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Dese

Monumenti ai “caduti” con fotografie. Dese, Trivignano, Bissuola

24/05/2021

di Claudio Pasqual

Il nostro amico e socio Claudio Pasqual ha osservato tre monumenti “ai caduti nelle guerre del Novecento” che presentano una particolarità: hanno incastonate le foto dei volti dei morti. Spunti per una riflessione su memoria individuale e collettiva, privata e pubblica, locale e nazionale, rapporti tra Stato e Chiesa, Stato e cittadini (e un’idea di cittadinanza maschile centrata sul servizio militare e la disponibilità al sacrificio in guerra), spazi e monumenti pubblici, trasformazioni nella loro percezione e nel loro uso. Le foto sono dell’autore.

Tre monumenti ai caduti nelle guerre del Novecento fra i tanti sparsi nella terraferma veneziana si distinguono per un elemento che negli altri manca: recano affisse le fotografie dei soldati morti. È stato proprio questo dettaglio che ha catturato la mia attenzione ed è all’origine del presente scritto. 

I monumenti si trovano a Dese, Trivignano e Bissuola. Ho scritto “guerre del Novecento” perché nell’insieme essi celebrano tutti i conflitti armati dell’Italia nel XX secolo. I primi due appartengono alla disseminazione di monumenti commemorativi verificatasi in tutto il Paese all’indomani della Grande guerra, ma a Dese è stato aggiunto un tributo ai caduti durante il secondo conflitto mondiale, mentre a Trivignano si ricorda anche uno scomparso nella guerra di Libia del 1911-12; il terzo, quello alla Bissuola, è dedicato al 1940-45.

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Archiviato in:Claudio Pasqual, La città invisibile Contrassegnato con: Bissuola, commemorazioni, descrizione, Dese, guerra, guerre del Novecento, memoria, Mestre, Trivignano

Andare a vedere il Veneto Orientale. Sull’ultimo libro di Michele Zanetti

26/11/2014

di Carlo Miclet

Carlo Miclet ci presenta l’ultimo libro di Michele Zanetti, Fiumi cave valli lagune. Acque della Venezia Orientale (Adle Edizioni, Padova 2014) che è stato discusso durante il primo degli “spunti-ni storici” di storiAmestre, edizione autunno 2014.

Andare a vedere. Questo sembra proporre Michele Zanetti attraverso il suo ultimo libro, Fiumi cave valli lagune. Acque della Venezia Orientale (215 p.), che racconta le “terre anfibie” del Veneto Orientale, delimitate dal corso terminale di Piave, Livenza e Tagliamento. Un territorio, che, come dice Francesco Vallerani nella sua introduzione, è sempre “stato frettolosamente trascurato e dismesso, in quanto ritenuto inadeguato ai modi e ai tempi di un approccio con la base territoriale sempre più finalizzato alla crescita quantitativa dei flussi, all’incremento delle produzioni, al totale disinteresse per la capacità di carico degli ambienti” (p. 7).

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Archiviato in:Acque alte a Mestre e dintorni, Carlo Miclet, Letture, Michele Zanetti Contrassegnato con: Dese, Marzenego, Veneto Orientale

Storia di un corso d’acqua: il Marzenego e le sue trasformazioni dal medioevo ai giorni nostri

18/04/2014

di Claudio Pasqual

Pubblichiamo l’intervento tenuto da Claudio Pasqual il 21 gennaio 2014 nel corso del primo incontro del ciclo “Quale futuro per il fiume Marzenego? Storie e progetto”. Vista la lunghezza del testo, ne proponiamo qui di seguito l’introduzione e la parte relativa alle vicende più recenti; il testo integrale (corredato di bibliografia) è invece accessibile cliccando qui.

Introduzione 

Il Marzenego, il fiume di Mestre, scorre in un territorio, l’entroterra veneziano, caratterizzato da una grande abbondanza d’acque: l’attraversano fiumi alpini e di risorgiva e una fitta maglia secondaria di rii, canali, scoli e fossati. Come ogni pianura bassa affacciata su una laguna, anche quella veneta è caratterizzata da equilibri idrogeologici mutevoli e precari. Come forse in nessun’altro ambiente la coesistenza tra reticolo idrografico e tessuto insediativo assume qui un assoluto rilievo. Un plurisecolare utilizzo e l’opera di controllo e regolazione dei corsi d’acqua, irreggimentando i fiumi, modificandone le aste e i percorsi, mentre hanno dissolto la naturalità degli ambienti fluviali in compiute costruzioni antropiche, sono intervenuti nel nostro caso a rendere più fragili e instabili quegli equilibri. Esondazioni e allagamenti, come si vedrà, non sono per nulla un fatto recente ma un fenomeno con una lunga storia, una costante per i nostri luoghi. E la maggiore responsabilità per il passato si deve attribuire alla prevalenza di un interesse particolare, quello della cosiddetta Dominante alla preservazione della laguna, principio di una politica idraulica alla quale si deve in buona misura l’attuale assetto dei sistemi fluviali della pianura veneta.

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