di Fabio Brusò
Questa è una foto del marzo 1961. Ritrae la mia famiglia, con mio padre Mario alla guida della nuova Lambretta e mia mamma Emma con me di pochi mesi in braccio.
[Leggi di più…] infoFoto di famiglia con Lambretta (1961-1997)
di Fabio Brusò
Questa è una foto del marzo 1961. Ritrae la mia famiglia, con mio padre Mario alla guida della nuova Lambretta e mia mamma Emma con me di pochi mesi in braccio.
[Leggi di più…] infoFoto di famiglia con Lambretta (1961-1997)
di Matteo Melchiorre
Dopo quella di Guido Lanaro, riceviamo un’altra recensione sul Quaderno numero 11, Compagni di classe, di Cristiano Baldissera. Melchiorre ha più o meno la stessa età di Baldissera: da qui, comincia a ragionare di esperienze generazionali e di rapporti tra generazioni, con una punta di amarezza.
PS. Melchiorre dice che non è riuscito a trovare il quaderno dal suo libraio abituale. Ricordiamo a lettori e librai che ora i Quaderni di sAm si possono facilmente ordinare presso il distributore Cierrevecchi.
Zlatan Ibrahimovic ha scritto un libro autobiografico. L’ho letto perché l’autore è della mia classe (1981). Specie nelle pagine in cui Zlatan parla della sua infanzia-adolescenza, con mia grande sorpresa, ho trovato materia di riflessione. Non mancano usi e costumi, stati d’animo e riferimenti culturali (antropologicamente parlando) che mi sento di avere io stesso, mutatis mutandis, esperito. Comunanza generazionale? Parrebbe.
Si fa presto a dire generazione. Non so se sia possibile determinare un’unità scientifica della generazione come durata. Venticinque anni? Trenta? Di più? Di meno? La mia generazione è composta dai nati tra il 1979 e il 1988. Chi è nato nel 1978 o nel 1989 è già un altro discorso. Siamo, in effetti, la generazione breve.
[Leggi di più…] infoUna “generazione breve”. A proposito del Quaderno 11
di Guido Lanaro
Il nostro amico Guido Lanaro, tra le altre cose autore del quaderno di sAm numero 10 sulla storia del presidio No Dal Molin, ci manda alcune considerazioni dopo aver letto il quaderno di sAm numero 11, di Cristiano Baldissera, sulle occupazioni del liceo Marco Polo di Venezia dal 1995 al 2001 (per leggere alcuni brani del quaderno 11, cliccare qui).
Sono ore che penso a come iniziare questa recensione. Un po’ perché sono scarsissimo negli incipit, un po’ perché ogni volta che cerco di scegliere un pezzo di libro da cui partire, mi lascio distrarre dai ricordi e pure da un pizzico di nostalgia. Mi sembra di tornare a quei giorni in cui, con foga adolescenziale e un pizzico di ingenuità, ci si convinceva di poter stringere il mondo tra le proprie mani, disfarlo e rimetterlo a posto una volta per tutte. E probabilmente questo è il primo dei meriti di questo Quaderno, e cioè che mette sul piatto un sacco di suggestioni interessanti. Non saprei dire quanto influisca il fatto che sono all’incirca coetaneo dell’autore e dei protagonisti dei racconti, ma preferisco pensare che possa suscitare sensazioni ed emozioni simili in tutti quanti.
Cerco di spiegare meglio. Credo che capiti a tutti, prima o poi nella vita, di riflettere, di solito non senza una certa presunzione, sulle differenze tra la propria generazione e le altre, più vecchie o giovani che siano. E credo, del resto, che ogni generazione e ogni tempo abbiano delle peculiarità uniche. Secondo me il libro di Cristiano Baldissera esplora una delle particolarità della mia, ovvero quella di essere sospesa tra due ere molto diverse tra loro. Da una parte il ’68, gli anni settanta, i sogni, gli idealismi, le rivoluzioni e le conseguenti degenerazioni; dall’altro gli anni duemila, la vacuità, l’individualismo, la rassegnazione, lo spaesamento.
di Cristiano Baldissera
Presentiamo alcune pagine del quaderno numero 11, uscito nel gennaio 2012, in cui Cristiano Baldissera, intervistando alcuni suoi vecchi compagni di scuola, ricostruisce la memoria delle occupazioni del liceo classico Marco Polo di Venezia, tra il 1995 e il 2001.
Le occupazioni nel liceo erano una tradizione consolidata le cui origini, agli occhi di uno studente di quegli anni, si perdevano nei decenni precedenti. Questa tradizione verteva su quattro fattori: un luogo preciso (la sede di palazzo Bollani del liceo Marco Polo); un tempo leggermente variabile di anno in anno, ma che coincideva pressappoco con l’inizio di novembre; un gruppo circoscritto di persone, gli studenti di entrambi i generi, appartenenti a tutte le classi e a tutte le sezioni, ma interni all’istituto; infine un rituale formalizzato, scandito da una serie di azioni, di parole, di luoghi e di ruoli che venivano tramandati di generazione in generazione tra gli studenti della scuola.
C’era una sorta di tradizione. Comunque sarebbe stato inaccettabile che il Benedetti occupasse e il Marco Polo no. C’era anche un problema di status symbol delle scuole [ride]. Mentre il Foscarini poteva permettersi di non essere in prima linea, il Marco Polo e il Benedetti erano le due avanguardie. Cioè se non occupavamo noi, il territorio comunale era spacciato, eravamo noi a dare più o meno il segnale d’inizio. (Valentina)
[Leggi di più…] infoOccupare la scuola. Studenti, compagni, riti e rapporti tra generazioni
di Cristiano Baldissera
uscita: gennaio 2012, 104 pp., 12 euro
Poi esplode. Allora tutti quanti dicono: «Pare che loro occuperanno, bisogna porsi la questione». «A Roma cosa fanno?». «Bisogna che ci teniamo in contatto con le altre città». Perché se è vero che il Marco Polo era spesso precursore delle occupazioni veneziane, è vero anche che Roma lo era a livello nazionale. Per cui: «Ah, guarda che a Roma dicono che i licei cominciano a muoversi».
«Bisogna che facciamo un collettivo, un coordinamento studentesco [sorridendo] e ragioniamo».E allora gli studenti andavano dai rappresentanti e dicevano: «Oh, guardate che qua bisogna decidere cosa fare». Allora la cosa era: vai dalla preside, chiedi l’assemblea d’istituto per discutere quello che sta succedendo, la preside già diceva: «Guardate, non occupate!», noi dicevamo: «Noi non decidiamo, noi siamo rappresentanti, decidono gli studenti, per cui facciamo le votazioni, quello che sarà deciso si farà!».
Cristiano Baldissera