di Roberta Chiroli
Dopo aver pubblicato il nostro intervento A difesa del resoconto etnografico, abbiamo chiesto a Roberta Chiroli, condannata per “concorso morale” in azioni compiute dal movimento No Tav che stava documentando per la sua tesi di laurea, di delinearci la sua esperienza di ricerca e la vicenda che ne è seguita, quando una tesi di laurea non consultabile è passata agli atti di un processo. Dove ci si interroga sulla disobbedienza civile e sul valore della descrizione.
1. Nell’estate 2013 ho trascorso tre mesi in Val Susa per svolgere una ricerca sul movimento No Tav, per la tesi di laurea specialistica in Antropologia Culturale. Ho scelto di fare la mia tesi magistrale sul movimento No Tav perché nutrivo – e nutro ancora – un interesse accademico e politico per i movimenti sociali e per esperienze di antagonismo e di politica dal basso, perciò il movimento valsusino mi incuriosiva molto per la sua unicità e tenacia, e soprattutto per la crescita e l’evoluzione che ha avuto negli anni.