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Resistenza

Un errore di memoria? La Cicci e la Resistenza a Venezia

01/08/2017

di redazione sito sAm

La Cicci intervistata da Danilo Montaldi nel 1957 racconta del fidanzato veneziano arrestato e poi fucilato – presumibilmente nel 1944 – “sulle macerie di Venezia” insieme ad altri sei. Almeno così le era stato raccontato. Abbiamo provato a fare qualche piccola verifica, ma riusciamo solo a farci alcune domande.

La Cicci

Cicci è una delle protagoniste delle Autobiografie della leggera raccolte e pubblicate da Danilo Montaldi nel 1961. Montaldi la presentò con queste parole: «Cicci è una donna che “ha fatto la vita”, e l’allusione si riferisce al suo passato di prostituta. Essa ha dettato la propria biografia – titolo compreso – nelle pause del lavoro casalingo al quale s’è adattata da quando ha cambiato genere di vita. Il testo riproduce fedelmente il suo racconto orale, con gli sbandamenti tipici e senza sosta dei monologhi femminili» (p. 63). Il titolo del suo racconto è Il pro e il contro di due vite.

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Archiviato in:La città invisibile, Letture, redazione sito sAm Contrassegnato con: autobiografia, Cicci, Danilo Montaldi, memoria, Resistenza, Venezia

Il 25 luglio 1943 in un paesino della costa italiana

25/07/2017

di Carlo Cassola

Per ricordare un doppio anniversario – la caduta del fascismo e il centenario della nascita di Carlo Cassola (1917-1987), che abbiamo già menzionato qualche tempo fa – ripubblichiamo un articolo del 1945 in cui Cassola rievocava cose viste e sentite e sentimenti provati in un piccolo paese costiero il 25-26 luglio 1943. L’articolo uscì il 2 ottobre 1945 sull’edizione pomeridiana della “Nazione del Popolo”, il quotidiano del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, giunto ormai ai suoi ultimi mesi di vita. Qualche altra indicazione in una nota finale.

Il 25 luglio io mi trovavo in un paese di mille abitanti, tenente in un battaglione costiero. La sera del 25 avevo la febbre e andai a letto senza cenare, prendendo due compresse di aspirina.

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Archiviato in:Carlo Cassola, Filippo Benfante, La città invisibile Contrassegnato con: 25 luglio, anniversari, antifascimo, Carlo Levi, Resistenza, ricordi

La difesa di ciò che dovrebbe essere. Parigi, giugno 1848

23/06/2017

di Andrea Lanza

Il nostro amico Andrea Lanza ci propone una riflessione sulle “giornate di giugno” del 1848, quando uomini e donne dei quartieri popolari di Parigi presero le armi contro la repubblica nata dalla rivoluzione di febbraio, in nome della repubblica democratica e sociale che pensavano dovesse esistere. La notte tra il 22 e il 23 giugno le strade dell’est parigino cominciarono a coprirsi di barricate; l’ultima avrebbe ceduto la mattina del 26, dopo quattro giornate di terribili combattimenti. Con una riflessione sul significato di insurrezione (e implicitamente di rivoluzione) e sull’uso dell’analogia storica: le ragioni e i sentimenti di chi prese le armi per la repubblica nel giugno 1848 possono essere pensate insieme a quelle di chi partecipò alla Resistenza e sognò la repubblica nel 1945?

Finire i Socialisti, questo mi ricorda ciò che vidi nelle giornate di giugno. Una truppa di soldati conduceva dei prigionieri (dei Socialisti) al Champ-de-Mars per fucilarli. Uno di questi sfortunati, sul ponte della Concorde, scappa, salta il parapetto e si tuffa nella Senna. Sta cercando di salvarsi nuotando, gli sparano dei colpi di fucile dal ponte. Ferito, continua a nuotare. È appena arrivato alla riva, ma della gente onesta che si trova lì lo finisce a colpi di calcio di fucile.

Pierre Leroux, La Grève de Samarez. Poème philosophique, Paris 1863, t. I, p. 293.

È una ricorrenza triste quella delle giornate di giugno, che passa ogni anno, da sempre, pressoché nel silenzio. La difficoltà di ricordare è anche dovuta alla particolare natura di quelle giornate. Cosa ricordare? Come chiamare quello che si dovrebbe ricordare? “Giornate”, “fatti”, “massacri”, “insurrezione”.

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Archiviato in:Andrea Lanza Contrassegnato con: 1848, anniversari, antifascismo, Parigi, Resistenza, storia del movimento operaio, storiografia

Giorgio Bassani, la storia e il paesaggio

02/06/2017

di Alberto Cavaglion

Nell’ottobre 2016, per un imprevisto, Alberto Cavaglion non è riuscito a venire a Mestre a presentarci la sua lettura di Giorgio Bassani come storico del fascismo, dell’antifascismo e dell’ebraismo italiano del Novecento. Ci fa piacere che questo incontro si realizzi sul nostro sito, per di più un 2 giugno. Come sempre quando i saggi sono lunghi, presentiamo qui di seguito solo le prime pagine, omettendo alcune note; per leggere la versione integrale del testo, cliccare qui.

Intendevo essere uno storico, uno storicista, non già un raccontatore di balle.

Giorgio Bassani

Premessa

Pur senza arrivare ad aggredire il “raccontatore di balle”, molto si è tuonato contro Bassani. Lecito chiedersi, celebrandosi il centenario della nascita, se la responsabilità sia da ascrivere tutta – com’è d’uso – agli unici imputati finora portati in giudizio, i letterati del gruppo 63, e non anche agli storici. Il discorso non riguarda naturalmente soltanto Bassani. Ci si è soffermati in genere poco, troppo poco, per esempio, su Calvino e Meneghello storici della Resistenza, su Elsa Morante e Carlo Levi per la storia di Roma prima e dopo l’occupazione tedesca. Lo stesso Primo Levi è stato indagato in quanto testimone della politica di sterminio del Terzo Reich, piuttosto che non come osservatore del carattere dell’italiano e delle peculiarità paradossali dell’antisemitismo fascista. […]

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Archiviato in:Alberto Cavaglion, La città invisibile Contrassegnato con: antifascismo, fascismo, Giorgio Bassani, Resistenza, storiografia

Il 25 aprile 1945 alle Maleviste. Una storia e una ricerca

07/05/2017

di Camillo Pavan e Alessandro Casellato

Ritorniamo sul 25 aprile. Il nostro amico Alessandro Casellato ci propone alcune pagine del libro recente di Camillo Pavan, Maleviste 25 aprile 1945 (Istresco 2016), che ricostruisce un episodio tragico avvenuto nel trevigiano a pochi giorni dall’insurrezione (a Treviso il 28 aprile) e dalla Liberazione: quattro uomini e un ragazzo catturati e uccisi nel corso di un’azione antipartigiana dalla Brigata Nera “Cavallin” di Treviso. Segue il testo dell’intervento di Casellato alla presentazione del libro che si è tenuta a Preganziol il 27 aprile, con osservazioni sulla storia orale e un elogio del metodo di ricerca seguito da Pavan.

1. Alle Maleviste, di Camillo Pavan

Il teatro dell’azione

L’ultima azione antipartigiana della XX Brigata Nera “Cavallin” di Treviso avviene nella pianura a sud del capoluogo, fra San Vitale di Canizzano, Sambughè di Preganziol e Zero Branco.

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Archiviato in:Alessandro Casellato, Camillo Pavan, La città invisibile Contrassegnato con: 25 aprile, antifascismo, pagine scelte, Resistenza, storia orale, storiografia

«Ho preso più baci in questi giorni che in tutta la mia vita». Una lettera dalla Liberazione

24/04/2017

di Ada Della Torre, a cura della redazione del sito sAm

Per i nostri auguri di buon 25 aprile, quest’anno facciamo ricorso a una lettera che Ada Della Torre scrisse a Carlo Levi a qualche giorno dalla Liberazione. In poche righe, e con umorismo, Ada riassumeva la gamma di emozioni che si potevano vivere nel maggio 1945: il contraccolpo della fine della vita clandestina; la sensazione di veder già svanire le possibilità nuove che erano sembrate a portata di mano; eppure ancora un pizzico di euforia che si manifesta in baci e abbracci; i tanti amori sbocciati in quei mesi (destinati a durare?); i bambini che giocano a fare il partigiano; i desideri di riprendere una vita «normale», di fare progetti per il proprio futuro…

La Della Torre aveva partecipato alla Resistenza nell’alto Piemonte, tra Ivrea e Biella (con la famiglia si era rifugiata a Torrazzo Biellese dopo l’8 settembre 1943). La lettera l’avrebbe dovuta ricevere Carlo Levi, a Firenze, dove lui aveva passato gli anni della guerra, aveva partecipato alla Resistenza, era diventato condirettore del quotidiano del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, La Nazione del popolo.

Il partito citato nella lettera è il Partito d’Azione. Riprendiamo la lettera da un catalogo di una mostra di opere di Carlo Levi pubblicato nel 2005. Qualche altra notizia nella nota dopo il testo.

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