di Silvio Guarnieri
Ormai da qualche anno il rito ufficiale del 25 aprile comprende il divieto di cantare Bella ciao. Anche nel 2014 avremmo potuto riprendere lo spunto, questa volta dalla cronaca di Pordenone, ma ci limitiamo a rimandare a quanto abbiamo già pubblicato nel 2010 e nel 2011. L’anno scorso abbiamo augurato buon 25 aprile con una rievocazione della Liberazione a Venezia, scritta da Maurizio Reberschak. Quest’anno riprendiamo alcune pagine di Silvio Guarnieri, tratte dalla sua Storia minore. Guarnieri, che in quei giorni di fine aprile 1945 si trovava a Timisoara, rievoca senza retorica i giorni della Liberazione a Feltre sulla base dei racconti che ne avevano tramandato la memoria. Esercito nemico in fuga, ultimo scontro militare, formazioni della brigata Gramsci in città, folla in piazza, colpi d’arma da fuoco, arrivo degli alleati, disarmo dei partigiani, due fascisti in uniforme tedesca giustiziati: e nell’aria la restaurazione.
Erano gli ultimi giorni dell’aprile del 1945; per le strade che portavano al nord passavano le colonne dell’esercito tedesco in rotta; una fila continua di formazioni ancora inquadrate dagli ufficiali, con le armi pronte alla difesa come all’offesa, intervallate dagli automezzi carichi di quei soldati che erano riusciti a farvisi un posto, di chi più non riusciva a camminare, di feriti e di mutilati e da qualche carro armato che arrancava consumando le ultime riserve di carburante; ma quell’ordine, quell’orgoglioso residuo di una disciplina accettata come un costume, come un segno di dignità finivano con l’essere sommersi e sconvolti dalle ondate degli uomini che si andavano trascinando nella fatica del troppo lungo camminare; ed in parte avevano gettato le armi, ed in buona parte avevano le divise strappate, le scarpe sfondate; anche portavano le tracce evidenti delle offese ricevute e che andavano ricevendo; sia in scontri occasionali con forze partigiane, sia, e queste ben più gravi, per i mitragliamenti a tappeto con cui di quando in quando andava accompagnandoli l’aviazione alleata; sconvolgendo le loro file, seminando la strada di morti e di feriti, incendiando gli autocarri; provocando dei vuoti spaventosi. Nel Feltrino le formazioni partigiane, dalle montagne dove avevano avuto le proprie basi, scendevano a valle, verso le grandi vie di comunicazione su cui si affollava, nella sua marcia faticosa e sanguinosa, l’esercito nemico, l’esercito sconfitto. Qualcuna, giunta in quei pressi, prendeva posizione, si attestava con le armi pronte; attendeva gli ordini.
[Leggi di più…] infoGli ultimi giorni dell’aprile del 1945. La Liberazione nel Feltrino