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“Mestre ha un buco nero”. Immagini da un presidio

17/12/2021

a cura di redazione di storiamestre.it, foto di Claudio Pasqual

Sabato 12 dicembre 2021 si è svolta a Mestre una manifestazione promossa dal Comitato ex Umberto I Bene Comune, a cui hanno aderito cittadine, cittadini e associazioni, tra cui storiAmestre. Dopo una prima sosta in via Circonvallazione, il presidio si è spostato all’entrata del vecchio ospedale, davanti al padiglione Cecchini, per concludersi dentro l’attuale parcheggio, in riva al Marzenego. Toccando questi luoghi – definiti il “buco nero” della città – la manifestazione ha voluto protestare per l’abbandono in cui versa l’area, e avanzare richieste per un intervento comunale sui padiglioni storici, che restano pubblici anche dopo la vendita dell’area al gruppo di supermercati Alì, e per la “restituzione del verde pubblico” ai cittadini.

Documentiamo la mattinata con alcune foto scattate dal nostro amico e socio Claudio Pasqual.

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Il milione, ovvero uno da Camisan alla scoperta della città metropolitana. 10

06/03/2020

di Carlo Cappellari

Un’altra escursione nel centro storico di Mestre: nel “buco” comparso da anni al posto dell’ospedale Umberto I.

Il buco di Alì

Carissima Compagnia Gongolante,

anche questa settimana rimaniamo urbani per raccontare e documentare il più grosso buco del centro di Mestre. È stato il vecchio castello di Mestre, è stato un monastero dei frati veneziani di San Salvador, è stato l’Ospedale Umberto I, adesso è solo il buco del “signor Alì”.

Il “sig. Alì” si chiama in realtà Francesco Canella, titolare della catena di supermercati Alì, abbreviazione per “alimentari”, diffusa in Veneto ed Emilia con un fatturato annuale di oltre un miliardo di euro. L’anno scorso ha ricevuto una laurea ad honorem all’Università di Padova, in “italian food and wine” e, quindi adesso si può chiamare dott. Canella o anche dott. miliardo visto il fatturato.

Che ci farà il dott. Canella del buco che ha da poco acquistato all’asta del fallimento della precedente proprietà? In una intervista pubblicata sul Gazzettino del 6 maggio 2019, la stessa da cui ho ricavato i dati precedenti, Canella rivendicava anche l’attenzione per l’ambiente come costante, da sempre, delle sue politiche aziendali: “Siamo stati i primi a piantare alberi per difendere l’ambiente, 10.614 alberi piantati in tutti i territori dove siamo presenti”. Io sono fiducioso, ma l’improvvisa attività di macchine operatrici, lo scorso dicembre, mi ha fatto sorgere qualche apprensione e la curiosità di “andare a vedere”, cosa naturale per ogni iscritt* all’associazione storiAmestre che ce l’ha per motto.

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Là dove c’era l’Umberto I ora c’è… Un cantiere per vicino (2010-…)

18/11/2013

di Claudio Pasqual

Per l’incontro Mestre per noi, del settembre 2013, Claudio Pasqual aveva previsto un quarto e ultimo breve intervento, ma il tempo non è stato sufficiente per pronunciarlo. Ne pubblichiamo qui il testo, che fa direttamente seguito all’excursus sul secolo di storia dell’ospedale Umberto I.

2 febbraio 2011

Da quando ha chiuso l’Umberto I, il traffico in Quartiere San Paolo si è quasi azzerato. Prima, quando tornavo a casa venendo dalla tangenziale, molte volte la coda di auto al semaforo di via Filiasi cominciava già ai piedi della rampa del cavalcavia, adesso si scorre veloci fino all’incrocio con via Torre Belfredo.

7 luglio 2012

Degli edifici dell’Umberto I scampati alla demolizione, una è la palazzina sul lato opposto di via Antonio da Mestre rispetto all’ospedale, dove hanno avuto sede il dispensario antitubercolare e per ultimo il centro prenotazioni. Da qualche giorno vedo le finestre all’ultimo piano di questo edificio illuminate. Un tardo pomeriggio passando lì sotto abbiamo visto alla finestra un uomo che faceva la doccia. Ho fatto più ipotesi. Occupanti abusivi – ma non avrebbero lasciato loro elettricità e acqua. Oppure gli uomini della sorveglianza del cantiere, alloggiati qui nei turni di riposo. Oppure che la nuova proprietà abbia temporaneamente affittato dei locali a qualcuno?

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L’ospedale Umberto I di Mestre, 1906-2008

14/11/2013

di Claudio Pasqual

Pubblichiamo l’intervento che Claudio Pasqual aveva preparato per l’incontro Mestre per noi (settembre 2013), ma che per ragioni di tempo non ha potuto pronunciare.

1. Finché rimase un paesone, ancora per quasi tutto l’Ottocento, Mestre non ebbe un ospedale, e i suoi malati più gravi erano curati a Venezia, ai Santi Giovanni e Paolo. Eppure a Mestre durante quel secolo si discusse a più riprese, nel 1839, 1858, 1867, 1878, di aprire un ospedale, ma ogni volta non se ne fece nulla, anche per scarsità di fondi. La svolta arrivò a inizio Novecento, all’epoca della prima urbanizzazione, che trasformò Mestre in una piccola città, a un ritmo già allora vertiginoso: basti dire che i suoi abitanti arrivarono a raddoppiare in soli vent’anni, da 12.000 nel 1901 a 23.500 nel 1921.

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