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scritte fasciste

A proposito del restauro di scritte fasciste

04/01/2013

di Ruggero Zanin

Sul tema aperto da Claudio Zanlorenzi e proseguito da Anna Di Qual, riceviamo e pubblichiamo un intervento di Ruggero Zanin.

La questione del recupero delle scritte fasciste dà la possibilità di avviare un dibattito, a mio avviso, molto interessante. Personalmente mi sono posto la seguente domanda: “Perché mai ho approvato e apprezzato il recupero delle scritte fasciste a Forte Mezzacapo e mi trovo invece a essere contrario alla scelta analoga fatta nel paese di Sutrio?”.

Conoscendo bene chi ha deciso il restauro delle scritte di Forte Mezzacapo, sono stato chiaramente condizionato anche dalla conoscenza delle sue buone intenzioni. Ma questo, evidentemente, non costituisce un criterio oggettivo di giudizio, che invece dovrebbe fondarsi su elementi di valutazione e parametri verificabili. Provo allora ad abbozzare tre elementi di valutazione che mi sembrano particolarmente rilevanti. [Leggi di più…] infoA proposito del restauro di scritte fasciste

Archiviato in:La città invisibile, Ruggero Zanin Contrassegnato con: ANPI, fascismo, forte Mezzacapo, intervento, restauro, scritte fasciste, Sutrio (Udine)

Un restauro o un falso storico? Notizie da Sutrio (Udine)

22/12/2012

di Anna Di Qual

Torniamo sul tema aperto da Claudio Zanlorenzi sulle scritte di forte Mezzacapo a Mestre. Anna Di Qual abita a Sutrio, un paese in provincia di Udine che – ci racconta la nostra corrispondente – conserva alcune scritte fasciste, ma nel 1944 fu parte del territorio della repubblica partigiana della Carnia. Fu anche luogo di un eccidio commesso da soldati delle SS e della RSI. Vicino a dove ogni anno si commemora quel tragico fatto, un committente privato fa restaurare, con sovvenzioni della Regione, una scritta fascista quasi illeggibile sul muro di una vecchia segheria che dovrà diventare un museo. “Mio padre è tornato da Dachau che pesava quaranta chili e ora si vede quella scritta lì”, dice chi non dimentica. Ma la cronaca di Anna Di Qual riflette anche sul gesto del restauro e sulla filologia. La cancellatura non è anch’essa un segno storico da restaurare? e un restauro che sposta più in alto sul muro di un edificio una scritta e allarga la fascia bianca in cui è inserita, si può chiamare ancora restauro?

Una presenza silenziosa e lontana

Le ho sempre notate le scritte fasciste sui muri del mio paese, Sutrio (Carnia, in provincia di Udine). Non mi hanno mai dato fastidio: così sbiadite le percepivo come la testimonianza di un passato storico lontano. La retorica del regime che ci stava dietro mi sembrava non potesse aver presa; a volte ci ridevo su. Mi chiedevo come la gente avesse potuto credere e riconoscersi in quegli slogan. Alcuni anni fa le avevo fotografate – erano quattro, superstiti solo parzialmente – per “salvarle” da una perdita che pensavo inevitabile, con l’idea di fare prima o poi una piccola ricerca. Mai però avevo ragionato sul loro restauro, fino a una riflessione di Suan.

[Leggi di più…] infoUn restauro o un falso storico? Notizie da Sutrio (Udine)

Archiviato in:Anna Di Qual, La città invisibile Contrassegnato con: ANPI, fascismo, Resistenza, resoconto, restauro, scritte fasciste, Sutrio (Udine)

Le parole volano: ma è giusto che le scritte rimangano? Graffiti nazifascisti al Forte Mezzacapo

03/11/2012

di Claudio Zanlorenzi

Il forte Mezzacapo a Zelarino (detto “forte alla Gatta” dal nome della località) fu costruito in calcestruzzo negli anni 1909-1912 per rafforzare il campo trincerato di Mestre, ma già nel 1915, smantellati i cannoni che erano protetti da cupole di acciaio, l’edificio venne adibito a deposito di munizioni. Dal 2004 l’associazione “Dalla guerra alla pace” ne promuove il recupero e l’uso pubblico (nel frattempo la proprietà del forte era passata dal Ministero della Difesa al Comune di Venezia). È nel corso di questa attività che l’associazione individua alcuni disegni e scritte nazifasciste sommariamente cancellate da uno strato di calcina e comincia a discutere su che farne.

1. Erano anni che si bazzicava dentro e fuori per il forte Mezzacapo, uno dei tanti del campo trincerato di Mestre, in località Gatta a Zelarino (Venezia). È un edificio in calcestruzzo lungo circa centotrenta metri e largo una ventina. Muri possenti e struttura defilata allo sguardo con, a poca distanza, due capannoni usati negli anni Trenta e Quaranta come laboratori per confezionare proiettili per la marina militare. C’erano anche quattro lunghe baracche in legno con tetto in amianto, pericolanti. A un certo punto sono state demolite e la zona bonificata. Per chi ha visto il film Stalag 17, erano fatte proprio così. Forse è anche per questo che con una infelice leggerezza nei tabelloni messi in opera di recente dal Comune si è scritto “che è stato usato come campo di prigionia”. Cosa che, dopo una ricerca basata su interviste e testimonianze (ci tornerò più avanti), si è rivelata non essere vera.

[Leggi di più…] infoLe parole volano: ma è giusto che le scritte rimangano? Graffiti nazifascisti al Forte Mezzacapo

Archiviato in:Claudio Zanlorenzi, La città invisibile Contrassegnato con: ANPI, fascismo, forte Mezzacapo, Mestre, nazismo, Resistenza, resoconto, restauro, scritte fasciste

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