di Anna Di Qual
Pubblichiamo alcune pagine del recente libro della nostra socia e amica Anna Di Qual, Eric J. Hobsbawm tra marxismo italiano e comunismo britannico (Edizioni Ca’ Foscari, Venezia 2020). Abbiamo scelto quelle dedicate a un viaggio che Hobsbawm fece in Sicilia, presumibilmente nel 1953; qualche anno dopo ne scrisse un resoconto rimasto inedito. È il tema che Anna Di Qual ci aveva già presentato in anteprima il 30 maggio 2015 durante la festa di storiAmestre. Per la pubblicazione di questi brani sul sito, Anna Di Qual ha tradotto le lunghe citazioni dagli appunti di Hobsbawn, che nel libro si leggono in inglese.
Sulla scia delle discussioni con amici comunisti italiani, Hobsbawn affrontò il suo viaggio in Sicilia pensando ai nessi tra le recenti lotte contadine e una tradizione ribellistica, propria della Piana degli Albanesi, che nella memoria degli abitanti aveva contrassegnato la storia di una comunità insediatasi in Sicilia nel secolo XVI per scampare ai Turchi Ottomani. Iniziò così la ricerca che avrebbe portato Hobsbawm a studiare quelle forme di ribellismo contadino che gli erano state presentate come “arcaiche”, e che tali gli sembravano alla luce della sua formazione politica segnata dal marxismo britannico.
Durante la sua prima visita romana, negli ultimi giorni dell’agosto 1951, [Eric J.] Hobsbawm entrò in contatto, grazie all’intercessione di [Delio] Cantimori, con i quadri culturali del Partito comunista italiano: era un ambiente, quello della fondazione Gramsci, dove dopotutto era facile essere accolti con grandi onori se si poteva dire, come fece Hobsbawm, di conoscere [Piero] Sraffa. La persona con cui Cantimori lo mise in contatto fu Ambrogio Donini, che all’epoca era direttore del Gramsci, delle edizioni di Rinascita così come, a fianco di Togliatti, anche del mensile omonimo, la rivista politica culturale del partito. Militante comunista dagli anni Venti, con alle spalle una storia di lotta antifascista in Europa e di emigrazione politica oltreoceano, Donini dalla fine della guerra era entrato nel comitato centrale del PCI: era un convinto assertore del ruolo dell’URSS come guida del movimento comunista internazionale ed era molto impegnato nel movimento internazionale dei Partigiani della pace; di lì a breve sarebbe diventato anche senatore. Non era solo un uomo di partito, era anche un importante studioso della storia delle religioni: Cantimori, più o meno suo coetaneo, lo aveva definito nelle chiacchierate con Hobsbawm uno dei maggiori storici marxisti-leninisti italiani. Una commistione, quella tra attività politica e attività intellettuale, che – come vedremo – colpì Hobsbawm.
[Leggi di più…] infoAndare a vedere in Sicilia. Eric J. Hobsbawm in Italia negli anni Cinquanta