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quarantena

Mascherine protettive contro la “Spagnola” (1919-1920 circa)

15/07/2020

di Claudio Pedron

 

Due mascherine in lino verde-grigio (ma stoffa e colore ormai sono consunti), cucite a mano, con quattro laccetti dello stesso colore.

Le ho trovate in fondo a un cassetto di una cassettiera in cantina, che non avrei mai aperto se non ci fosse stato il lockdown. La cantina in questione si trova a Battaglia Terme, in provincia di Padova: sono tre stanze in cui son stati raccolti 100 anni di oggetti appartenuti ai miei bisnonni, ai miei nonni – compresi i rami venuti da fuori per via di matrimonio – e ai nostri vicini. Le cose dei miei genitori sono invece ancora al piano superiore.

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Archiviato in:Claudio Pedron, Oggetti Contrassegnato con: quarantena

Medici travolti dagli eventi. Una lettura

09/05/2020

di Gigi Cameroni

Il nostro amico Gigi Cameroni torna a scriverci dopo tanto tempo, per raccontarci alcune pagine che ha letto, tra la “fase 1.1” e la “fase 2” delle misure contro la diffusione dell’epidemia di coronavirus.

cari di storiAmestre,

vi ho seguito molto nella “fase 1” del contenimento dell’epidemia e, tra le altre cose, ho apprezzato le “letture dell’epidemia” di Lucio Sponza e di Giannarosa Vivian. Ed è per una mia lettura, tra fase 1 e fase 2, che vi scrivo ora.

Quando il 14 aprile le librerie hanno avuto il permesso di riaprire, ho deciso che al più presto avrei fatto una visita a quella piccola del quartiere in cui vivo. No sacro fuoco retorico del libro “bene di prima necessità”, tra l’altro condivido lo scetticismo del vostro amico libraio Davide Zotto. Il fatto è che ho in casa due figli piccoli da intrattenere, per posta in quei giorni libri per bambini non ne arrivavano, e soprattutto avevo un pretesto per spingermi il più lontano possibile entro i termini prescritti dalla legge.

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Archiviato in:Gigi Cameroni, Letture Contrassegnato con: Oliver Sacks, quarantena

Il milione, ovvero uno da Camisan alla scoperta della città metropolitana. Speciale aprile 2020

30/04/2020

di Carlo Cappellari

Nuovo appuntamento con le escursioni (nel raggio consentito dalle disposizioni in vigore, ora in ampliamento) del nostro Carlo Cappellari. 

Nuove distanze

Carissima Compagnia Gongolante,

l’edicola a est della mia abitazione ha chiuso i battenti da un paio di mesi, e quella a ovest di casa da marzo è chiusa alla domenica. Per procurare a mia moglie i giornali con cui passa la domenica sono quindi costretto a spingermi, verso ovest, un poco oltre i limiti della ordinanza dei 200 metri che però nel frattempo è stata revocata, affidando gli spostamenti al “buon senso”.

Domenica 5 aprile, verso le 9,30, la visione della via completamente vuota un po’ di turbamento me l’ha creato.

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In città. Nei giorni della quarantena. 4

30/04/2020

di Claudio Pasqual

Quarto appuntamento con le cose viste in città: mentre si sta concludendo la “fase 1” della quarantena.

La pubblicità in Tv, sulla rete, sulla carta stampata, sui muri cittadini, si è immediatamente appropriata del coronavirus, argomento che ne monopolizza quasi del tutto i messaggi, blandendoci con una valanga di retorica patriottarda su quanto siamo bravi, buoni e solidali noi italiani e su quanto è bello il Bel Paese. Ma persino gli stessi dispositivi di prevenzione del contagio sono diventati mezzi di comunicazione di massa. Non c’è solo la regione Veneto che ha distribuito mascherine con il suo logo (per altro di dubbia efficacia, come si sa). Oggi per terra davanti al mio portone giaceva abbandonata una mascherina con il marchio dei supermercati Alì. E anche se non sono sicuro al cento per cento, perché l’ho intravisto di sfuggita all’ultimo istante, un signore indossava una mascherina della catena di supermercati Cadoro.

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C’era una volta… un numero. Pensieri guardando i dati relativi all’andamento del Coronavirus nel Veneto

26/04/2020

di Piero Brunello

Appunti sui generi di discorso e soprattutto sui numeri relativi all’epidemia, che rispondono più alla modalità narrativa con cui vengono rilevati e comunicati che alle regole della statistica. I numeri sono quello su cui le autorità pubbliche si basano per adottare le misure che regolano le nostre vite? Allora sarebbe il caso che fossero noti i criteri di rilevazione, che ci fossero protocolli condivisi, e che i dati e il modo in cui sono raccolti fossero discussi, criticati e valutati in pubblico, invece che rispondere a “storie” (“di paura” o “edificanti” a seconda delle circostanze) da raccontare a un pubblico televisivo.

1. Da dopo Pasqua, con i dati relativi a morti e a contagiati in diminuzione, la parola d’ordine è diventata “convivere con il virus”, e così mi trovo a pensare a come sono cambiati il linguaggio e la retorica nella comunicazione pubblica sull’andamento dell’epidemia. 

Non sto riflettendo su come elaborare un lutto, né su come le memorie private saranno in contrasto con quelle pubbliche, secondo quanto accade regolarmente in occasioni di catastrofi che coinvolgono una collettività (siano guerre o eventi naturali). È un tema importantissimo, naturalmente, e per questo avremo bisogno di racconti, di descrizioni e di cronache, trovando parole che aiutino a superare l’annichilimento che comportano cifre calcolate su dimensione planetaria. Quello che mi interessa ora è riflettere su quanto i numeri su cui si basano le decisioni politiche ci facciano capire che cosa è successo e sta succedendo.

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In città. Nei giorni della quarantena. 3

15/04/2020

di Claudio Pasqual

Terzo appuntamento con le note mestrine in tempo di quarantena.

Nei supermercati, scaffali quasi sempre vuoti o molto sguarniti sono quelli della farina e del lievito. L’amuchina è ormai più rara dell’oro e dei diamanti; si trovano qualche volta improbabili succedanei. Va a ruba anche l’alcool. Guanti monouso? Spazzolati. Vedo gente usare quelli di gomma colorata per le pulizie di casa: ingombranti e dalla presa non sicura, ma utilizzabili ad libitum. Adesso all’ingresso dei supermercati te ne forniscono di quelli del reparto frutta e verdura. Mi domando cosà succederà se dovessero diventare obbligatori anche qui in Veneto. Comunque alcuni negozianti già li pretendono. Vietano l’ingresso se non li indossi.

*

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