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Renato Prunetti

Storie di operai e dei loro figli. Una lettura per il 2 giugno

02/06/2016

di Filippo Benfante

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”: vita, lavoro e morte di Renato Prunetti (1945-2004), saldatore metalmeccanico, nei ricordi del figlio Alberto.

“Abitava a Mogliano Veneto, andava a Porto Marghera in treno la mattina presto e tornava la sera; faceva un secondo lavoro in un’officina vicino casa; portava a casa tuta blu, scarpe antinfortunistiche e odore del ferro. Le sue mani era screpolate e con i calli; una volta la mano gli è finita nel tornio e spesso andava al pronto soccorso a farsi togliere una scheggia di ferro dall’occhio: «il mestiere s’incarna», commentava. Nel garage teneva la sua cassetta degli attrezzi, la scatola con il trapano e le punte di varie misure, una saldatrice: sono questi gli oggetti che più me lo ricordano. Gli piaceva lavorare con il ferro. La domenica curava le vigne sul campo vicino a casa. Nel garage, assieme alle damigiane, ritrovo tutti i suoi ferri, ma non più in ordine come li aveva lasciati, perché spesso qualche vicino viene a prenderli in prestito”.

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