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Firenze

Una bozza da cestinare. Dalle manifestazioni per la scuola (Firenze, 25 giugno 2020)

27/06/2020

di Filippo Benfante

Il 25 giugno si sono tenute in sessantuno città italiane le manifestazioni per la scuola promosse dal Comitato Priorità alla Scuola, che già aveva lanciato una mobilitazione il 23 maggio scorso. Filippo Benfante è intervenuto a Firenze.   

Questa è la bozza delle linee guida proposte dal governo per la riapertura delle scuole a settembre. Non servono a riaprire le scuole ma solo a confermare che tutti i nostri timori, tutta la nostra rabbia erano giustificate; che abbiamo fatto bene a lanciare e costruire tutti insieme questo movimento che siamo diventati: genitori, studenti, studentesse, insegnanti, tutti i lavoratori e le lavoratrici del mondo della scuola. La scuola non è la priorità di questo governo e il governo non ci pensa proprio a farla diventare priorità, anzi usa l’emergenza sanitaria per darle l’ultimo colpo. 

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Archiviato in:Filippo Benfante Contrassegnato con: 25 giugno, Firenze, intervento, manifestazione, Priorità alla Scuola, scuola pubblica

“Priorità alla scuola”. Dalla manifestazione di Firenze, 23 maggio 2020

24/05/2020

di Filippo Benfante

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Filippo Benfante durante la manifestazione per la scuola che si è tenuta a Firenze, in piazza Santissima Annunziata, il 23 maggio 2020. La manifestazione è stata promossa dal Comitato Priorità alla scuola, formatosi a partire da aprile, e si è svolta in contemporanea in molte città italiane.

Questa mattina mi son svegliato e ho pensato al Primo maggio. A parte quest’anno, per ovvie ragioni, il Primo maggio lo celebro con un gruppo di amici, che mettono su discussioni, canti, striscioni e mangiano insieme. Ognuno porta qualcosa, ogni anno ci sono persone in sintonia che si aggiungono. La manifestazione di oggi è nata così: piccoli gruppi, persone, amici, genitori che si conoscono perché i figli vanno a scuola assieme. Via via si sono uniti, in pochissimo tempo, e alla fine ognuno ha portato in questa piazza un’idea, un contributo, cose anche piccole ma fondamentali, un’altra persona, gli slogan, gli striscioni e gli imbuti. E qualcuno ha portato un’altra piazza di un’altra città: siamo in contemporanea in 19 città.

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Archiviato in:Filippo Benfante, La città invisibile Contrassegnato con: Firenze, intervento, manifestazione, Priorità alla Scuola, scuola pubblica

“Una data che non dimenticherò mai”. Il 25 luglio 1943 nel diario di Camilla Benaim

25/07/2016

di Camilla Benaim

Per l’anniversario del 25 luglio, quest’anno ricorriamo al ricordo di Camilla Benaim (1904-1996). Anch’esso era stato suscitato da un anniversario, il primo. L’autrice infatti rievocò quanto accaduto quella sera della piena estate ’43 sotto la data del 25 luglio 1944, in un diario che tenne a Firenze, in un appartamento di via Gino Capponi dove la famiglia si era rifugiata per sfuggire alla persecuzione, per due mesi esatti, dal 18 giugno al 18 agosto 1944. Sono i mesi in cui il fronte, dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944), risale e si avvicina a Firenze, che ai primi di agosto conoscerà i “giorni dell’emergenza”, con la distruzione dei ponti sull’Arno, l’arrivo degli alleati in Oltrarno accolti dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, l’insurrezione partigiana dell’11 agosto, la progressiva liberazione della città, dopo una lunga battaglia urbana.

Del 25 luglio 1943 Camilla ricorda lo scompiglio che portò la notizia della destituzione di Mussolini nell’albergo di un paesino della montagna pistoiese pieno di villeggianti. Porte che si aprono e si chiudono, su e giù per i corridoi per scambiarsi notizie, mancamenti per l’emozione, livore dei fascisti, felicità che si legge negli occhi.

Le pagine del diario di Camilla sono state pubblicate di recente a cura di Marta Baiardi, grazie alla disponibilità di Valentina Supino, figlia di Camilla Benaim e Giulio Supino (vedi anche la nota finale).

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Archiviato in:Camilla Benaim, La città invisibile Contrassegnato con: 25 luglio, anniversari, Filippo Benfante, Firenze, Marta Baiardi, ricordi

La Ghirlanda fiorentina. Una lettura

17/06/2014

di Pergentino Burdizzo

Si allarga la cerchia degli amici che leggono per noi: Pergentino Burdizzo ci scrive a proposito del recente libro di Luciano Mecacci dedicato alla ricostruzione dei moventi e dei mandanti dell’omicidio del filosofo Giovanni Gentile, ucciso a Firenze il 15 aprile 1944. Non una recensione, ci scrive Burdizzo, ma “un condensato delle note a margine” suscitate dalla lettura. Vista la lunghezza del testo, ne presentiamo qui di seguito solo una parte; per scaricare il testo integrale, cliccare qui.

In questo volume che Luciano Mecacci ha dedicato all’uccisione di Gentile e al contesto in cui è avvenuta (La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi, Milano 2014), le allegazioni prodotte sono colluvie. Agli specialisti il compito di sceverare il nuovo dal noto. Il lavoro da fare è molto, trattandosi di venire a capo di 520 pagine, ma per fortuna gli specialisti del tema sono numerosi. La bibliografia ragionata che Mecacci, con lodevolissimo scrupolo, offre in coda al suo studio occupa ventuno pagine fitte in corpo minuto. Il tema insomma non si presta a randonnées di principianti. La consegna è quella dei due di piantone al tempio di Sarastro: zurück a chiunque osi avvicinarsi sprovvisto di lasciapassare. Intimazione che ho sentito benissimo, salvo che gli appunti che seguono, caro amico, non sono mica una recensione, ma giusto un condensato degli appunti scritti a margine.

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Archiviato in:Letture, Pergentino Burdizzo Contrassegnato con: anticomunismo, antifascismo, comunismo, fascismo, Firenze, Giovanni Gentile, Resistenza, seconda guerra mondiale, storiografia

Due bottiglie di vino e soldati in fuga in piazzale Donatello. Firenze, 8 settembre 1943

06/09/2013

di Maria Luigia Guaita

In occasione del settantesimo anniversario, riprendiamo il ricordo dell’8 settembre 1943 di Maria Luigia Guaita (1912-2007), partigiana a Firenze, nelle fila del Partito d’Azione. Fu lei, all’alba dell’11 agosto 1944, a percorrere il centro della città per portare gli ordini e le comunicazioni relative all’inizio dell’insurrezione e all’avvio del governo del CLN toscano in città. I suoi ricordi relativi al periodo 8 settembre 1943-11 agosto 1944 furono pubblicati per la prima volta nel 1957, quindi ebbero una seconda edizione ampliata nel 1975 (sempre per l’editore Nuova Italia).

Ricordo confusamente l’otto settembre.

Una giornata d’attesa come tante altre, poi la radio alle diciannove e quarantacinque trasmise il comunicato di Badoglio. Attraverso le finestre aperte nella sera estiva le voci della radio si sommavano creando una sonorità ovattata che sembrava non aver limiti.
Apparecchiavo la tavola per la cena. Le prime parole che la voce di Badoglio pronunciò mi trattennero incerta: «Il Governo Italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta».

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Archiviato in:La città invisibile, Maria Luigia Guaita Contrassegnato con: 8 settembre, anniversari, Firenze, pagine scelte, ricordi

Sei anni dopo. Da "Cronache di anni neri"

30/12/2011

di Christian De Vito

Lo hanno raccontato tutti i mezzi di informazione. Martedì 13 dicembre 2011, a Firenze un italiano armato di pistola ha ucciso due senegalesi che stavano svolgendo la loro attività di venditori ambulanti nel mercato di piazza Dalmazia, e ne ha ferito un terzo; quindi è andato fino al mercato di San Lorenzo dove ha sparato ancora ferendo altri due senegalesi e infine si è ucciso. L’assassino era noto negli ambienti di estrema destra, come scrittore e come frequentatore di luoghi di ritrovo e centri sociali come Casa Pound.

Questi tragici fatti – avvenuti pochi giorni dopo uno dei periodici roghi di un campo rom – hanno messo in prima pagina questioni e discussioni che di solito vengono tenute ai margini, come il razzismo nella società italiana e le responsabilità delle istituzioni, oppure la crescita di circoli neonazisti e neofascisti. Qualcuno ha insistito su questo aspetto, parlando di una “subcultura” che sta prendendo piede perché le è stato concesso spazio. Altri hanno sollevato il dubbio che non si tratti di “sub”, ma di “cultura” molto diffusa. Il razzismo odierno è il risultato di un processo che è all’opera ogni giorno, fatto anche di piccoli gesti, di piccole pratiche, e proprio per questo si fa fatica a percepire: si “respira” nell’aria, in un quadro istituzionale che lo favorisce e lo alimenta con i suoi meccanismi di esclusione. Questi i pensieri che hanno accompagnato anche la grande manifestazione di sabato 17 dicembre, lanciata dalla comunità senegalese: una risposta eccezionale da parte della città – e non solo, la manifestazione era nazionale, con gruppi arrivati da molte regioni d’Italia –, con circa 20.000 persone a sfilare da piazza Dalmazia a Santa Maria Novella. Ma le risposte ordinarie, quotidiane, quali saranno?

È per questo che abbiamo deciso di riproporre alcune pagine del quaderno "Cronache di anni neri" (5, 2006) in cui Christian De Vito raccontava la situazione del quartiere San Lorenzo, sempre a Firenze, in quel periodo al centro delle cronache per i problemi di convivenza tra italiani e stranieri.

6 dicembre 2003

Tre notti fa è stato ucciso, accoltellato in malo modo, un ragazzo rumeno. Lo conoscevo di vista, anche perché gestiva una paninoteca che si trova sotto i portici di via Panicale, a pochi metri da casa mia. Aveva 31 anni. Il ricordo più commovente l’ho raccolto dal gestore cinese del ristorante cinese di via Chiara, che lo conosceva da quando era arrivato a Firenze, circa otto anni fa: clandestino, aveva dormito sotto i ponti, poi piano piano era arrivato a lavorare ai banchi esterni del mercato, poi «si era innamorato» e poi forse sposato (con una italiana, pare). Infine aveva rilevato il negozietto di via Panicale. Il suo accoltellamento è un fatto gravissimo, del quale non si conoscono cause: rapina o «vendetta» citano i giornali.

Gli sciacalli si sono buttati sulla cosa per assestare un colpo agli immigrati della zona. La stampa, al solito: Nazione, Giornale (che ha un’edizione toscana), ma anche Repubblica (edizione fiorentina) e Corriere di Firenze (nemmeno una riga sulla cronaca fiorentina del Manifesto, forse perché oggi è dedicata al nuovo brutale sgombero del campo rom di via Masini, ormai un rituale periodico).

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