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recensione

Dialogando con i morti e con i vivi. Su un libro di Gigi Corazzol

01/08/2018

di Francesca Trivellato

Su gentile concessione dell’autrice e della redazione della rivista Contesti, riprendiamo la recensione che Francesca Trivellato ha scritto sul libro di Gigi Corazzol, Piani particolareggiati. Venezia 1580-Mel 1659 (DBS-Pilotto, Rasai-Feltre 2016).

Affidato, senz’altro per scelta dell’autore, Gigi Corazzol, a una casa editrice minore ma ben radicata nel territorio (il Bellunese) che del libro è protagonista, Piani particolareggiati. Venezia 1580-Mel 1659 potrebbe sfuggire anche ad alcuni fra i lettori di una rivista come Contesti, mentre lo troveranno di grande stimolo e interesse1. Quanti già conoscono i lavori di Corazzol vi riconosceranno certi tratti caratteristici. Ricompaiono alcuni temi e perfino qualche protagonista del precedente Cineografo di banditi su sfondo di monti, che, come da sottotitolo, Feltre 1634-1642, si collocava in tempi e luoghi non lontani; lo stile rimane volutamente spiazzante rispetto alla prosa accademica tradizionale2. Ma amici e seguaci troveranno in Piani particolareggiati anche molto di nuovo. Il soggetto si fa più serio. I toni più cupi. La sperimentazione stilistica si spinge oltre. Il biografico irrompe a forza. Le riflessioni metodologiche, per lo più allusive, o almeno espresse in forma ironica e obliqua, toccano i nervi più sensibili del dibattito odierno.

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  1. Libreria Pilotto Editrice, Feltre 2016. [↩]
  2. Unicopli, Milano 1997. [↩]

Archiviato in:Francesca Trivellato, La città invisibile, Letture Contrassegnato con: Contesti (rivista), Gigi Corazzol, recensione, storiografia

Come raccontare la vita. Sul nuovo libro di Gigi Corazzol

08/02/2017

di Valter Deon

Riprendiamo la recensione al libro di Gigi Corazzol, Piani particolareggiati (Venezia 1580-Mel 1659), apparsa sul numero di “Rivista feltrina” datato dicembre 2016. Ringraziamo per la gentile concessione l’autore Valter Deon e il direttore della rivista Matteo Melchiorre. Sul testo sono state fatte minime modifiche e il titolo è redazionale.

Devo dire che alla richiesta di una breve recensione dell’ultimo libro di Gigi Corazzol ho esitato per dubbi. Sono amico dell’autore, con vari capitoli ho avuto familiarità, la brevità raccomandata per un testo così complesso mi ha fatto paura. Alla fine mi sono detto che non dovevo badare a scrupoli di convenienza. Poi ho pensato che l’amicizia è un sentimento esigente da non mettere in mezzo a ogni cosa, specie se impedisce; che del libro nella sua interezza ho avuto conoscenza solo quando lo ho toccato stampato; che sulla brevità dovevo pensare che in poche righe si possono dire tante cose.

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Archiviato in:La città invisibile, Valter Deon Contrassegnato con: biografia, Gigi Corazzol, letture, Mel, recensione, storiografia

“Razionalità limitata, eterogenesi dei fini, misericordia”. Sui Piani particolareggiati di Gigi Corazzol

01/09/2016

di Fabio Pusterla

Riceviamo da Fabio Pusterla una lettura del nuovo libro di Gigi Corazzol, di cui abbiamo presentato alcune pagine a Ferragosto. Dove, tra le altre cose, si rivendica la possibilità (la necessità?) di perdere il filo: “E perché bisogna avere il coraggio di perdere ogni tanto il filo? Da non storico, direi: perché la storia non è affatto un filo, ma un susseguirsi di complessità e disordini, e l’ossessione del filo rischierebbe di tradire la verità e la sua confusione, sovrapponendole un bel disegno immediatamente comprensibile”.

“Non sono uno storico, né professionista né dilettante, e non mi sento quindi abilitato a parlare dei contenuti del libro di Corazzol, anche se l’ho letto due volte per intero, e credo di aver capito abbastanza bene quale sia il succo del discorso, e anche quali siano i succhi gastrici e biliari di chi l’ha scritto”: potrei (e dovrei) sottoscrivere parola per parola queste affermazioni, con cui Pietro De Marchi, a cui devo la conoscenza di Gigi Corazzol, apriva anni or sono la sua ottima recensione ai Pensieri da un motorino. Diciassette variazioni di storia popolare1. Nel seguito del suo scritto, De Marchi analizzava poi con grande attenzione “la lingua e lo stile di Gigi Corazzol” (potremmo dire riutilizzando il titolo illustre di Dante Isella studioso di Carlo Dossi): lingua e stile che nei recentissimi Piani particolareggiati. Venezia 1580-Mel 1659 rappresentano di nuovo una caratteristica fondamentale e stupefacente della scrittura saggistica di Corazzol, anche in questo caso animato dagli stessi “succhi gastrici e biliari” che da sempre, mi pare, sono all’origine del suo linguaggio storico. Da sempre, o perlomeno da quando un libro d’eccezione come Cineografo di banditi su sfondo di monti. Feltre 1634-1642, apparso quasi vent’anni fa (1997: anno importante per Corazzol anche sul piano personale, come ci spiega l’autore nelle pagine iniziali del suo più recente volume) ha inaugurato una stagione di ricerca quasi maniacale attraverso gli archivi comunali e parrocchiali del Veneto e i territori del bellunese e del feltrino, indagati con l’attenzione rivolta al periodo in cui profondi mutamenti economici, antropologici e culturali si stanno manifestando, e più forte si mostra l’interesse pressoché coloniale della Serenissima per queste zone, con tutte le conseguenze del caso.

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  1. Uscito nella collana dei Quaderni di storiAmestre nel 2006. Ndr [↩]

Archiviato in:Fabio Pusterla, Letture, Quaderni Contrassegnato con: letteratura, poetica, recensione, storiografia

Una “generazione breve”. A proposito del Quaderno 11

17/06/2012

di Matteo Melchiorre

Dopo quella di Guido Lanaro, riceviamo un’altra recensione sul Quaderno numero 11, Compagni di classe, di Cristiano Baldissera. Melchiorre ha più o meno la stessa età di Baldissera: da qui, comincia a ragionare di esperienze generazionali e di rapporti tra generazioni, con una punta di amarezza.

PS. Melchiorre dice che non è riuscito a trovare il quaderno dal suo libraio abituale. Ricordiamo a lettori e librai che ora i Quaderni di sAm si possono facilmente ordinare presso il distributore Cierrevecchi.

Zlatan Ibrahimovic ha scritto un libro autobiografico. L’ho letto perché l’autore è della mia classe (1981). Specie nelle pagine in cui Zlatan parla della sua infanzia-adolescenza, con mia grande sorpresa, ho trovato materia di riflessione. Non mancano usi e costumi, stati d’animo e riferimenti culturali (antropologicamente parlando) che mi sento di avere io stesso, mutatis mutandis, esperito. Comunanza generazionale? Parrebbe.

Si fa presto a dire generazione. Non so se sia possibile determinare un’unità scientifica della generazione come durata. Venticinque anni? Trenta? Di più? Di meno? La mia generazione è composta dai nati tra il 1979 e il 1988. Chi è nato nel 1978 o nel 1989 è già un altro discorso. Siamo, in effetti, la generazione breve.

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Archiviato in:Matteo Melchiorre, Quaderni Contrassegnato con: Feltre, generazioni, presentazione, recensione, scuola

Riunioni per il Quaderno numero 12

12/04/2012

di Elena Iorio

Pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto da Elena Iorio il 31 marzo 2012, in occasione del pomeriggio di studi “Venezia 1848. Ripensare la rivoluzione”. Ricordiamo che è possibile leggere alcune pagine del Quaderno numero 12 su questo sito.

Cambiare il punto di vista

Sono molto felice di partecipare a questo incontro per due ragioni principali. La prima è che vedere seduti attorno allo stesso tavolo Adolfo Bernardello, Piero Brunello e Paul Ginsborg, a più di trent’anni dalla pubblicazione del loro Venezia 1848-49: la rivoluzione e la difesa (Comune di Venezia, Assessorato agli Affari Istituzionali, Venezia 1979), è un po’ come assistere alla riunione dei Beatles. Il secondo motivo per cui sono felice di essere qua è che finalmente viene presentato il Quaderno che forse, tra tutti quelli pubblicati da storiAmestre in sei anni, è quello che ha avuto la gestazione più lunga e tormentata. Rivolta e tradimento è un lavoro che è stato a lungo pensato e discusso, più volte iniziato e poi messo da parte; un lavoro che alla fine è stato completato grazie all’impegno e alla collaborazione di più persone. Credo sia per questo motivo che è venuto un così bel lavoro: il quaderno rispecchia la molteplicità di mani e di ragionamenti che ne hanno accompagnato la creazione.

[Leggi di più…] infoRiunioni per il Quaderno numero 12

Archiviato in:Elena Iorio, Quaderni Contrassegnato con: 1848, presentazione, recensione

Compagni di classe. Una lettura

13/03/2012

di Guido Lanaro

Il nostro amico Guido Lanaro, tra le altre cose autore del quaderno di sAm numero 10 sulla storia del presidio No Dal Molin, ci manda alcune considerazioni dopo aver letto il quaderno di sAm numero 11, di Cristiano Baldissera, sulle occupazioni del liceo Marco Polo di Venezia dal 1995 al 2001 (per leggere alcuni brani del quaderno 11, cliccare qui).

Sono ore che penso a come iniziare questa recensione. Un po’ perché sono scarsissimo negli incipit, un po’ perché ogni volta che cerco di scegliere un pezzo di libro da cui partire, mi lascio distrarre dai ricordi e pure da un pizzico di nostalgia. Mi sembra di tornare a quei giorni in cui, con foga adolescenziale e un pizzico di ingenuità, ci si convinceva di poter stringere il mondo tra le proprie mani, disfarlo e rimetterlo a posto una volta per tutte. E probabilmente questo è il primo dei meriti di questo Quaderno, e cioè che mette sul piatto un sacco di suggestioni interessanti. Non saprei dire quanto influisca il fatto che sono all’incirca coetaneo dell’autore e dei protagonisti dei racconti, ma preferisco pensare che possa suscitare sensazioni ed emozioni simili in tutti quanti.

Cerco di spiegare meglio. Credo che capiti a tutti, prima o poi nella vita, di riflettere, di solito non senza una certa presunzione, sulle differenze tra la propria generazione e le altre, più vecchie o giovani che siano. E credo, del resto, che ogni generazione e ogni tempo abbiano delle peculiarità uniche. Secondo me il libro di Cristiano Baldissera esplora una delle particolarità della mia, ovvero quella di essere sospesa tra due ere molto diverse tra loro. Da una parte il ’68, gli anni settanta, i sogni, gli idealismi, le rivoluzioni e le conseguenti degenerazioni; dall’altro gli anni duemila, la vacuità, l’individualismo, la rassegnazione, lo spaesamento.

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Archiviato in:Guido Lanaro, Quaderni Contrassegnato con: generazioni, presentazione, recensione, scuola

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