di Davide Zotto
Il nostro amico e socio Davide Zotto ci manda alcune considerazioni sulle librerie, sulla base della sua esperienza ventennale come dipendente di una grande catena libraria.
Lavoro da venti anni per una libreria appartenente a una grande catena libraria, che in questo momento è chiusa per la quarantena, come tutte le altre. Nel primo periodo di quarantena ho smaltito le ferie pregresse e ora dovrei cassa integrazione, ma il condizionale è d’obbligo in questo momento di confusione. Mi interrogo su cosa mi aspetta dopo, se la mia libreria, come le altre, potrà assorbire il colpo della crisi economica dopo anni di declino che hanno snaturato molte librerie, portandole ad assomigliare a bazar. Si parla già di librai indipendenti che hanno intenzione di gettare la spugna, mentre per quelle di catena si sa che riapriranno in attesa dei conti a fine anno con i bilanci consuntivi.
Potrebbe esserci anche in questo settore un effetto domino. Come io mi chiedo se ritroverò il mio lavoro, amici si chiedono se ritroveranno le case editrici con cui collaborano.