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Monselice

Giuseppe Bedin (1901-1939), un bandito tra Robin Hood e Dillinger

12/05/2016

di Francesco Selmin

Per gentile concessione dell’autore e dell’editore, pubblichiamo parte del terzo capitolo del libro di Francesco Selmin, Ammazzateli tutti! Storia di banditi del Veneto, Cierre, Sommacampagna (Verona) 2016, dedicato alle gesta della banda Bedin, attiva alla fine degli anni Trenta, ma con esiti che arrivano fino alla Resistenza. La ricerca di Selmin affronta nel complesso tre casi di banditismo nel Veneto, in particolare nell’area della Bassa Padovana: le insorgenze del 1809, il brigantaggio represso dalle autorità austriache a metà Ottocento, e infine la banda Bedin. Le analogie tra i tre casi rinviano ai caratteri sociali di lungo periodo di una società bracciantile.

Sulla strada del delitto

Giuseppe Bedin nasce il 25 marzo 1901 a Monselice in via Vetta, una strada comunale che, partendo dal cimitero, si inoltra nella campagna in direzione di Pozzonovo: il padre Girolamo è contadino, la madre Anna Rocca casalinga. Da ragazzo aiuta i genitori nel lavoro dei campi. Nel febbraio 1922 parte per il servizio militare. Il 23 settembre dello stesso anno si sposa a Monselice con Enrichetta Molon, che meno di un mese dopo il matrimonio dà alla luce Dino, il figlio primogenito. Terminato il servizio di leva, tenta la fortuna emigrando in Francia. Per qualche tempo si stabilisce a Maizières-lès-Metz, nella regione mineraria della Lorena, dove il 1° luglio 1925 la moglie partorisce il secondogenito Bruno.

[Leggi di più…] infoGiuseppe Bedin (1901-1939), un bandito tra Robin Hood e Dillinger

Archiviato in:Francesco Selmin, La città invisibile Contrassegnato con: banditismo, classi popolari, Monselice, pagine scelte, Resistenza, storiografia

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