentato da Piero Brunello ha suscitato, oltre ai commenti sul sito di storiAmestre, alcune reazioni stizzite nella pagina facebook della mostra “Ascari e Schiavoni. Il razzismo coloniale e Venezia”. A me invece sembra illuminante, perché rivela che già a metà Ottocento il termine Schiavoni era sentito come fastidioso (“suona male”) alle orecchie di 18 Dalmati che vivevano a Venezia, e a quelle di “più d’uno Slavo colto” che Venezia frequentava come “amico all’Italia”, oltre che – evidentemente – a quelle di Pacifico Valussi, che slavo non era.

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Archiviato in:Alessandro Casellato, La città invisibile Contrassegnato con: colonialismo, fascismo, intervento, razzismo, storia di Venezia, storiografia, uso pubblico della storia, Venezia

Il Risorgimento della Lega Nord

23/06/2014

di Anna Di Qual

Pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto da Anna Di Qual il 24 maggio 2014, in occasione della festa di storiAmestre, dove l’autrice riprende e sintetizza il suo articolo Revisionismo leghista a 150 anni dall’unità d’Italia, pubblicato su “Italia contemporanea”, aprile 2014, n. 274, pp. 120-157.

Con questo intervento, propongo di leggere il centocinquantenario dell’Unità d’Italia attraverso le lenti della Lega Nord, basandomi sull’analisi dell’annata 2011 della Padania, l’organo ufficiale del partito, e di alcune pubblicazioni di stampo divulgativo e argomento risorgimentale pubblicizzate dal giornale leghista nel corso dell’anno giubilare. Inizierò descrivendo la posizione della Lega nei confronti delle celebrazioni del 2011, cercando di interpretare le molteplicità di significati che la sua posizione sottende, per poi soffermarmi su alcuni nodi della narrazione (o meglio contro-narrazione) elaborata in quell’anno dal Carroccio sul Risorgimento e sulla storia d’Italia. Come si sa, i grandi anniversari nazionali costituiscono un oggetto di ricerca di notevole importanza: portando il passato sulla scena del presente, essi diventano degli ideali osservatori che permettono di cogliere le dinamiche più profonde del corpo sociale e di studiare il complesso rapporto che una società intesse con la sua storia.

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Archiviato in:Anna Di Qual, La città invisibile Contrassegnato con: Lega Nord, leghismo, Risorgimento, storiografia, uso pubblico della storia

“Aiutarli a casa sua”. Un inusuale uso pubblico della Resistenza

29/03/2014

di Plinio Vecchiato

Il nostro amico Plinio Vecchiato ci coinvolge di nuovo in una sua lettura: un articolo pubblicato dal “Gazzettino”, edizione di Treviso, il 25 marzo 2014.

A pagina 3 dell’edizione del 25 marzo 2014 del “Gazzettino di Treviso” ho letto una dichiarazione del presidente della provincia di Treviso Leonardo Muraro che mi ha entusiasmato. Si parla di quaranta profughi africani, somali malesi e ivoriani, che pare saranno ospitati nella Marca. Il nostro esprime, ça va sans dire, contrarietà all’ipotesi, ma argomentando in maniera del tutto nuova:

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Archiviato in:Letture, Plinio Vecchiato Contrassegnato con: 25 aprile, antifascismo, fascismo, leghismo, Resistenza, uso pubblico della storia

“Il perturbante nella storia”. Alcune precisazioni

18/02/2014

di Marta Verginella

Pubblichiamo alcune precisazioni della storica Marta Verginella relative al suo saggio pubblicato nella raccolta Il perturbante nella storia, a cura di Luisa Accati e Renate Cogoy, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. La lettera di Verginella ci invita a riflettere sulla ricostruzione dei fatti da parte della storiografia, e sul ruolo di un discorso pubblico che privilegia (e strumentalizza) l’empatia emotiva con le vittime (e la loro sacralizzazione, proiettandole così su un piano extrastorico). Come illustrano i vari saggi del libro curato da Accati e Cogoy, i meccanismi del discorso pubblico favoriscono una de-responsabilizzazione collettiva, rinunciano a comprendere le ragioni e le precise responsabilità delle violenze e dei massacri, oscillando tra autoassoluzione, perdono e indifferenza (purché deferente).

Gentile redazione del sito di storiAmestre,

vorrei fare alcune precisazioni riguardo ad alcune considerazioni fatte da Elisabetta D’Erme nella sua recensione del libro Il perturbante nella storia, che avete pubblicato qualche giorno fa, in particolare in merito al suo succinto riassunto delle tesi da me espresse nel libro. Nel mio saggio analizzo la pratica di negoziazione del confine italo-jugoslavo e di come si sono strutturate le narrazioni italiane e slovene relative agli eventi più drammatici del Novecento, ma soprattutto quali sono state le scelte narrative e iconografiche della fiction Il cuore nel pozzo. 

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Archiviato in:La città invisibile, Marta Verginella Contrassegnato con: anniversari, commemorazioni, storiografia, uso pubblico della storia

La rinuncia al discorso critico. Sull’uso della storia

14/02/2014

di Luisa Accati e Renate Cogoy. Con uno scritto di Elisabetta D'Erme

Sulla scia delle discussioni relative al “giorno del ricordo”, la nostra amica Luisa Accati ci manda un breve resoconto, firmato con Renate Cogoy, sulla vicenda di un gruppo interdisciplinare costituitosi a Trieste nel corso degli anni 2000 per studiare i temi “perturbanti” (in senso freudiano) all’interno di un territorio segnato da nazionalismi e pluriappartenenze etniche e politiche. Nel 2007, questo gruppo è sollecitato da un editore tedesco a produrre un libro a più voci, che viene sviluppato intorno al tema delle foibe. Il resoconto parte da una constatazione: pubblicato in Germania e in Slovenia, dove ha ottenuto attenzione (recensioni, interviste agli autori), il libro è apparso in Italia nel 2010 senza ricevere alcuna accoglienza presso il grande pubblico; nemmeno Il Piccolo di Trieste ha ritenuto di pubblicare una recensione già pronta, e questa totale indifferenza è stata riconfermata fino a oggi. Il sito di storiAmestre accoglie questo resoconto insieme alla recensione inedita, contando di suscitare una discussione sull’uso (o non uso) pubblico della storia, nonché sui meccanismi e le ritualità delle commemorazioni pubbliche.

Ci viene in mente, in occasione della giornata del ricordo, che le scelte editoriali e redazionali possono farci intendere come, talvolta, l’uso politico della storia funzioni per inerzia.

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