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pacifismo

“Naja che noja”. Una lettera aperta sul senso di una celebrazione

14/09/2021

a cura di Fabio Brusò

Domenica 12 settembre, il nostro socio e amico Fabio Brusò, insieme ad alcuni amici e compagni obiettori di coscienza al servizio militare negli anni Ottanta e Novanta, ha consegnato una lettera aperta agli organizzatori della 379a edizione della Fiera Franca di Chirignago. Il motivo è che l’Associazione Fiera Franca quest’anno ha deciso di dedicare la manifestazione alla “Leva militare/Naja”, celebrata con una parata che si è tenuta sabato 11 settembre e una mostra sul tema. La lettera degli obiettori propone piuttosto di interrogarsi sul senso e sull’opportunità di una rievocazione acritica verso un modello educativo che è stato contestato e non è da rimpiangere oggi, soprattutto per i suoi risvolti sessisti, misogini e omofobobi. A quasi mezzo secolo dall’istituzione del Servizio civile in Italia, che riconosceva la battaglia per l’obiezione di coscienza al servizio militare, a quasi vent’anni dall’abolizione della leva militare, l’invito è quello di riflettere sul concetto di difesa armata, di difesa civile/popolare noviolenta; e di fare i conti con la scandalosa spesa militare nel nostro paese,e con i fallimenti delle spedizioni militari, cui anche l’Italia ha partecipato e che in questi giorni sono sotto gli occhi di tutti.

In occasione della Fiera Franca di Chirignago da voi organizzata leggiamo che questa edizione 2021 è dedicata alla “Leva militare/Naja”, con “iniziative in riconoscenza ai ragazzi di LEVA/NAIA che a vent’anni hanno servito la patria e contribuito con essenziale supporto all’operatività e alla logistica dell’Esercito e delle Forze Armate d’Italia”. 

[Leggi di più…] info“Naja che noja”. Una lettera aperta sul senso di una celebrazione

Archiviato in:Fabio Brusò, La città invisibile Contrassegnato con: Alberto Laggia, antimilitarismo, Bernardino Mason, Carlo Giacomini, Gianluca Trabucco, intervento, Loris Trevisiol, Luciano Scalettari, Mariano Montagnin, Massimo Corezzola, militarismo, obiezione di coscienza, pacifismo, Pierangelo Molena, servizio militare, Valter Rigoni

«Un pezzo grosso ha detto…». Una lettera sulla guerra e sulla pace

15/04/2017

di Pasquale De Curtis

L’amico Pasquale De Curtis ci ha scritto una lettera a proposito delle notizie di guerra questi ultimi giorni, accompagnata da tre brani tratti da un’intervista a Carlo Cassola del 1977. Pubblicandola, ricordiamo Cassola, di cui quest’anno cade il centenario della nascita, e pensiamo agli auguri che in questi giorni vengono scambiati in tanta parte dell’Europa e del mondo. Ci associamo a questo rito augurando che una volta tanto a primavera i re non vadano alla guerra, e che noi sudditi sappiamo impedirlo.

Cari di storiAmestre,

commentando le notizie di questi giorni quasi tutti ricordano la guerra fredda, i primi anni dell’«era atomica», anche i missili di Cuba… Per prima cosa, a me sono venuti in mente le voci di quelli che Marco Toscano, sul vostro sito, indicava come autori e autrici di «avvisi per i posteri» dopo il massacro della prima guerra mondiale.

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Archiviato in:Carlo Cassola, La città invisibile, Letture, Pasquale De Curtis Contrassegnato con: anniversari, pacifismo

“In contrasto col pensiero e l’agire dominanti”. Un ricordo di Pietro Pinna (1927-2016)

19/04/2016

di Elena Iorio

Il 13 aprile scorso è morto Pietro Pinna, che, rifiutando di svolgere il servizio militare, nel 1948, riuscì a sollevare la prima discussione pubblica sul diritto di obiezione di coscienza in Italia. Elena Iorio lo ricorda ricostruendo, anche sulla base di documenti inediti, le vicende del suo rifiuto e del processo che ne seguì.

Il 13 aprile 2016 è morto Pietro Pinna, il più famoso obiettore di coscienza al servizio militare italiano. Non fu il primo giovane a rifiutarsi di impugnare le armi, di indossare la divisa o di sottostare alla disciplina militare, ma fu il primo che in Italia rifiutò il servizio militare fornendo pubblicamente una motivazione etica laica alla sua scelta, non legata cioè a motivi religiosi o politici. Fu grazie al suo gesto, e al processo che ne scaturì, che si aprì in Italia la discussione sul diritto negato di dire “no” alla guerra e alle armi. Fu con Pinna che iniziò il lungo e tormentato cammino di richiesta di emanazione di una legge in favore dell’obiezione di coscienza che arriverà solo nel 1972.

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Archiviato in:Elena Iorio, La città invisibile Contrassegnato con: antimilitarismo, obiezione di coscienza, pacifismo, Pietro Pinna, storiografia

Il femminismo pacifista e la Prima guerra mondiale

12/05/2015

di Giannarosa Vivian

Pubblichiamo il testo dell’intervento che Giannarosa Vivian ha tenuto all’incontro pubblico Mai in nome della guerra, organizzato dall’associazione culturale “I Sette Nani” in collaborazione con la Municipalità di Chirignago Zelarino il 15 marzo 2015. Segnaliamo che il testo del discorso di Jane Addams, alla presidenza del Congresso Internazionale delle Donne per la Pace del 1915, sarà pubblicato nelle “pagine di storiAmestre” del prossimo Quaderno dell’associazione, in uscita a fine maggio: seguiranno presto ulteriori informazioni.

Il Congresso dell’Aja

Dal 28 aprile al 1 maggio 1915 si svolse all’Aja il Congresso Internazionale delle Donne per la Pace. L’Europa era in guerra da poco meno di un anno, e di lì a un mese sarebbe entrata in guerra anche l’Italia. Il Congresso, organizzato da donne provenienti tanto da Paesi belligeranti quanto da Paesi neutrali, rappresenta un momento importante della storia del femminismo pacifista – e del pacifismo in generale –, perché fu il primo a essere organizzato a livello internazionale con la guerra in corso, e dopo che i partiti socialisti – tranne quello italiano – si erano schierati a fianco dei rispettivi governi. Benché fosse un momento di angoscia, e per molte delle donne presenti di profondo dolore personale, l’incontro portò un segnale di speranza in un futuro in cui le guerre sarebbero state messe al bando: espresse la convinzione che la barbarie poteva essere contrastata dall’impegno di donne e uomini di pace, e ribadì la fiducia che alla fine la violenza e l’ingiustizia non l’avrebbero avuta vinta sull’umanità e sulla civiltà. 

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Archiviato in:Giannarosa Vivian, La città invisibile Contrassegnato con: donne, femminismo, pacifismo, prima guerra mondiale

Mai in nome della guerra. Domenica 15 marzo 2015

12/03/2015

di sAm

L’associazione storiAmestre partecipa all’incontro pubblico Mai in nome della guerra, organizzato dall’associazione culturale “I Sette Nani” in collaborazione con la Municipalità di Chirignago Zelarino. Interverrà Giannarosa Vivian, nostra socia, nonché ex presidente e componente del direttivo in carica, con la relazione Il femminismo pacifista e la prima guerra mondiale.

L’appuntamento è per domenica 15 marzo presso l’auditorium Lippiello, alla Cipressina, a partire dalle ore 16.

Per ulteriori informazioni, si può visitare il sito del Comune di Venezia.

Per scaricare la locandina con il programma completo, cliccare qui.

Archiviato in:Agenda Contrassegnato con: femminismo, guerra, pacifismo, prima guerra mondiale

Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 2

15/05/2014

di Marco Toscano

Secondo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale. 

Cari di storiAmestre,

pensando alla presenza del pacifismo prima del 1914, ecco un romanzo che ebbe un enorme successo in tutta Europa in quel periodo, tanto da far vincere il premio Nobel per la pace alla sua autrice nel 1905. Bertha von Suttner era nata a Praga, allora asburgica, da un feldmaresciallo austriaco. Visse a Parigi, sposò il barone von Suttner contro la volontà della famiglia e visse con lui nel Caucaso prima di essere riaccettata dalla famiglia e stabilirsi in Austria. Il suo romanzo Die Waffen nieder! (Abbasso le armi!), uscito nel 1889, fu tradotto in sedici lingue: solo in Germania ebbe quasi quaranta edizioni. L’autrice morì a settant’anni nel giugno 1914, una settimana prima dell’attentato di Sarajevo, convinta che lo spirito militare stesse scomparendo. Ma non era solo una sua opinione: era un modo di pensare comune. L’idea sottostante al romanzo è infatti che la guerra e lo spirito militare appartengono all’infanzia dell’umanità, e cessano con il progredire della civiltà, cioè in quel mondo in cui la baronessa von Suttner, e altrettanto i suoi lettori, era convinta di vivere. A Londra era stata istituita fin dal 1880 un’Associazione internazionale per l’Arbitrato e la pace: disarmo degli Stati, fratellanza tra i popoli, arbitrato internazionale in casi di conflitto. Bertha von Suttner ci credeva: le sembrava una buona soluzione.

[Leggi di più…] infoAvvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 2

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