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strenna

Nonni e nipoti. Sulla storia orale dell’anarchismo

31/12/2016

di Piero Brunello

Ultima strenna del 2016. Presentiamo il testo dell’intervento che Piero Brunello ha tenuto al convegno “La militanza anarchica e libertaria in Italia nel secondo Novecento. Le fonti orali: questioni metodologiche” (Biblioteca Panizzi e Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa, Reggio Emilia 19 novembre 2016). Il saggio è dedicato alla memoria di Amedeo Bertolo, morto il 22 novembre scorso.

Alla memoria di Amedeo Bertolo (1941-2016)

1. Comincerei da una piccola vicenda – del resto non esistono vicende piccole, giusto? Nei primi anni Settanta due ventenni, Elis Fraccaro ed Elettra Sivori, sentono parlare di un vecchio anarchico che è stato al confino, un perseguitato politico di nome Luciano Visentin. I due giovani abitano a Marghera, lui in un piccolo paese lì vicino. Lo vanno a conoscere. Elis me ne ha parlato più volte, ma è bello vedere nell’archivio dell’Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam le lettere che Visentin, che allora aveva settantaquattro anni, scrive in quel periodo al suo coetaneo Hugo Rolland.

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Grappa al corniolo. Un racconto di Natale

24/12/2016

di Matteo Melchiorre

È il 24 dicembre. Pubblichiamo un capitolo natalizio tratto da un libro inedito di Matteo Melchiorre – libro destinato, con tutta probabilità, a restare inedito. Ne abbiamo chiesto a Matteo le ragioni. Ci ha risposto che si tratta di un libro in cui vi sono ancora troppe cose da decidere. Il dubbio più grande è il protagonista. Potrebbe essere scambiato per un moralista, invece non è che un poveraccio, disilluso e incattivito. Più guarda il mondo, più si incattivisce, più annota ciò che vede, meno capisce, si contraddice, si offende, si inalbera. Uno screanzato. Vede nemici tutto attorno e li chiama Farisei. Ci scrive Matteo: “Per questo dico che il libro resterà nel cassetto. Vorremo mica sguinzagliare per il mondo un personaggio convinto che si possano distinguere i buoni dai cattivi?”. Nel testo compare un avvocato. È il confessore del protagonista.

Ormai da quasi dieci anni c’incontriamo in una ventina di amici la vigilia di Natale. Aspettiamo mezzanotte mangiando e bevendo. Non s’immagini chissà che lussi avvocato. La cena si svolge infatti in un’osteria del centro; l’osteria Garibaldi, ha presente?

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Intimità marrana

31/12/2015

di Giovanni Levi

Le riflessioni di uno storico e biografo su come affrontare la questione dell’intimità: i rapporti tra biografia e vita, tra storia e psicanalisi, tra autore e personaggi, tra ricerca d’archivio ed esperienze e ricordi autobiografici. Questo saggio, inedito in italiano, è uscito in francese, sotto il titolo Intimité marrane, sulla rivista di psicanalisi Penser/Rêver (n. 25, 2014, pp. 103-113).

L’intimità è una emozione ambigua, che possiamo osservare dall’esterno ma che non possiamo verbalizzare. Ed è ambigua anche nel momento in cui si vive direttamente. È di fatto il luogo in cui convivono in conflitto conscio e inconscio, la divaricazione fra la vita conscia della veglia e quello che riappare nei sogni. La stessa intimità con sé stessi, la propria vita intima si manifesta come emozione ma non può superare la contraddittorietà dell’accettazione e della resistenza, dell’abbandono e della scelta. Gli storici e i biografi – è questo il mio mestiere – si scontrano sempre con la sensazione che le biografie cha ricostruiscono siano false, troppo coerenti, troppo lineari per affrontare davvero la vita dei personaggi che studiamo. Le vite che raccontiamo rischiano così sempre o di essere immaginate come esemplari, tipiche o di essere in qualche modo caricature. Di noi stessi sappiamo che i documenti che ognuno di noi lascia dietro di sé, non sono che frammenti miseri di qualcosa che li eccede enormemente.

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Un cronista in viaggio (Natale 1405-1406)

05/01/2015

di Matteo Melchiorre

Concludiamo il nostro ciclo di strenne 2014-15 con il nostro amico Matteo Melchiorre che ci presenta un episodio tratto da una cronaca medievale bellunese: dove il diarista, Clemente Miari, fa un viaggio da Belluno a Venezia e a Padova, tra gli ultimi giorni del 1405 e i primi del 1406. Anche in questo caso, vista la lunghezza del saggio, ne presentiamo qui di seguito le prime pagine; per il testo integrale, cliccare qui.

Nota. Nell’ambito di un progetto di ricerca del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari e con l’appoggio e lo stimolo del Comitato per l’edizione delle fonti relative alla storia della Terraferma veneta, sto preparando l’edizione di una cronaca latina, nota come Chronicon bellunense e compilata da Clemente Miari, un canonico di Belluno, tra il 1383 e il 1412. Cogliendo l’invito di storiAmestre, ne propongo un episodio in certo modo “natalizio”; se non altro in termini di calendario. (m.m.)

1. Nel 1383, quando aveva poco più di vent’anni, un canonico della cattedrale di Belluno, di nome Clemente Miari, prese in mano un registro cartaceo che si trovava in casa propria. Vide che le prime dieci carte erano occupate da un inventario di terreni della sua famiglia, che le successive trenta, scritte solo in parte, riportavano le riscossioni effettive da quelle medesime terre e che tutte le altre carte, circa un centinaio, erano vuote. 

Clemente Miari giudicò che quel registro ormai in disuso potesse fare al suo caso. Cominciò ad annotarvi, prima ritagliandosi lo spazio tra le riscossioni di orzo, galline, capretti, eccetera e poi più comodamente su intere facciate, alcuni episodi riguardanti la sua città, la sua famiglia e se stesso. 

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Un passatempo di fine anno, con tanti auguri

31/12/2014

di Pergentino Burdizzo

Nei giorni scorsi abbiamo chiesto a qualche amico suggerimenti su come accompagnare i nostri auguri di buon anno. Pergentino Burdizzo ci ha risposto con questa gentile lettera. 

Cari di storiAmestre,

in risposta alle vostre cortesi richieste, ho pensato di mandarvi un bislacco accrocchio in conto passatempo da offrire ai lettori di storiAmestre per le prossime festività, meglio le pagane che le altre: diciamo per le dodici notti. Mi sono ispirato al modo che mi si dice si sia seguito nelle ultime settimane in alcune prove di esame di ammissione al Tfa (Tirocinio Formativo Attivo), vale a dire proponendo un testo cui seguano alcune domande. 

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L’evoluzione della donna

24/12/2014

di Maria Turchetto

Anticipiamo di poco il rito dei regali, per fare gli auguri di buone feste alle lettrici e ai lettori del sito di storiAmestre. Pubblichiamo il testo di una conferenza tenuta da Maria Turchetto a Venezia, il 1° dicembre 2014; come in altre occasioni, vista la lunghezza, proponiamo le prime pagine del testo qui di seguito, mentre la versione integrale è scaricabile cliccando qui. Si parte da Darwin per arrivare alle più recenti acquisizioni della paleoantropologia, che mettono in evidenza il ruolo della “femmina di homo sapiens” nell’evoluzione del cervello umano: cosa per la quale  “forse le dobbiamo un po’ di gratitudine e un po’ di rispetto. Molto più di quello che per il passato le è stato concesso. Molto più di quello che ancora oggi le viene tributato”. 

La scienza non abita in una torre d’avorio: è inserita in una determinata società ed è parte di una più vasta cultura nella quale deve farsi spazio e prendere posizione, a volte entrando in conflitto con lo “spirito del tempo”, altre volte subendone l’influenza più o meno consapevolmente. Perfino le ricerche sul moto dei corpi celesti possono avere un “impatto sociale”1 altissimo, come dimostra la vicenda di Galileo – figuriamoci le teorie sull’origine dell’uomo!

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  1. Mutuo l’espressione da Stephen J. Gould, autore attentissimo ai rapporti tra scienza, ideologie, società. A proposito dell’“impatto sociale” della fisica galileiana, scrive: “A Galileo non furono mostrati gli strumenti di tortura in un astratto dibattito sul moto lunare. Lo scienziato aveva minacciato la tesi tradizionale della Chiesa sulla stabilità sociale e dottrinale: l’ordine statico del mondo con i pianeti che ruotano intorno a una Terra centrale, i preti subordinati al papa e i servi al loro signore” (Stephen J. Gould, Intelligenza e pregiudizio. Contro i fondamenti scientifici del razzismo, il Saggiatore, Milano 2005, p. 44). [↩]

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