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pagine scelte

«Il mio posto è dalla parte di chi griderà: Viva la Repubblica democratica e sociale!». Pagine dal «Bachelier» 

18/03/2020

di Jules Vallès, a cura di Enrico Zanette

Ricordiamo il 18 marzo, giorno del 1871 in cui cominciò la storia della Comune di Parigi. Per l’occasione il nostro amico e socio Enrico Zanette ha scelto e tradotto alcune pagine del romanzo di Jules Vallès, Le bachelier (1879-1881, secondo volume della trilogia a sfondo autobiografico completata da L’enfant e L’insurgé).

Voglio bene a quelli che soffrono, fa parte della mia natura, è così – e malgrado il mio modo di fare sanguigno e indolente, ricordo, penso, il mio cervello lavora. Leggo libri che parlano della miseria. 

La fede politica, il fuoco repubblicano si sono impossessati di una buona parte del mio cuore. Siamo un nucleo di repubblicani avanzati. Non andiamo d’accordo su tutto, ma siamo tutti per la Rivoluzione. «93, IL PUNTO CULMINANTE DELLA STORIA; LA CONVENZIONE, CHE ILIADE; I NOSTRI PADRI, CHE GIGANTI!». 

Quando dico che siamo d’accordo, intendo che abbiamo rischiato di venire alle mani più di una volta: un giorno ho dato a Robespierre del sorvegliante di collegio e a Jean-Jacques della pigna. 

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Archiviato in:Enrico Zanette, Jules Vallès, La città invisibile Contrassegnato con: 18 marzo, anniversari, Comune di Parigi, pagine scelte, repubblica democratica e sociale

Una visita al cimitero il giorno dei morti del 1954

01/11/2019

di Licisco Magagnato

Sono da poco disponibili al pubblico ottantatré lettere che si scambiarono Licisco Magagnato e Luigi Meneghello, edite da Francesca Caputo e Ettore Napione sotto il titolo «Ma la conversazione più importante è quella con te». Lettere tra Luigi Meneghello e Licisco Magagnato (1947-1974), (Cierre, Sommacampagna-Verona 2018). La ricorrenza del giorno dei morti ci offre il pretesto per riprendere alcuni brani di una lettera di Magagnato a Meneghello datata 2 novembre 1954. 

Caro Gigi,

Appena ricevuta la tua lettera così appassionata e nostalgica – oggi è anche il giorno dei morti, con un bel sole di San Martino che fa bene sperare delle elezioni americane e degli incassi arretrati in vista – sento il bisogno di scriverti con altrettanta foga autobiografica.

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Mai più questa divisa. L’8 settembre di Nuto Revelli

08/09/2019

di Nuto Revelli

Per l’anniversario dell’8 settembre 1943, quest’anno abbiamo riaperto La guerra dei poveri, le memorie della guerra e della Resistenza che Nuto Revelli pubblicò nel 1962. È un modo per ricordare anche il centenario dell’autore, nato il 21 luglio 1919.

Reduce dalla ritirata di Russia, Revelli si trovava a casa a Cuneo, in convalescenza. All’annuncio dell’armistizio, nel caos della città travolta da una “valanga grigioverde” di armate allo sbando, ritrova forze che non pensava più di avere. Per tre giorni passa da un comando all’altro, sperando di organizzare la resistenza; è la seconda delusione dopo il Don; arrivato “proprio in fondo al pozzo” smette di credere all’esercito e ai gradi e getta la divisa. La Resistenza comincia così. 

8 settembre. La notizia dell’armistizio mi entra in casa dalla strada. Gridano che la guerra è finita, che Badoglio sta parlando.

Con Anna scendo in via Roma, quasi di corsa, perché sento che un’altra guerra sta incominciando.

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Archiviato in:La città invisibile, Nuto Revelli Contrassegnato con: 8 settembre, Cuneo, pagine scelte

Il 25 luglio di due antifascisti: in Italia e in esilio

24/07/2019

a cura della redazione di storiAmestre

Ricordiamo l’anniversario del 25 luglio 1943 riprendendo alcune pagine di Emilio Lussu e di Piero Calamandrei. Lussu venne a conoscenza delle dimissioni e dell’arresto di Mussolini il 26, mentre era impegnato in una riunione clandestina a Lione (era esule dal 1929, dopo essere evaso dal confino di Lipari insieme a Carlo Rosselli). Calamandrei ascoltò l’annuncio radiofonico la sera del 25 nella sua casa estiva al Poveromo, sulla costa apuana.

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Archiviato in:Emilio Lussu, Piero Calamandrei, redazione sito sAm Contrassegnato con: 25 luglio, anniversari, antifascismo, diari, pagine scelte, ricordi

Un’officina sotto la chiesa. Figure e affabulazioni teatrali di un quartiere operaio 

11/05/2019

di Gigio Brunello

Riprendiamo i brani iniziali di Vite senza fine, uno dei testi teatrali della “Trilogia su Mestre” di Gigio Brunello, composto e rappresentato la prima volta al Centro Candiani di Mestre nel 2007 e ora pubblicato nel volume Tragedie e commedie per tavoli e baracche (2017). Ricordi di persone e di luoghi, fatti di cronaca sono trasfigurati e messi in scena in un racconto visionario, in cui riprende vita un vecchio quartiere operaio. 

Vite senza fine

Egidio era nato nel 1921 e a dodici anni fu messo sotto padrone alle Officine Darin di San Polo di Piave dove aggiustavano trattori e macchinari agricoli. Divenne un grande meccanico, di quelli che nel novecento ancora riparavano le ali alle mosche. Col tempo imparò a far bene tutto: il fabbro, il calzolaio, il falegname, l’orologiaio, l’elettricista, il muratore. Avevo sempre sognato di raccontare a teatro il suo universo della Meccanica e aspettavo solo l’idea buona. In quel periodo stavo costruendo una grande ruota di mulino per pescare l’acqua dal fiume che passa sotto casa mia. Volevo realizzare una coclea. Avevo tutto in mente ben chiaro: ci voleva una copia conica che moltiplicasse il numero di giri per azionare una pompa di sollevamento e ci volevano buone saldature, cosa non da me. Qualcuno mi suggerì di portare la ruota nei sotterranei della chiesa del Villaggio San Marco, un vecchio quartiere operaio di Mestre, lì avrei trovato quello che cercavo. Mi presentai in chiesa incredulo con la ruota a seguito e si affacciò Sergio in tuta blu. Mi accompagnò in visita alla grande officina allestita nei sotterranei. Una fabbrica sotto la chiesa: era quella l’idea buona per uno spettacolo su mio padre.

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Archiviato in:Gigio Brunello Contrassegnato con: pagine scelte, ricordi, storia del lavoro, storia del movimento operaio, teatro

“In che senso rivoluzione?”. Il Quarantotto a Venezia

16/03/2019

di Piero Brunello, a cura di Andrea Lanza

Primavera, tempo di rivoluzioni. Quest’anno ricordiamo l’anniversario delle “giornate rivoluzionarie” del Quarantotto a Venezia (17-22 marzo) riprendendo alcune pagine da un libro recente di Piero Brunello, Colpi di scena. La rivoluzione del Quarantotto a Venezia (Cierre, Sommacampagna 2018). L’autore parlerà del suo libro lunedì 18 marzo (il giorno dell’insurrezione popolare a Venezia, la prima delle cinque giornate del Quarantotto a Milano e il primo giorno della Comune di Parigi del 1871), alle ore 19 all’Avamposto a Rialto. Il libro sarà presentato a Mestre il 20 marzo, presso lo spazio Negozio Piave 67, alle 17,30 (con l’autore, Paola Sartori e Fabio Bortoluzzi).

Nota del curatore

Il libro di Piero Brunello di cui presentiamo qui alcune pagine è diviso in due parti diverse per approcci e linguaggi, separate da un breve intermezzo. Le prime duecento pagine sono un racconto corale di una rivoluzione in divenire, scandito per giornate: dal 17 al 22 marzo 1848. Sulla base di fonti raccolte in una quarantina d’anni di ricerche, l’autore alterna punti di vista diversi, con testimonianze talvolta inconciliabili, di persone che si trovavano in posizioni diverse – nella società e nello spazio fisico –, mettendole a confronto con il racconto degli eventi rivoluzionari che sarebbe diventato quello “ufficiale”. Brunello mostra come gli eventi che portano alla proclamazione della Repubblica si producano al di là delle previsioni e delle attese delle persone coinvolte, e grazie all’apparente convergenza di classi e visioni politiche diverse. Allo stesso tempo, osserva come non furono mai realmente superate le distanze e le diffidenze che separavano le classi popolari anche da quei benestanti impegnati nella rivoluzione, che si autodefinivano membri della classe “intelligente” (aggettivo che oltre a dare un’idea delle qualità che si attribuivano, contiene specularmente tutta l’incapacità di capire l’intelligenza popolare). Se per le prime la rivoluzione non poteva che essere sociale, per i secondi non doveva che essere politica, e agli stessi termini (repubblica, per esempio) erano attribuiti significati ben diversi.

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Archiviato in:Andrea Lanza, Letture, Piero Brunello Contrassegnato con: 1848, anniversari, pagine scelte, rivoluzione, storiografia, Venezia

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