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Mestre

Breve storia delle acque di Mestre, in occasione del Marzenego scoperchiato

05/07/2012

di Claudio Pasqual

Lo scoperchiamento del Marzenego in via Poerio – subito annunciato temporaneo – ha riacceso l’attenzione sul tema del rapporto di Mestre con l’acqua. Qui di seguito pubblichiamo un intervento sul tema che abbiamo chiesto al nostro amico e socio Claudio Pasqual. 

Di acqua ne scorre, oggi, dentro Mestre, ma è quasi invisibile e comunque la si nota assai poco. Un fiumicello torbido, il Marzenego, l’attraversa incassato tra due file di case e sponde verticali di mattoni sotto il ponte delle Erbe in piazzetta Matter e in riviera Magellano, altrove compare per brevi tratti in luoghi poco accessibili o poco frequentati del centro, discosti dallo sguardo di chi passa. Eppure ancora all’inizio del Novecento, Mestre era fuor di dubbio un “luogo d’acque”. Non mi riferisco alla laguna, poco distante ma invisibile: non è acqua salmastra a bagnare Mestre, per quanto vicinissima al mare, è acqua dolce di fiume e di canali.

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In città. Mestre, aprile-maggio 2012

05/06/2012

di Claudio Pasqual

Il nostro amico e socio Claudio Pasqual ha cominciato a tener nota di cose viste e sentite a Mestre e dintorni. Concerti, incontri, discussioni e riti pubblici, vicende scolastiche, passanti, voci, pizze tra amiche, canzoni, negozi, lingue, vetrine, cartelli…

“Una maniera facile per far la conoscenza di una città è quella di cercare come vi si lavora, come vi si ama e come vi si muore”.

Albert Camus, La peste

26 aprile 2012

Concerto dei Modena City Ramblers al Forte Marghera, dove si sta svolgendo “Scarpe Rotte”, manifestazione per la Festa della Liberazione e il Primo Maggio. Canzoni della Resistenza, canzoni di lotta degli anni Sessanta (Morti di Reggio Emilia, Contessa), brani legati a vicende più recenti o attuali (la mafia, Peppino Impastato, l’associazione Libera). Ritmo travolgente – i Modena cantano in italiano sulle melodie della tradizione popolare irlandese, e questo dice tutto –, grande entusiasmo e partecipazione emotiva. Ci sono molti ragazzi, chissà perché ma non me ne aspettavo così tanti. Mi appaiono ingenui e pieni di slanci. Saltano, ballano, cantano. Però: tranne i classici, Bella ciao e Scarpe rotte, conoscono meno i canti della Resistenza. Brani come Ribelli della montagna o Oltre il ponte scuotono pochi, scuotono meno. Invece tutti cantano in coro e con foga I cento passi.

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Acque alte a Mestre e dintorni. In visita al laboratorio Mestre Novecento

14/12/2009

a cura di Maria Giovanna Lazzarin

Sabato 24 ottobre 2009, nell’ambito del progetto «Acque alte a Mestre e dintorni», è stata fatta una visita al Laboratorio Mestre Novecento, presso il Centro culturale Candiani di Mestre. Giorgio Sarto, curatore scientifico di Mestre Novecento, ha presentato, materiali storici ed elaborazioni cartografiche su allagamenti, regimazione dei corsi d’acqua e bonifiche, scolmatore, acquedotto, fognature. Ecco un resoconto di quel pomeriggio. Le foto sono del Consorzio di Bonifica Dese Sile -Mestre Novecento.

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Storie di Mestre

27/02/2009

di Piero Brunello

Riprendiamo un altro intervento di Brunello del 1988. Come nel caso di Dubbi sull’esistenza…, aggiungiamo un invito-augurio perché ci sia presto un aggiornamento. Anche solo un giro presso la biblioteca civica centrale di Mestre, dove la sezione «storia locale» è singolarmente suddivisa in «locale» (Venezia) e «più locale» (Mestre, Marghera e dintorni), potrebbe diventare un esercizio interessante.

Nota dell’autore. Questa è la relazione d’apertura al primo convegno di storiAmestre, tenutosi nella sala del Consiglio di Quartiere Carpenedo-Bissuola nei giorni 25-27 marzo 1988, pubblicata poi negli atti editi in collaborazione con il Movimento di Educazione Cooperativa (storiAmestre-Mce, La città invisibile. Storie di Mestre, a cura di Domenico Canciani, Arsenale, Venezia 1990, pp. 13-22). Era la prima uscita pubblica dell’associazione. La sala-teatro era affollata, non solo di gente di Mestre. Ricordo tra gli altri Ferruccio Vendramini, allora direttore dell’Istituto storico bellunese della Resistenza. La fase dell’impetuosa crescita urbanistica era terminata da poco, e Mestre cominciava a non sopportare più la vicinanza di Porto Marghera. In questo contesto cercavo di chiarire i motivi che ci spingevano a costituire una nuova associazione storica cittadina, visto che già esisteva da anni un collaudato Centro studi storici di Mestre. Le parole di Jean Améry, ricordate in apertura, mi sembrano tuttora attuali (p.b., 23 febbraio 2009).

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Archiviato in:La città invisibile, Piero Brunello Contrassegnato con: Mestre, pagine scelte, storiografia

Dubbi sull’esistenza di Mestre e prove della sua inesistenza

20/02/2009

di Piero Brunello

Ripubblichiamo questo testo, scritto da Piero Brunello nel 1990, con grandissimo piacere e per tanti motivi. Dice tantissimo su «Mestre» alla fine degli anni Ottanta, ma non è così facile trovarlo nelle biblioteche (fate conto, per curiosità, di cercarlo nel sistema bibliotecario del Comune di Venezia), perciò averlo in rete è una comodità. Risale ai primi passi di storiAmestre e – per stile, tono, temi – contiene molto dello spirito e delle discussioni che hanno caratterizzato i primi vent’anni della vita dell’associazione. E poi il «Piano del Capitale» ha funzionato, il compito è stato svolto: gli anni Novanta (e Duemila) sono diventati davvero quelli di «Mestre è bella» e di «Greetings from Mestre». L’ultima ragione per cui presentiamo il testo è la più ovvia: per il piacere di pubblicare, in futuro, l’aggiornamento che Brunello annuncia.

Nota dell’Autore. Questo testo, nato da conversazioni con Bepi Molin, è il discorso tenuto presso il Centro Civico di Carpenedo-Bissuola il 19 aprile 1990 per l’uscita dei primi due volumi di storiAmestre. Non era pensato per la stampa. Fu Bruno Anastasia, presente all’incontro, a ospitarlo nella sezione «C’è dell’ordine in questa follia» della rivista «Oltre il ponte» (VIII, 1990, 31, pp. 147-161). È apparso poi in appendice a Mestre finestre e controfinestre. Canzoni scritte e cantate da Gigio Brunello, Stamperia Cetid, Mestre 1993, pp. 34-41. Qui viene ripubblicato con qualche taglio alla Premessa, troppo legata all’occasione. A distanza di quasi vent’anni, il testo avrebbe bisogno di essere aggiornato, ed è quanto mi riprometto di fare. (p.b., febbraio 2009)

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Le rose bianche. Un ricordo degli anni Trenta da Mestre, via Piave

27/07/2008

di Renzo Zorzi

Nota della redazione. Spulciando la collezione del quotidiano «L’Italia socialista», in un numero della fine del 1948, ci siamo imbattuti in un ricordo d’infanzia di Renzo Zorzi. Zorzi, nato nel 1921, già legato al gruppo antifascista «Giustizia e Libertà», era stato membro del Partito d’Azione fino a che questi non si era sciolto, nel 1947. «L’Italia Socialista» era la testata erede dell’«Italia Libera», già quotidiano del PdA, ed era allora diretto da Aldo Garosci, Zorzi sarebbe diventato un’importante personalità della cultura italiana del dopoguerra, legando il suo nome alle attività promosse da Adriano Olivetti e, dopo la morte di questi, dalla Fondazione Olivetti; tra i profili biografici consultabili in rete, rimandiamo a quello del sito della Fondazione Cini.

L’articolo apparve su «Italia Socialista» del 25 novembre 1948 sotto il titolo è «Le rose bianche»; il sottotitolo con cui appare qui è responsabilità della redazione di sAm. Non siamo riusciti a contattare Zorzi, ma lo ringraziamo qui, contando sul fatto che questa ripubblicazione non gli sia sgradita.

Nelle vacanze tra la prima e la seconda ginnasio (abitavo allora con la famiglia a Mestre, nel primo fabbricato delle case dei ferrovieri di via Piave) lavorai come fiorista nel negozio di un fioraio non molto distante da casa, nei pressi della piccola chiesa di cemento bianco, in piazzetta Piave, che fu poi abbattuta da una bomba durante la guerra. Dalla porta del negozio vedevo la bottega di faccia, anch’essa sotto i portici, che era la cartoleria Burigana, dove si vendevano, oltre che quaderni e oggetti di cancelleria e tutto l’occorrente per la scuola, anche giocattoli, maschere di carnevale, e una quantità di cose. Quello che mi teneva gli occhi sul vetro della larga vetrina erano allora i libri. Fu in quel periodo che cominciai a conoscere veramente cosa fossero i libri. Non quelli di scuola, su cui mi annoiavo fino ad addormentarmi, e che mi parevano piuttosto ingrati strumenti di lavoro, privi di un senso preciso, se non, forse, l’antologia italiana; ma gli altri, i romanzi di Verne soprattutto, nei quali mi imbattei non so in che modo, come in chiavi che avessero un meraviglioso potere, e che passavo i pomeriggi a leggere di nascosto mentre mia madre credeva stessi studiando. [Leggi di più…] infoLe rose bianche. Un ricordo degli anni Trenta da Mestre, via Piave

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