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Lecalamite, la città e l’informatica. Un lungo decennio rivisto attraverso l’esperienza di un gruppo femminile a Marghera (primi anni 2000-2015)

21/12/2016

di Luisa Colio

Pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto da Luisa Colio, presidente dell’associazione lecalemite, in occasione dello spunti-no di storiAmestre del 10 dicembre 2015 (ultimo della serie autunno 2015). Nella sua relazione, in origine intitolata «lecalamite» dal Centro Internet di Marghera raccontano una città che cambia, ora rivista per la pubblicazione, Luisa Colio ripercorre l’esperienza di un’associazione formata da donne, nata per avvicinare le donne alle nuove tecnologie. In oltre dieci anni di attività, lecalamite hanno dovuto adattarsi e svilupparsi: intorno a loro sono cambiate le tecnologie, la città, il lavoro, il pubblico, il rapporto con le istituzioni…

1. Gli inizi (fine anni Novanta-inizi anni Duemila)

Quando lecalamite sono nate, alla fine degli anni Novanta, c’erano in Italia sei o sette gruppi femminili che si occupavano di tecnologie informatiche. Qui a Venezia abbiamo organizzato un bellissimo convegno europeo riuscendo a riunire le rappresentanti dei gruppi femminili più solidi dell’epoca, ma oggi l’unico sopravvissuto è il nostro. L’introduzione di Giulia Brunello mi sembra che abbia già dato un’idea di questo gruppo – al femminile e non femminista in senso militante – che ha dovuto e voluto sempre difendere questa scelta.

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Come si diventa mestrini? Discorso di antropologia urbana

10/06/2015

di Claudio Pasqual

Pubblichiamo il testo della relazione tenuta dal nostro amico e socio Claudio Pasqual all’incontro di studi Uno sguardo psicoanalitico. La città di Mestre negli anni ’50 e ’60, che si è tenuto l’8 maggio scorso presso il Centro culturale Santa Maria delle Grazie di Mestre.

1. Avendo accolto l’invito a essere fra i relatori in un incontro dal titolo tanto insolito e originale, “Uno sguardo psicanalitico. La città di Mestre negli anni ’50-’60”, allo storico trovo che sia richiesto di cimentarsi su un terreno che non è propriamente il suo, vale a dire quello dell’antropologia urbana. Da qui il rischio di schematizzazioni e approssimazioni, per le quali mi scuso anticipatamente.

Quello che mi propongo di fare è gettare uno sguardo su una collettività cittadina che si verrà, dagli anni Cinquanta-Sessanta, lentamente costruendo, sui percorsi di integrazione sociale di una numerosa popolazione di nuovo insediamento, dal particolare angolo visuale degli atteggiamenti mentali, delle psicologie individuali e collettive, da cui conseguono scelte e comportamenti diffusi e osservabili.

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