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memoria

Luoghi della memoria e paesaggi contaminati da decontaminare

24/09/2019

di Alberto Cavaglion

Pubblichiamo il testo (rivisto) della relazione che il nostro amico Alberto Cavaglion ha presentato alla Summer School Parri La didattica della Shoah (Assisi, 29-31 agosto 2019), organizzata da Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete nazionale degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea e Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, in collaborazione con la Città di Assisi, con il patrocinio del Centro internazionale di studi Primo Levi – Comitato nazionale per le celebrazioni 1919-2019. Come in altre occasioni, presentiamo qui di seguito solo la prima parte del testo, che si può leggere in versione integrale e scaricare cliccando qui.

Premessa

La discussione sul futuro della memoria, dei memoriali, dei musei del fascismo, delle buone pratiche scolastiche sulla Shoah e il Giorno della Memoria mi sembra sia a un punto morto. Per ripartire occorre rivedere molte delle nostre certezze e progettare con più fantasia il futuro. Quanto è emerso dalla discussione sul Museo del fascismo a Predappio cominciata nel 2016 ha messo a nudo una situazione di stallo, ma anche il logorio di vecchi schemi. L’attuale contesto politico rende il quadro più complicato: difficile immaginare se quel Museo potrà essere inaugurato, ma le divisioni che il progetto ha suscitato tra storici e commentatori bastano a mostrare il segno tangibile di uno stato di crisi su cui vale la pena tornare. La categoria di «luogo della memoria» meglio di ogni altra si presta a questo ripensamento.

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Un errore di memoria? La Cicci e la Resistenza a Venezia

01/08/2017

di redazione sito sAm

La Cicci intervistata da Danilo Montaldi nel 1957 racconta del fidanzato veneziano arrestato e poi fucilato – presumibilmente nel 1944 – “sulle macerie di Venezia” insieme ad altri sei. Almeno così le era stato raccontato. Abbiamo provato a fare qualche piccola verifica, ma riusciamo solo a farci alcune domande.

La Cicci

Cicci è una delle protagoniste delle Autobiografie della leggera raccolte e pubblicate da Danilo Montaldi nel 1961. Montaldi la presentò con queste parole: «Cicci è una donna che “ha fatto la vita”, e l’allusione si riferisce al suo passato di prostituta. Essa ha dettato la propria biografia – titolo compreso – nelle pause del lavoro casalingo al quale s’è adattata da quando ha cambiato genere di vita. Il testo riproduce fedelmente il suo racconto orale, con gli sbandamenti tipici e senza sosta dei monologhi femminili» (p. 63). Il titolo del suo racconto è Il pro e il contro di due vite.

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Primo maggio 1953 a Cervignano. Documenti e memoria a confronto

30/04/2016

di Gian Luigi Bettoli

Per i nostri tradizionali auguri di buon Primo maggio, riprendiamo alcune pagine da un libro recente di Gian Luigi Bettoli. Nei primi anni Cinquanta la festa del Primo maggio a Cervignano, nella Bassa Friulana, riprende la ritualità delle feste campestri, e allo stesso tempo accoglie la simbologia della sinistra socialista e comunista degli anni della guerra fredda. Il Primo Maggio del 1953 fu organizzato con la regia del pittore neorealista Giuseppe Zigaina, che filmò il corteo e la festa. Nel 2009, ricordando quel Primo maggio, Zigaina escluse che nelle bandiere ci fosse l’emblema della falce e martello (cosa al contrario attestata dal filmato), perché i braccianti erano “friulani, semplicemente friulani” ed erano mossi da “amore per la loro terra, per il Friuli”. Uno scherzo della memoria che mostra a che punto la retorica identitario “friulanista” ha soppiantato – o addirittura incorporato – ogni altro discorso.

Il legame tra lotte agrarie e operaie è alle origini di quella che è la più significativa manifestazione sindacale formalizzata in Friuli: il Primo Maggio di Cervignano.

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Immagini e parole per raccontare: “Zelarino Novecento”

02/12/2011

di Claudio Pasqual

Il 28 ottobre 2011 si è tenuta, presso la sala consiliare della Municipalità di Chirignago Zelarino, la presentazione del libro di Giuliano Codato, Zelarino Novecento. Percorsi di storia e di vita tra campagna e città, Quaderni del Centro di documentazione sulla città contemporanea, Zelarino 2011 (collana “Obiettivo Novecento”). Pubblichiamo qui l’intervento di Claudio Pasqual. Tutte le foto sono tratte dal libro citato.

1. Quando al Centro di documentazione sulla città contemporanea, del quale sono responsabile a nome di storiAmestre, è stato proposto per la pubblicazione, tramite i buoni uffici di Claudio Zanlorenzi, il lavoro di Giuliano Codato su Zelarino nel secolo scorso, subito mi è tornato in mente un dettaglio: “ma scusa, Claudio, non ne avevi già scritto uno tu?”. Me lo ricordavo, quel libro uscito nel 2001 sempre per la nostra associazione, Un comune del distretto di Mestre. Storie di Zelarino e Trivignano dall’Unità alla Grande Guerra. Non sarebbe risultata sovrabbondante, una tale letteratura su un luogo così piccolo e tutto sommato periferico come il nostro?

Cartolina con il municipio di Zelarino, primi del Novecento

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Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, Claudio Pasqual, La città invisibile Contrassegnato con: intervento, memoria, storiografia, Zelarino

Lari e Penati. Sulla memoria dei luoghi

27/10/2006

di Piero Brunello

Pubblichiamo l'intervento tenuto da Piero Brunello al convegno “Memory and Place in the Twentieth Century Italian City” (Londra 29-30 aprile 2005).

Per molti secoli la memoria si basava sulla capacità di collocare termini astratti, eventi, date, concetti eccetera in immaginari luoghi fisici, concreti: si immaginava cioè uno spazio suddiviso in tanti luoghi – per esempio un palazzo o un teatro con stanze, passaggi, nicchie e statue – e si abbinava a ciascun luogo un sillogismo, una formula, un nome o il verso di una poesia, e così lo si poteva ricordare più facilmente. Forse non c’è memoria senza luoghi, e non ci sono luoghi senza memoria. Qui mi limito a due tre osservazioni su un aspetto particolare. Cerco cioè di capire cosa succede quando in uno stesso luogo ci sono memorie diverse: nelle città italiane del XX secolo, sulle quali sono invitato a dire qualcosa, si tratta di un caso comune.

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