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Karim Franceschi

“Non avevo mai sparato prima, ho imbracciato il fucile per difendere Kobane”. Sui motivi di una scelta

13/02/2016

Karim Franceschi intervistato da Alessandro Bresolin

Il 10 febbraio, il nostro amico Alessandro Bresolin ha intervistato Karim Franceschi, che ha partecipato ai combattimenti a Kobane, e quel giorno a Napoli per la presentazione del suo libro Il combattente (una parte del ricavato sarà usata per finanziare la ricostruzione della città curda). La conversazione mette in luce i motivi – gli “ideali” nelle parole di Franceschi – che hanno spinto un uomo di 25 anni (nato nel 1989), partito per portare aiuti umanitari, a combattere con le milizie curde: la figura del “partigiano” che combatte in nome della democrazia e dell’antifascismo, pensando alla guerra civile antifranchista in Spagna e alla Resistenza italiana ed europea durante la seconda guerra mondiale.

Incontro Karim Franceschi il 10 febbraio a Napoli, nei locali occupati nella facoltà di Lettere in via Mezzocannone, in occasione della presentazione del suo libro Il combattente, che parla della sua esperienza in Siria dove ha combattuto insieme ai curdi contro lo Stato Islamico. Karim, classe 1989, di madre marocchina e padre italiano, è orgoglioso tanto delle sue radici marocchine quanto del passato partigiano di suo padre e della sua patria, l’Italia, che ha conosciuto per la prima volta a sette anni dopo aver trascorso l’infanzia a Marrakech. A Senigallia frequenta il liceo classico e dopo anni di militanza politica nei movimenti sociali (a Napoli ricordano che nel 2009, a vent’anni, Karim era in prima linea nelle manifestazioni nella terra dei fuochi contro il termovalorizzatore di Chiaiano), decide di andare in Siria, o meglio nel Rojava, la regione curda nel nord-est del paese e di unirsi all’YPG (acronimo di Yekîneyên Parastina Gel, in curdo Unità di Protezione Popolare) per combattere l’ISIS in prima linea, partecipando alla liberazione di Kobane nel gennaio 2015. Il YPG e il YPJ, sua costola femminile, sono le milizie che dall’inizio della guerra nel 2012, dopo il ritiro delle truppe di Assad dai cantoni del nord-est della Siria, hanno assunto il controllo del territorio.

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