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No Tav

Di che cosa parliamo quando parliamo della condanna di Roberta Chiroli. Una rassegna di voci con qualche considerazione

11/09/2016

di redazione sito sAm

Il 22 giugno siamo intervenuti a proposito della condanna subita da Roberta Chiroli per “concorso morale” a un’azione di protesta in Val di Susa ritenuta penalmente rilevante, pubblicando una nota “a difesa del resoconto etnografico”, accompagnata da alcune pagine che Guido Lanaro ha pubblicato sul movimento No Dal Molin nella collana dei Quaderni di storiAmestre. Il 12 luglio abbiamo ospitato un intervento della stessa Chiroli. Durante l’estate abbiamo continuato a seguire e a discutere questa vicenda, e riprendiamo ora la parola in vista dell’incontro del 12 settembre Dall’Egitto alla Val di Susa. La ricerca in campo organizzata da alcuni amici di Ca’ Foscari. Questo è il nostro contributo a distanza.

Fraintendimento e attacco alla libertà di ricerca

Le prime voci a difesa di Roberta Chiroli, a metà giugno, hanno sostenuto che la condanna penale è frutto di un fraintendimento: descrivendo nella sua tesi l’azione incriminata, Roberta Chiroli ha usato la prima persona plurale (il “noi partecipativo”) e il giudice, accogliendo la tesi del PM, e ignorando entrambi gli usi della disciplina, ha visto in un espediente narrativo proprio dell’antropologia la prova del contributo all’azione. Così scrivono i quotidiani al momento in cui la condanna diventa pubblica, tra il 15 e il 16 giugno 2016, e così viene ripresa la notizia nei giorni successivi.

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Archiviato in:La città invisibile, redazione sito sAm, Senza categoria Contrassegnato con: Ca' Foscari, intervento, No Tav, Roberta Chiroli, Torino, Venezia

Raccontare la disobbedienza civile

12/07/2016

di Roberta Chiroli

Dopo aver pubblicato il nostro intervento A difesa del resoconto etnografico, abbiamo chiesto a Roberta Chiroli, condannata per “concorso morale” in azioni compiute dal movimento No Tav che stava documentando per la sua tesi di laurea, di delinearci la sua esperienza di ricerca e la vicenda che ne è seguita, quando una tesi di laurea non consultabile è passata agli atti di un processo. Dove ci si interroga sulla disobbedienza civile e sul valore della descrizione.

1. Nell’estate 2013 ho trascorso tre mesi in Val Susa per svolgere una ricerca sul movimento No Tav, per la tesi di laurea specialistica in Antropologia Culturale. Ho scelto di fare la mia tesi magistrale sul movimento No Tav perché nutrivo – e nutro ancora – un interesse accademico e politico per i movimenti sociali e per esperienze di antagonismo e di politica dal basso, perciò il movimento valsusino mi incuriosiva molto per la sua unicità e tenacia, e soprattutto per la crescita e l’evoluzione che ha avuto negli anni.

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Archiviato in:La città invisibile, Roberta Chiroli Contrassegnato con: descrizione, disobbedienza civile, intervento, No Tav

A difesa del resoconto etnografico. Nota su una condanna di primo grado, giugno 2016, con pagine scelte

22/06/2016

di redazione sito sAm

Qualche giorno fa, la stampa nazionale ha dato notizia della condanna di Roberta Chiroli da parte del Tribunale di Torino per “concorso morale” in azioni compiute dal movimento No Tav nel corso di una manifestazione avvenuta il pomeriggio del 14 giugno 2013. Roberta Chiroli, all’epoca laureanda in antropologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, stava seguendo assieme a una dottoranda dell’Università della Calabria la protesta di un gruppo di liceali contro le ditte impegnate nei lavori della Torino-Lione, per raccogliere materiale e dati ai fini della sua tesi (poi discussa nell’anno accademico 2013-14 con il titolo Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità). La dottoranda è stata assolta, mentre Roberta Chiroli è stata condannata a due mesi di reclusione con la condizionale per “concorso morale in violenza aggravata e occupazione di terreni”.

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