• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
storiAmestre

storiAmestre

storia e documentazione del tempo presente

  • Chi siamo
    • Informativa sulla privacy e l’utilizzo dei cookie
  • Rubriche
    • La città invisibile
    • Letture
    • Oggetti
    • Centro documentazione città contemporanea
    • Agenda
  • Quaderni
  • Autori e Autrici
  • Altrochemestre

letteratura

Uno zumellese al Caribe. Soggetto open per un romanzo storico glocal ambientato tra ‘500 e ‘600

21/02/2019

di Carlo Moriggi

Abbiamo ricevuto da un amico un soggetto per un romanzo o un film scritto di recente da Carlo Moriggi, autore che abbiamo avuto modo di conoscere anni fa, in quanto collaboratore della rivista altrochemestre. Con una nota finale in cui Moriggi chiarisce che il testo si inserisce in “un genere letterario di fortune tanto recenti quanto rapinose […] noto in scienza con vari nomi, quali creative non fiction, literary nonfiction, narrative nonfiction e perfino verfabula”; secondo il curatore della sua opera, l’autore avrebbe inoltre seguito “con assoluto rigore il principio di tenere insieme, su un piano di parità e attraverso un dialogo costante, storia locale e world history”.

Fine Cinquecento. Saremo imbarcati su di un cargo DSL battente bandiera olandese, De droge Stront, salpato da Gorée (la principale isola del Mali)1 alla volta di Pernambuco, fatta salva una deviazione in Giamaica per una consegna urgente. La vecchia carretta è stipata di forza lavoro putativa africana ambosesso. Buona la presenza di bambini. In stiva maschi e femmine occupavano spazi separati. Le paredane divisorie erano solide ma crivellate di fessure. Data la merce trasportata gli armatori non avevano previsto fossero a tenuta stagna.

[Leggi di più…] infoUno zumellese al Caribe. Soggetto open per un romanzo storico glocal ambientato tra ‘500 e ‘600

  1. Evidente scapuzzo geografico del Moriggi [NdC]. [↩]

Archiviato in:Carlo Moriggi, Letture Contrassegnato con: fition, letteratura, non fiction, romanzo storico, storiografia, world history

“Una lapide in via Mazzini”: la vera storia Geo Josz

07/03/2017

di Marcella Hannà Ravenna

Sollecitata dall’articolo di Alberto Cavaglion che abbiamo pubblicato in occasione del 25 aprile 2016, Marcella Hannà Ravenna ha intrapreso un raffronto tra il personaggio del racconto di Giorgio Bassani, Geo Josz, e la figura reale che lo ispirò, cioè suo padre Eugenio (Gegio) Ravenna. Marcella Hannà Ravenna è professore di psicologia sociale. Studia i fenomeni sociali distruttivi specie in relazione al funzionamento personale dei perpetratori e delle vittime. Fa parte della Comunità ebraica di Ferrara, del Comitato scientifico del CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano) e del GRIVISPE (Gruppo di ricerca sulla violenza sociale, politica ed economica, attivo dal 2012 presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna).

Per delineare Geo Josz, protagonista del racconto Una lapide in via Mazzini, Giorgio Bassani si ispirò liberamente a una persona reale, Eugenio (Gegio) Ravenna, mio padre. È questa una questione sinora mai affrontata negli studi e nei contributi sull’argomento. Quando il racconto fu pubblicato ero troppo piccola e ciò non mi consentì di conoscere o ricordare quale fu la sua reazione. Anche in seguito non ne parlò con noi figli, così come faceva generalmente per tutte le questioni che lo riguardavano.

L’analisi proposta in questo articolo, sollecitato dalla lettura di 25 aprile, un fiore per Geo di Alberto Cavaglion, intende mettere a confronto il personaggio letterario e il suo ispiratore.

[Leggi di più…] info“Una lapide in via Mazzini”: la vera storia Geo Josz

Archiviato in:La città invisibile, Marcella Hannà Ravenna Contrassegnato con: Eugenio (Gegio) Ravenna, Ferrara, Giorgio Bassani, letteratura, ricordi, Shoah, storiografia

“Razionalità limitata, eterogenesi dei fini, misericordia”. Sui Piani particolareggiati di Gigi Corazzol

01/09/2016

di Fabio Pusterla

Riceviamo da Fabio Pusterla una lettura del nuovo libro di Gigi Corazzol, di cui abbiamo presentato alcune pagine a Ferragosto. Dove, tra le altre cose, si rivendica la possibilità (la necessità?) di perdere il filo: “E perché bisogna avere il coraggio di perdere ogni tanto il filo? Da non storico, direi: perché la storia non è affatto un filo, ma un susseguirsi di complessità e disordini, e l’ossessione del filo rischierebbe di tradire la verità e la sua confusione, sovrapponendole un bel disegno immediatamente comprensibile”.

“Non sono uno storico, né professionista né dilettante, e non mi sento quindi abilitato a parlare dei contenuti del libro di Corazzol, anche se l’ho letto due volte per intero, e credo di aver capito abbastanza bene quale sia il succo del discorso, e anche quali siano i succhi gastrici e biliari di chi l’ha scritto”: potrei (e dovrei) sottoscrivere parola per parola queste affermazioni, con cui Pietro De Marchi, a cui devo la conoscenza di Gigi Corazzol, apriva anni or sono la sua ottima recensione ai Pensieri da un motorino. Diciassette variazioni di storia popolare1. Nel seguito del suo scritto, De Marchi analizzava poi con grande attenzione “la lingua e lo stile di Gigi Corazzol” (potremmo dire riutilizzando il titolo illustre di Dante Isella studioso di Carlo Dossi): lingua e stile che nei recentissimi Piani particolareggiati. Venezia 1580-Mel 1659 rappresentano di nuovo una caratteristica fondamentale e stupefacente della scrittura saggistica di Corazzol, anche in questo caso animato dagli stessi “succhi gastrici e biliari” che da sempre, mi pare, sono all’origine del suo linguaggio storico. Da sempre, o perlomeno da quando un libro d’eccezione come Cineografo di banditi su sfondo di monti. Feltre 1634-1642, apparso quasi vent’anni fa (1997: anno importante per Corazzol anche sul piano personale, come ci spiega l’autore nelle pagine iniziali del suo più recente volume) ha inaugurato una stagione di ricerca quasi maniacale attraverso gli archivi comunali e parrocchiali del Veneto e i territori del bellunese e del feltrino, indagati con l’attenzione rivolta al periodo in cui profondi mutamenti economici, antropologici e culturali si stanno manifestando, e più forte si mostra l’interesse pressoché coloniale della Serenissima per queste zone, con tutte le conseguenze del caso.

[Leggi di più…] info“Razionalità limitata, eterogenesi dei fini, misericordia”. Sui Piani particolareggiati di Gigi Corazzol

  1. Uscito nella collana dei Quaderni di storiAmestre nel 2006. Ndr [↩]

Archiviato in:Fabio Pusterla, Letture, Quaderni Contrassegnato con: letteratura, poetica, recensione, storiografia

Un mondo d’erba di fiori di salti e di capitomboli

13/12/2010

Da Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, a cura di sAm

Di recente, il sito ha ospitato un'apologia del prato, pronunciata da Michele Zanetti al convegno su "Acque alte a Mestre e dintorni" del 20 febbraio 2010. In quella stessa occasione, Francesco Vallerani aveva aperto il suo intervento riprendendo un’immagine che Ippolito Nievo evoca nel primo capitolo del suo celebre romanzo: “il Friuli è un piccolo compendio dell’universo, alpestre piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì”. Mentre si conclude il ciclo 2010 del laboratorio “Acque alte…”, riprendiamo a nostra volta questi spunti e – a mo’ di invito alla lettura o, se si preferisce, come strenna di fine anno – mettiamo a disposizione qui di seguito una parte del capitolo III delle “Confessioni”, le pagine in cui Carlino parte alla scoperta di quel mondo, con una digressione sulla sua corvée al girarrosto.

[Leggi di più…] infoUn mondo d’erba di fiori di salti e di capitomboli

Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, Ippolito Nievo, La città invisibile, redazione sito sAm Contrassegnato con: letteratura, paesaggio, pagine scelte

Barra laterale primaria

Per informazioni e per ricevere la newsletter scrivi a:

info@storiamestre.it

Cerca nel sito

Archivio

Ultimi commenti

  • Angelo Ferrari su L’estate del 1943 a Vicenza, con una nota sull’aria di una sinfonia. Dai ricordi di Mario Mirri
  • Andrea su Un restauro o un falso storico? Notizie da Sutrio (Udine)
  • Renato Rossetto su “Un’orribile carneficina”, “un vero macello” e “una delle più belle giornate della vita”. Un episodio della sortita di Forte Marghera, 27 ottobre 1848
  • Alexander su Un restauro o un falso storico? Notizie da Sutrio (Udine)
  • Giorgio su Da Trieste a Pola. Racconto del viaggio a piedi di quattro pensionati e uno no
  • Nidhira su «È possibile fare volontariato per accogliere i migranti?». Una settimana di luglio a Lampedusa

Copyright storiAmestre © 2022

Il sito storiAmestre utilizza cookie tecnici ed analytics. Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra in linea con la nuova GDPR.Accetto Ulteriori informazioni
Aggiornamento privacy e cookie (GDPR)

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
ACCETTA E SALVA