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Public History

Chi davvero abbatte i monumenti? Note su memoria, storiografia e statue

02/02/2021

di Andrea Lanza

Il nostro amico e socio Andrea Lanza parte da una statua imbrattata – vista durante una passeggiata nel centro di Toronto dove vive – per riflettere sul rapporto tra memoria e storiografia, uso e ruolo sociale della storiografia, rapporti tra forme diverse di confronto con il passato. Sapendo che la vita è una cosa, la sua memoria e la sua storia sono un’altra.

Con il suo articolo, Lanza riprende da un altro punto di vista la discussione sulla public history avviata su storiamestre.it quasi un anno fa da Piero Brunello e Pietro Di Paola.

Egerton Ryerson con le mani macchiate di rosso

In una delle mie passeggiate da lockdown nel centro di Toronto mi fermo davanti alla statua di un uomo dell’Ottocento che insegna tenendo un libro nella mano. Dietro di lui, su una sorta di capitello, sono appoggiati altri libri. È Egerton Ryerson (1803-1882), pastore metodista e, come si legge sul basamento, fondatore del sistema scolastico dell’Ontario. Al suo impegno politico progressista e alla sua opera legislativa si deve infatti l’istituzione delle scuole pubbliche e gratuite nella maggiore delle province anglofone del Canada. Da quest’estate, la statua è coperta di vernice verdognola, mentre le mani sono sporche di rosso. 

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Come un nuovo concetto di “Public History” cambia ruolo e scopo degli studi storici. Il caso delle università inglesi

20/04/2020

di Pietro Di Paola

Il nostro amico Pietro Di Paola, riflettendo sulla sua ormai lunga esperienza di insegnante nelle università inglesi, spiega perché storiAmestre sarebbe una manna per una università inglese, ma anche perché nessuno studioso potrebbe pubblicare nel sito o nei Quaderni di storiAmestre se vuole soddisfare ai requisiti in base ai quali viene misurata oltre che finanziata la ricerca  (“Impact”, “Dissemination”, “Value for money”). Per sopravvivere, l’università deve utilizzare le reti locali e le ricerche esterne all’università, trasferendo i risultati entro un circuito accademico.

Vorrei contribuire alla discussione aperta da Piero Brunello sulla Public History basandomi sulla mia esperienza universitaria in Inghilterra dove lavoro.

“Public History”, come disciplina, ha una sua tradizione, ma non è questo il punto centrale da discutere, mi pare. Quello su cui volevo riflettere invece è su come il concetto di Public History, almeno qui in Inghilterra, si è trasformato negli ultimi anni per rispondere a specifiche esigenze del governo e delle università, fino a trasformare radicalmente il ruolo e lo scopo degli studi storici.

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Archiviato in:La città invisibile, Pietro Di Paola Contrassegnato con: Inghilterra, intervento, Public History, università

Ricerca storica, discorsi in pubblico e impegno civile. Giovedì 20 febbraio 2020

15/02/2020

di sAm

Proseguiamo la discussione sulla Public History avviata all’assemblea dei soci del 30 gennaio scorso. Appuntamento giovedì 20 febbraio alle ore 17,30 presso la sede di via Tiepolo 19, Zelarino, con Eloisa Rosalen (Universidade Federal de Santa Catarina, Brasile), che ci parlerà della “Public History delle donne”, una iniziativa del Laboratorio di Studio di Genere e storia di Florianópolis (Santa Catarina, Brasile).

Per visualizzare/scaricare la locandina dell’incontro, cliccare qui.

Eloisa Rosalen è dottoranda in Storia culturale presso l’Universidade Federal de Santa Catarina (Brasile), dal settembre 2019 è “visiting scholar” presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia per sviluppare la sua ricerca intitolata Donne brasiliane in esilio e ritorno (1973-1990). Reti, traiettorie, gender e militanze.

Archiviato in:Agenda, sAm Contrassegnato con: Eloisa Rosalen, Public History, storia delle donne

Associazionismo, ricerca storica e public history. Dall’assemblea dei soci del gennaio 2020

13/02/2020

di Piero Brunello

Pubblichiamo una parte dell’intervento tenuto da Piero Brunello, in qualità di presidente uscente di storiAmestre, durante l’assemblea annuale dei soci del 30 gennaio 2020. Il discorso riguardava un bilancio del biennio 2018-2019, si riprende qui la riflessione partita dall’invito ricevuto da storiAmestre di far parte del Comitato scientifico di un Convegno promosso dall’Associazione Italiana di Public History. Il testo è stato rielaborato per l’occasione, aggiungendo informazioni per i lettori che non conoscono l’attività che storiAmestre svolge da più di trent’anni.

JOURDAIN: E quando si parla, che cosa è?

MAESTRO DI FILOSOFIA: Prosa.

JOURDAIN: Come? quando dico: «Nicoletta, portami le pantofole, e dammi il berretto da notte», è prosa?

MAESTRO DI FILOSOFIA: Sì, signore.

JOURDAIN: Per tutti i diavoli! Sono più di quarant’anni che parlo in prosa. Vi sono molto grato di avermi informato.

Alla fine di ottobre ho ricevuto la proposta, allora ero presidente di sAm, di indicare una persona dell’associazione per far parte di un Comitato scientifico di un Convegno promosso dall’Associazione Italiana di Public History presso M9 a Mestre (29 maggio-2 giugno 2020). Nell’associazione non avevamo mai parlato di Public History, e meno ancora sapevamo indicare un nome adatto, perciò, esaminata la cosa nel direttivo, abbiamo declinato l’invito. Però poi, discutendone in una assemblea dei soci, abbiamo pensato che il tema merita un approfondimento, anche per capire se e che cosa abbia a che vedere con la Public History quello che sAm fa da quando è nata, cioè da più di trent’anni. Ecco come l’associazione si presenta nel sito: “L’associazione storiAmestre nasce nel 1988 come spazio di mutuo scambio e di mutuo apprendimento tra storici e storiche, archivisti, insegnanti impegnati nel Movimento di cooperazione educativa, urbanisti provenienti dall’esperienza di Urbanistica democratica. Nel corso degli anni si è occupata di storia locale, di storia delle donne, di storia orale, dell’uso politico della memoria, dell’insegnamento della storia, del rapporto tra storiografia e impegno civile, di archivi e musei cittadini. L’associazione intende riflettere sui più recenti mutamenti urbanistici e ambientali, su come la città si racconta e viene raccontata, e sul rapporto tra luoghi, potere e memoria”. 

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