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storia

Luminello feltrino. Riflessi di luce da carte antiche

31/12/2021

di Guido Gambaredo, Romano Banco

Eravamo in cerca di un modo per condividere i nostri voti per un buon proseguimento nel 2022. Il nostro amico Gigi Corazzol ci ha segnalato lo scritto che offriamo grazie alla cortesia degli autori Gambaredo e Banco. Un gioco per l’ultimo giorno dell’anno, cercando luce e vite tra le carte conservate in due buste dell’Archivio della Curia Vescovile di Feltre. È un testo lungo, che speriamo accompagnerà – tra lettura e riletture – molti momenti dell’anno (degli anni) a venire. Qui di seguito ne offriamo solo le premesse, la versione integrale si legge cliccando qui.

Fiammelle qua e là per i prati 

friggono luci disperse ognuna in sé

quelle siamo noi, racimoli del fuoco

che pur disseminando resta pari a se stesso

è zero che dona, da zero, il suo vero

Andrea Zanzotto, Conglomerati

(Mondadori, Milano 2009, p. 121)

 

 

 

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Archiviato in:Guido Gambaredo, La città invisibile, Romano Banco Contrassegnato con: archivi, Gigi Corazzol, storia, storiografia, strenna

Fare o non fare i conti col passato. Il mausoleo comunista a Sofia e la sua distruzione

14/07/2021

Intervista con Tania Vladova, a cura di Andrea Lanza

Proseguiamo le riflessioni sui conflitti che scoppiano attorno ai monumenti, cominciate su queste pagine anni fa, a proposito della preservazione delle scritte murali fasciste, e riprese di recente con corrispondenze dall’America del Nord e dall’America del Sud. Lo facciamo con un’intervista a Tania Vladova. Nata e cresciuta a Sofia, ora studiosa in Francia, qualche anno fa Tania ha dedicato un articolo al più importante edificio monumentale dell’era comunista nel centro della capitale bulgara – il Mausoleo di Georgi Dimitrov, costruito nel 1949 – e alla sua distruzione avvenuta nel 1999. Con lei, ripercorriamo alcune tappe fondamentali dei dibattiti e dei conflitti che hanno preceduto l’abbattimento del Mausoleo per mettere in luce come la distruzione di un edificio monumentale possa nascondere la difficoltà di fare i conti col passato a causa di un’assenza di prospettive nel presente.

Che cos’era il Mausoleo di Dimitrov?

Iniziamo dalla sua posizione: si trovava nel centro di Sofia, in una zona in cui si concentrano, fra l’altro, resti romani, un’ex moschea quattrocentesca divenuta museo archeologico, un paio di importanti edifici ottocenteschi progettati da architetti austro-ungarici (il palazzo reale e il teatro nazionale) e un paio di edifici di architettura socialista (l’ex sede centrale del partito comunista e la presidenza del consiglio). In una piazza circondata da edifici storici di epoche diverse, il mausoleo si distingueva per il suo colore bianco.

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Archiviato in:Andrea Lanza, La città invisibile, Tania Vladova Contrassegnato con: anticomunismo, comunismo, intervista, memoria, monumenti, storia, storiografia

La statua è stata abbattuta. Un aggiornamento da Toronto

13/06/2021

di Andrea Lanza

Il nostro Andrea Lanza ci ha mandato un breve aggiornamento sulle vicende della statua di Egerton Ryerson, collocata nel centro di Toronto, da cui era partito nel febbraio scorso per riflettere su memoria e storiografia, uso e ruolo sociale della storiografia, rapporti tra forme diverse di confronto con il passato. Cose scritte durante una quarantena prevista per chi rientra dal Canada in Europa.

Appena arrivato da questa parte dell’Oceano, leggo una notizia che in fondo non mi sorprende: la statua di Egerton Ryerson di cui vi avevo scritto in febbraio è stata abbattuta. Quattro mesi fa era già stata colorata di verde. Le mani imbrattate di rosso e diverse scritte ricordavano il ruolo svolto da Ryerson nell’istituzione delle scuole residenziali dove, in nome del diritto universale allo studio e dell’assimilazione, migliaia di bambine e bambini Inuit e delle Prime Nazioni furono inseriti a forza, sottratti alle famiglie, fra gli anni Venti dell’Ottocento e gli anni Novanta del Novecento.

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Archiviato in:Andrea Lanza, La città invisibile Contrassegnato con: Egerton Ryerson, statue, storia, storiografia, Toronto

Chi davvero abbatte i monumenti? Note su memoria, storiografia e statue

02/02/2021

di Andrea Lanza

Il nostro amico e socio Andrea Lanza parte da una statua imbrattata – vista durante una passeggiata nel centro di Toronto dove vive – per riflettere sul rapporto tra memoria e storiografia, uso e ruolo sociale della storiografia, rapporti tra forme diverse di confronto con il passato. Sapendo che la vita è una cosa, la sua memoria e la sua storia sono un’altra.

Con il suo articolo, Lanza riprende da un altro punto di vista la discussione sulla public history avviata su storiamestre.it quasi un anno fa da Piero Brunello e Pietro Di Paola.

Egerton Ryerson con le mani macchiate di rosso

In una delle mie passeggiate da lockdown nel centro di Toronto mi fermo davanti alla statua di un uomo dell’Ottocento che insegna tenendo un libro nella mano. Dietro di lui, su una sorta di capitello, sono appoggiati altri libri. È Egerton Ryerson (1803-1882), pastore metodista e, come si legge sul basamento, fondatore del sistema scolastico dell’Ontario. Al suo impegno politico progressista e alla sua opera legislativa si deve infatti l’istituzione delle scuole pubbliche e gratuite nella maggiore delle province anglofone del Canada. Da quest’estate, la statua è coperta di vernice verdognola, mentre le mani sono sporche di rosso. 

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Archiviato in:Andrea Lanza, La città invisibile Contrassegnato con: Egerton Ryerson, identità, memoria, Public History, statue, storia, storiografia

Sui mancati miti fondativi dell’Italia. Uno scambio di lettere su Porta Pia

28/09/2020

di Giovanni Levi

Qualche giorno fa abbiamo sentito il nostro amico Giovanni Levi, per felicitarci per la nuova edizione del suo L’eredità immateriale (presentata a Venezia, presso l’Ateneo Veneto, il 22 settembre scorso) e per chiedergli un commento alla notizia del ministro della Salute della Repubblica italiana Roberto Speranza che nomina un arcivescovo alla presidenza della “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”; per di più a ridosso del centocinquantesimo anniversario di Porta Pia che anche noi abbiamo ricordato. Ci ha risposto così.

(fb, pb)

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Beni comuni, significati diversi

07/11/2015

di Giacomo Bonan

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Giacomo Bonan, che ha inaugurato i due incontri intorno al tema “beni comuni” organizzati da storiAmestre, e ospitati dalla Biblioteca di Marghera.

Questo intervento intende proporre una breve panoramica sui principali significati attribuiti alla locuzione italiana “beni comuni” e all’inglese commons e valutare se ci sono dei nessi che ricorrono tra questi diversi significati.

1. Per sondare il significato che viene generalmente associato a “beni comuni” o a commons ho percorso quella che credo sia la strada più battuta, di questi tempi, per scoprire l’accezione di uno o più vocaboli: li ho cercati su Google. Prima ho digitato commons. Google censiva 567 milioni di risultati per questa ricerca. Mi limiterò a citare i primi tre. Riguardano tutti la condivisione di materiale informatico o digitale. I primi due risultati sono rispettivamente la pagina italiana e inglese di Wikimedia Commons (un database di file multimediali liberamente utilizzabili); il terzo è la pagina italiana delle famose licenze Creative Commons.

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