di Piero Brunello
Pubblichiamo l’intervento che Piero Brunello ha pronunciato, presso la sala consiliare della Municipalità di Chirignago Zelarino, il 10 novembre 2007, nell’ambito dell’incontro «Sguardi sulla città. Atlanti, confini, immagini e documenti per un archivio sulla città contemporanea». La discussione, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Luca Pes, Luciana Granzotto e Giorgio Sarto (curatore della mostra Mestre Novecento), accompagnava l’inaugurazione del «Centro di documentazione sulla città contemporanea», che ospita anche la collezione Maurizio Antonello.
Nota dell’autore
Parecchi anni fa, mentre preparava la sua tesi di laurea poi divenuta un libro, Vittorio «Roi» Beretta mi disse che secondo lui le persone che abitavano a Spinea non provenivano genericamente da Mestre, ma dalle zone di Mestre lungo via Miranese, la strada che porta appunto a Spinea. L’idea del goniometro viene da lì.
La struttura radiale delle strade e della ferrovia caratterizza Mestre: segna e condiziona i trasporti e la mobilità, la suddivisione in quartieri, la crescita edilizia. La cintura di forti militari si è adattata allo schema, e l’ha simbolicamente rafforzato. Ancor più lo ha ribadito la tangenziale, con gli svincoli per la Romea, la Miranese, la Castellana e il Terraglio. Il bordo della laguna ha fatto il resto.
Quello che ho chiamato «l’ordine del goniometro» presiede anche alla direzione dei venti. Almeno fino al processo al Petrolchimico, si diceva così: dopo un po’ che i fumi delle fabbriche ristagnano sui quartieri, vengono spinti, per fortuna, fuori Mestre, lungo le direttrici che escono dalla città. Chi stava a Campalto assicurava che i fumi si erano allontanati lungo la Romea; per chi abitava a Malcontenta, i fumi si erano diretti dalle parti di Tessera. L’ordine del goniometro, benevolo e rassicurante, scampa Mestre dai pericoli: come ho detto, almeno fino al processo al Petrolchimico, che credo rappresenti uno spartiacque nel modo di immaginare la città.
Questo discorso riflette faccende autobiografiche: gli anni del Villaggio San Marco con i nonni in campagna; le esperienze di cambio casa, mie e delle persone che conosco; le ore in automobile; i tragitti quotidiani in autobus o in treno fino a Venezia; certe passeggiate per riva a Pellestrina, guardando dalla parte di Marghera, quando fa bello.
p.b., marzo 2009