di Anna Di Qual
Torniamo sul tema aperto da Claudio Zanlorenzi sulle scritte di forte Mezzacapo a Mestre. Anna Di Qual abita a Sutrio, un paese in provincia di Udine che – ci racconta la nostra corrispondente – conserva alcune scritte fasciste, ma nel 1944 fu parte del territorio della repubblica partigiana della Carnia. Fu anche luogo di un eccidio commesso da soldati delle SS e della RSI. Vicino a dove ogni anno si commemora quel tragico fatto, un committente privato fa restaurare, con sovvenzioni della Regione, una scritta fascista quasi illeggibile sul muro di una vecchia segheria che dovrà diventare un museo. “Mio padre è tornato da Dachau che pesava quaranta chili e ora si vede quella scritta lì”, dice chi non dimentica. Ma la cronaca di Anna Di Qual riflette anche sul gesto del restauro e sulla filologia. La cancellatura non è anch’essa un segno storico da restaurare? e un restauro che sposta più in alto sul muro di un edificio una scritta e allarga la fascia bianca in cui è inserita, si può chiamare ancora restauro?
Una presenza silenziosa e lontana
Le ho sempre notate le scritte fasciste sui muri del mio paese, Sutrio (Carnia, in provincia di Udine). Non mi hanno mai dato fastidio: così sbiadite le percepivo come la testimonianza di un passato storico lontano. La retorica del regime che ci stava dietro mi sembrava non potesse aver presa; a volte ci ridevo su. Mi chiedevo come la gente avesse potuto credere e riconoscersi in quegli slogan. Alcuni anni fa le avevo fotografate – erano quattro, superstiti solo parzialmente – per “salvarle” da una perdita che pensavo inevitabile, con l’idea di fare prima o poi una piccola ricerca. Mai però avevo ragionato sul loro restauro, fino a una riflessione di Suan.
[Leggi di più…] infoUn restauro o un falso storico? Notizie da Sutrio (Udine)