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pena di morte

Sacco e Vanzetti, oggi

22/08/2014

di Piero Colacicchi

In occasione dell’anniversario dell’esecuzione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (22 agosto 1927), riprendiamo il saggio scritto da Piero Colacicchi per accompagnare la prima edizione italiana del pamphlet che John Dos Passos compose nel 1927 per conto del Comitato di difesa Sacco e Vanzetti, tentando un’ultima mobilitazione dell’opinione pubblica che permettesse almeno di ottenere un nuovo rinvio dell’esecuzione. È il modo che abbiamo scelto per ricordare il nostro amico Piero, che se n’è andato l’11 agosto scorso. I lettori del sito hanno avuto modo di conoscerlo un po’ in questi anni: l’ultimo suo intervento risale al maggio scorso, un “oggetto”, il ritratto della tata russa, Duniascia, eseguito da sua madre, Flavia Arlotta.

«Il carcere è quel posto in cui perdi ogni rispetto per la legge. Ciò accade perché la vedi in tutta la sua crudezza, nuda, distorta, piegata, ignorata, gonfiata oltre ogni proporzione per andar bene a coloro che la mettono in pratica.»1

Le vicende del processo a Vanzetti e a Sacco sono ben note. Da queste sono nati anche un film, un’opera teatrale, molte canzoni – tra cui quelle famose di Woodie Guthrie e di Joan Baez ed Ennio Morricone – innumerevoli libri, articoli, poesie2. All’epoca il processo ebbe un’immensa eco di stampa a livello internazionale. Il Comitato di difesa Sacco e Vanzetti raccolse più di 200.000 dollari – il che non è poco se si tiene conto che il salario di Sacco, operaio specializzato in fabbrica al momento dell’arresto, era di circa 3.600 dollari l’anno. Al loro fianco, oltre a Dos Passos, in una serie di appelli, si schierò il fior fiore degli intellettuali di tutto il mondo. 

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  1. Da una lettera di Lamont Branch, presunto omicida, detenuto in attesa di esecuzione per 13 anni nella Shawangunk Correctional Facility di New York, infine liberato perché riconosciuto innocente, citata da S. Christianson, Condemned. Inside the Sing Sing Death House, New York University Press, New York 2000, p. 24. [↩]
  2. Per una breve rassegna, si può vedere L. Botta, Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità. La vicenda dei due anarchici, nei fatti e nelle battaglie per la riabilitazione, con lettere, fotografie e documenti inediti, prefazione di P. Nenni, Edizioni Gribaudo, Cavallermaggiore 1978, pp. 135-193. Sembra che il mito sia ancora presente nelle manifestazioni politiche. Marina Forti, inviata a Teheran per seguire le elezioni presidenziali del giugno 2005, ha raccolto voci – sembra che la stampa fosse presente, ma non è trapelata nessuna notizia pubblica e ufficiale – su una manifestazione di donne davanti alla sede dell’università, per i diritti, la democrazia, la liberazione dei prigionieri politici; era la prima protesta di donne a Teheran dai primi mesi della rivoluzione del 1979. Striscioni e cartelli erano accompagnati da slogan, cantati sul motivo della ballata per Sacco e Vanzetti (cfr. M. Forti, Bombe sulle elezioni. Iran Domenica esplosioni vere, con 10 morti, e ieri «immaginarie». Polizia contro una protesta di donne, “il manifesto”, 14 giugno 2005). [↩]

Archiviato in:La città invisibile, Piero Colacicchi Contrassegnato con: Bartolomeo Vanzetti, diritti civili, Nicola Sacco, pena di morte, storia del movimento operaio

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