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Roma

Il tempo, un tempo. Dalla manifestazione di Roma, 26 settembre 2020

28/09/2020

di Filippo Benfante

Sabato 26 settembre si è svolta a Roma, in piazza del Popolo, la manifestazione nazionale lanciata dal Comitato Priorità alla Scuola con lo slogan “Senza scuola non ci sono diritti”. Pubblichiamo l’intervento di Filippo Benfante che, insieme a quello di Gloria Ghetti, ha chiuso il pomeriggio aperto da Costanza Margiotta e Maddalena Fragnito. La manifestazione si è svolta in forma “statica”, su un palco hanno preso la parola una ventina di persone, a partire dalle 15,30. A Roma, sabato 26 settembre, ha cominciato a piovere alle 15,30.

Verso la fine di questo lungo tempo in cui siamo stati insieme, in presenza, in sicurezza e in umidità, dopo tutte le cose che sono state dette, nel tempo che mi resta vorrei dire qualcosa proprio sul tempo. 

Il tempo atmosferico prima di tutto: quello delle terribili previsioni che a inizio settimana annunciavano pioggia per oggi. Non è sempre possibile smentire le previsioni o cambiare gli esiti, ma da aprile ci siamo abituati a tentare di farlo.

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25 luglio e 8 settembre tra Zero Branco, Chioggia, Treviso e Roma

08/09/2018

di Giovanni Comisso

Riprendiamo alcuni documenti e alcune pagine dello scrittore Giovanni Comisso (1895-1969), relativi al 25 luglio e all’8 settembre 1943. All’annuncio delle dimissioni di Mussolini Comisso si trovava a Treviso. Nella prima metà di agosto fu richiamato alle armi e si trovava a Roma, in procinto di prendere servizio in ufficio di censura, quando giunse la notizia dell’armistizio.

1. 25 luglio 1943: «Muore Re Sole», ma l’estate dura così poco

Alla fine del luglio 1943, Comisso scrisse una lettera all’amico Renato Peretti (che nel dopoguerra sarebbe diventato un celebre falsario di quadri d’autore, specializzato in De Chirico), in cui raccontava il suo 25 luglio a Treviso (che è la città natale dello scrittore).

«Contrariamente al solito io e Languasco [Edoardo Languasco, il segretario del pittore Filippo De Pisis che era grande amico di Comisso], il pomeriggio del 25 luglio abbiamo dormito dalle due alle sei per aver bevuto alcuni bicchierini di vodca eccitati dalla lettura di Anime morte di Gogol, dove pasteggiando si beve così. E si seppe nulla di quello che accadeva sul cielo della Patria.

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Libri fatali e poesia che soccorre la vita. Leggendo i racconti del 16 ottobre 1943

22/02/2013

di Alberto Cavaglion

La rubrica “letture” fa eccezione per la seconda volta e accoglie un saggio lungo. Il nostro amico Alberto Cavaglion riprende il tema del 16 ottobre 1943, la razzia del ghetto di Roma, per mettere in luce il dialogo che si sviluppa, per via diretta e indiretta, e procedendo secondo cronologie diverse, tra Umberto Saba, Giacomo Debenedetti ed Elsa Morante. “Un discorso che – scrive a un certo punto Cavaglion – oggi sembra più che mai remoto e inattuale”. Rileggendo testi entrati nel canone della letteratura italiana del Novecento, Cavaglion si confronta con almeno tre temi storiografici: l’antisemitismo in Italia; il mito dell’italiano “brava gente”; le responsabilità del Vaticano, ovvero di Pio XII, nella Shoah. E per affrontare quest’ultimo punto, Cavaglion convoca un quarto autore: Enzo Forcella. Queste pagine sono anche un invito a rivolgersi alle fonti per mostrare la complessità degli eventi, invece di aderire a una retorica piuttosto che a un’altra.

Quanto segue offre solo una parte degli argomenti (e dell'apparato di note) di Cavaglion, privilegiando lo scontro di punti di vista tra Umberto Saba e Giacomo Debenedetti, e la “quasi postilla” rappresentata dalla lettura delle pagine di Enzo Forcella. Il testo integrale del saggio (basato sull’intervento tenuto a Firenze il 17 gennaio 2013, in occasione del convegno internazionale Dopo i testimoni, Memorie, storiografie e narrazioni della deportazione razziale, promosso dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana) si può ottenere cliccando qui.

Quanta parte occupi la vicenda degli ebrei di Roma nella storia della deportazione razziale italiana è cosa nota. Buone ricerche hanno messo in luce le sembianze spettrali della città durante l’occupazione nazista, ma studiare il ruolo che il 16 ottobre 1943 ha avuto nella letteratura italiana, fino quasi a rappresentare un piccolo canone a sé stante, vuol dire sostanzialmente ripercorrere una conversazione a tre: Saba-Debenedetti, Saba-Morante, Debenedetti-Morante. Il vertice è costituito da Saba, che di luce propria o per specchiato sembiante condizionerà il cammino degli altri due. La triangolarità si riflette nei rispettivi lavori e corrispondenze epistolari, nei saggi (numerosi) che Giacomo Debenedetti ha scritto su Saba e in un (solo) densissimo saggio, che sempre Debenedetti ha scritto su Elsa Morante, la quale a sua volta ha dedicato un profilo fondamentale a Saba, “poeta di tutta una vita”. [Leggi di più…] infoLibri fatali e poesia che soccorre la vita. Leggendo i racconti del 16 ottobre 1943

Archiviato in:Alberto Cavaglion, Letture Contrassegnato con: 27 gennaio, antisemitismo, Elsa Morante, Enzo Forcella, Giacomo Debenedetti, leggi razziali, Roma, Shoah, storiografia, Umberto Saba

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