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Radici nel cemento e nelle frasi fatte. Consigli di lettura

29/08/2021

di Piero Brunello

Piero Brunello parte da un articolo recente in cui l’urbanista Chiara Mazzoleni mostra come la cementificazione del Veneto proceda a livelli record, a dispetto della retorica del “consumo zero” di suolo sbandierata dal presidente della Regione Luca Zaia: la realtà è ben diversa dalla retorica. Brunello lo affianca a un documento deliberato dal Consiglio regionale veneto nel luglio 2020, 2030: La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile: un esempio di strategia retorica e discorsiva che riesce a costruire un’immagine della realtà distante dal vero, a impedire che si crei un’opinione pubblica che sa distinguere i fatti dalla propaganda, e a suggerire l’idea che si tratta di scelte frutto di processi partecipativi (il documento è pubblicato in un  sito intitolato “Il futuro lo decidi tu”).

In un articolo recente, l’urbanista Chiara Mazzoleni spiega come la Regione Veneto, che pure per bocca del suo presidente Zaia dichiara di perseguire l’obiettivo del “consumo zero” di suolo, in realtà continua a registrare i maggiori indici di cementificazione in Italia: i mezzi con cui ciò avviene sono un disinvolto maquillage delle statistiche e delle classificazioni dei terreni, e il ricorso sistematico a deroghe e proroghe normative. 

Mentre Chiara Mazzoleni fa vedere quanto la realtà sia diversa dalle dichiarazioni ufficiali e dal senso comune che esse costruiscono, a me interessa invece far luce sul percorso inverso: vorrei capire cioè come le strategie retoriche e discorsive possano costruire un senso di sé e un’immagine della realtà, che pure abbiamo sotto i nostri occhi, così distante dal vero. 

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“Fare”? Ma anche rispondere alla cittadinanza e rendere conto di che cosa si fa. Seconda lettera pubblica all’assessore Renato Boraso

02/07/2021

di Direttivo di storiAmestre

Dopo oltre un mese, la lettera pubblica indirizzata all’assessore Renato Boraso da soci di storiAmestre e de I Sette Nani, a proposito dei progetti di viabilità intorno ai meandri del Rio Cimetto, non ha ricevuto nessuna replica né privata né pubblica. In compenso il “Gazzettino” del 1 luglio riporta altre dichiarazioni in merito dell’assessore. Il direttivo di sAm scrive perciò a sua volta per invitare Renato Boraso e la Giunta comunale a discutere le proposte dei Comitati, ribadendo che la partecipazione dei cittadini non può essere considerata una perdita di tempo e un intralcio per scelte già prese.

La lettera pubblica indirizzata all’assessore Renato Boraso il 27 maggio scorso, sottoscritta da soci di storiAmestre e de I Sette Nani, non ha mai ricevuto una risposta, né pubblica né privata. All’assessore Renato Boraso, dopo la sua intervista rilasciata al “Gazzettino”, chiedevamo di entrare nel merito delle proposte concrete che oltre venti comitati cittadini (da lui definiti spregiativamente “pseudo-comitati”) hanno elaborato perché la viabilità prevista tra la tangenziale e il centro di Mestre salvaguardi i meandri del Rio Cimetto. 

Dal “Gazzettino” di ieri 1 luglio (di nuovo dalla stampa), abbiamo saputo perché Boraso non ha ritenuto rispondere. L’assessore, e con lui la Giunta comunale, “ha deciso di evitare discussioni” che possano non tanto impedire il progetto, ma anche solo rallentarlo. Un “progetto blindato”, sostiene Boraso, imposto da Regione Veneto e Ferrovie nell’ambito della realizzazione del Sfmr (Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale): senza strada, niente stazioni; niente stazioni, niente Sfmr. Boraso aggiunge che il progetto è “ereditato”, giusto per scaricare ogni responsabilità secondo una prassi che vediamo in opera in ogni settore. Perciò “non si può perdere altro tempo”: se finora la Giunta pensava di votare una variante urbanistica, d’ora in poi ne farà meno e procederà con l’appalto dei lavori. Boraso rivendica “coraggio”, sostenuto anche dall’autore dell’articolo. Bel coraggio, l’assessore, che conclude da un lato con fumose promesse di varianti e migliorie in corso d’opera – ammissione pubblica di un progetto sballato – e dall’altro con una sobria minaccia: il Parco del Marzenego “esiste solo a parole”. Esisterà la nuova viabilità invece, perché “sennò si ferma davvero tutto”. Ai Comitati la responsabilità di bloccare il progetto di Sfmr e l’onere della prova.

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Una risposta pubblica all’assessore del Comune di Venezia Renato Boraso. A proposito di “progetti di viabilità” 

27/05/2021

di Piero Brunello, Fabio Brusò, Renzo Rivis, Giorgio Sarto

L’assessore alla mobilità del Comune di Venezia ha rilasciato una intervista, pubblicata dal Gazzettino, in cui, riferendosi alle richiesta di una viabilità alternativa lungo i meandri del Rio Cimetto avanzata da 21 associazioni cittadine, parla di “pseudo-Comitati” e di “fiabe”. Di seguito la lettera pubblica di risposta, scritta da chi sta sostenendo la mobilitazione promossa da associazioni, cittadine e cittadini per una viabilità alternativa lungo i meandri del Rio Cimetto, con una difesa dei Comitati e delle loro controproposte concrete e fattibili, e una precisazione su che cosa significhi e “mobilità” e a chi dovrebbero essere tenuti a rispondere gli amministratori pubblici.

Egregio assessore Boraso,

le scriviamo dopo aver letto la sua intervista, pubblicata sul Gazzettino del 26 maggio. Cominciamo dalle ultime tra le sue parole riportate: che cosa direbbe se qualcuno la chiamasse “pseudo-assessore”? E allora perché si permette di chiamare “pseudo-comitati” gruppi di cittadini che da anni difendono i meandri del Rio Cimetto? Certo questi comitati non riscuotono la fiducia del sindaco, che ha affidato a lei l’incarico di assessore, ma hanno fatto ben di più: si sono associati liberamente per tutelare beni collettivi, non raccontano “fiabe”, come lei sostiene nell’intervista, ma esprimono la loro posizione in forma argomentata, avanzando controproposte concrete e fattibili. Quando avrà un po’ di tempo, si documenti con gli interventi pubblicati su storiamestre.it, sito dell'associazione storiAmestre. Altre venti associazioni, a partire dall’associazione I Sette Nani che ben conoscono la zona operando alla Cipressina, hanno fatto sentire la loro voce come dimostra l’ampio successo della manifestazione promossa il 24 aprile scorso da “Cittadinanza attiva Chirignago Zelarino”.

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“Difendi il tuo bosco”. La manifestazione a Tessera, 9 marzo 2019

12/03/2019

di Fabrizio Zabeo

Riceviamo dal nostro amico e socio Fabrizio Zabeo qualche notizia e qualche foto sulla manifestazione che si è tenuta il 9 marzo scorso, in difesa degli alberi che la società SAVE, gestore dell’aeroporto Marco Polo di Venezia, vuole abbattere per costruire nuovi parcheggi. L’ampliamento dei parcheggi corrisponde anche a un progetto di ampliamento del traffico aereo in arrivo e in partenza dal Marco Polo. “Esigenze” delle politiche di sviluppo del turismo e degli affari, interessi della SAVE e salute degli abitanti a confronto.

Cara redazione del sito di sAm,

sabato 9 marzo ho partecipato all’imboccatura del viale che porta all’aeroporto Marco Polo alla manifestazione in difesa degli alberi che la SAVE intende abbattere per costruire dei parcheggi. L’iniziativa era appoggiata dalle associazioni ambientaliste e dai Comitati cittadini che da qualche anno cercano di salvaguardare le piante perché possono ridurre il rumore e gli scarichi prodotti dagli aerei. Tanto più ora che, dal 2015, la Regione Veneto ha concesso l’aumento dei limiti di rumore, sia di giorno sia di notte, nell’area attorno al Marco Polo.

Porto marittimo con grandi navi e aeroporto con traffico aereo in costante crescita: sono tra i maggiori responsabili dell’inquinamento a Venezia e in terraferma. Nel marzo di due anni fa c’era stata già una protesta a difesa della pineta e delle piante dell’ex vivaio Benetazzo davanti all’aeroporto. Ma nel frattempo la SAVE ha abbattuto la metà degli oltre sessanta pini marittimi di alto fusto della pineta e sta per radere al suolo le piante dell’ex vivaio: le associazioni promotrici hanno calcolato che in questo modo la SAVE, dopo aver disboscato in questi anni almeno dieci ettari di bosco e di pineta, si apprestano a tagliare gli ultimi quattro ettari – un migliaio di piante di diversa qualità – lungo la statale Triestina. Le foto che allego dimostrano quanto gli abitanti stanno cercando di fare per fermare il continuo consumo di suolo e la cementificazione del territorio. Unendomi a questa protesta, che so in sintonia con la sensibilità di storiAmestre e con la denuncia dei “Paroni a casa nostra” che il sito sta portando avanti, mando un caro saluto,

Fabrizio Zabeo

Ps Per documentarsi, si veda anche l’intervento pubblico di Cesare Rossi portavoce dell’Associazione CRIAAVe (Cittadini per la rimozione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Venezia) dell’11 settembre 2018, pubblicato da Pino Sartori nel sito de La Salsola.

  

  

        

  

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“Paroni a casa nostra”. “Dimenticare o minimizzare è una colpa”: arringa sul Vajont (1969)

10/03/2019

di Sandro Canestrini

Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2019 è morto Sandro Canestrini. In molti hanno ricordato l’uomo, il partigiano, l’avvocato “delle cause perse”, compresa quella dei familiari delle vittime del Vajont: è facile trovare in rete profili, rievocazioni, necrologi. Riprendiamo qui alcune pagine dell’arringa che pronunciò il 23 settembre 1969 (e fu subito stampata, a Firenze). Ci sembra adatto collocarle nella serie “Paroni a casa nostra”: profitti privati garantiti a spese della collettività, opposizioni e proteste locali ignorati o repressi, entusiasmi per le “grandi opere”, connivenza dei controllori con i controllati, tecnici e università al servizio… Due altri aspetti dell’arringa non smettono di sollecitarci: il richiamo alla responsabilità individuale dei tecnici e dei burocrati, la riflessione sulla continuità dello Stato, dei suoi apparati e dei suoi funzionari.

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“Paroni a casa nostra”. Che legalità, che paese, e che strade? Torniamo sulla Pedemontana Veneta

11/10/2018

di Piero Brunello

Un altro intervento di Piero Brunello a proposito della superstrada Pedemontana Veneta. L’occasione è data dalla stipula di un “Protocollo di legalità” firmato dal presidente della Regione Zaia e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Con un nuovo documento: l’ultima deliberazione della Corte dei Conti, datata 21 marzo 2018.

Alla fine dell’agosto 2018, in occasione della stipula ufficiale di un “Protocollo di legalità” per la realizzazione della Pedemontana Veneta, il ministro Salvini, con grande compiacimento del presidente della Regione Zaia, ha additato l’opera a modello da seguire per tutta l’Italia. A parte che il rispetto della legalità dovrebbe essere scontato, la notizia mi è sembrata così incredibile da convincermi a tornare sul tema, e a studiarmi l’ultima deliberazione della Corte dei Conti, del 21 marzo 2018, dal titolo La ridefinizione del rapporto concessorio della superstrada veneta, che riprende i rilievi segnalati negli ultimi anni dalla Corte stessa e dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).

Riassumo qui sotto le principali osservazioni (per altri aspetti rinvio ai miei contributi già pubblicati nel sito a fine 2016 e inizio 2018). Leggendo ci si potrà rendere conto di che paese e che legalità possa avere in testa chi arriva a proporre la Pedemontana Veneta quale esempio virtuoso. Dico subito che non si capisce perché la Corte dei conti usi un termine eufemistico come “criticità” invece di scegliere volta per volta l’espressione più adatta; comunque ecco le più importanti “criticità”, cominciando dagli inizi dell’opera.

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