di Giulio Vallese
Il nostro amico Giulio Vallese, dopo quella con i voucher, ci racconta un’altra sua recente esperienza di lavoro nel mondo della scuola. Un anno come insegnante di sostegno in un grande istituto pubblico della provincia di Padova, chiamato in servizio a settembre dalle graduatorie di “terza fascia”. Spaesamento e adattamento – tra i punti in graduatoria, gli studenti, i colleghi, l’edificio, le riunioni, la burocrazia, le abilitazioni comprate in Romania… – diventando un «funzionario dell’esclusione» immerso nella «retorica dell’inclusione» – come ci ha scritto presentandoci il suo testo.
M. fissa lo schermo del computer. Passa da un video all’altro, dall’hard rock a Tiziano Ferro in base ai suggerimenti dei cookies. Si sofferma su Pretty fly (for a white guy) degli Offspring solo per mandare in loop alcuni passaggi. Lo fa praticamente con tutti i pezzi, è una sorta di ecolalia che impone al mondo. Finito di tormentare la canzone, molla momentaneamente la presa dal mouse e afferra l’altra estremità del “filo”, così chiama una reggetta di plastica bianca che tiene sempre con sé, di quelle che si usano per l’imballaggio delle risme di carta. Con le dita comincia ad arricciarne le estremità, lo porta di fronte agli occhi e come ipnotizzato da quelle contorsioni, scalpita e parte con un lamento insistente. Siamo là, seduti uno affianco all’altro, soli, in un angolo buio di una biblioteca scolastica. All’improvviso, mi viene da piangere.