di Filippo Benfante
Verso la fine del maggio 1950, usciva, presso l’editore Einaudi, la prima edizione de L’Orologio di Carlo Levi. In occasione di questo anniversario pubblichiamo alcune note di lettura di Filippo Benfante. Con un pensiero anche al 2 giugno, anniversario della Repubblica. Come sempre quando pubblichiamo dei saggi lunghi, del testo sono presentate di seguito le prime battute; per scaricare la versione integrale, cliccare qui.
“Paesaggi con figure”
È un desiderio che pungola ogni volta che si prende in mano l’Orologio di Carlo Levi, quello di avere a disposizione un apparato di note in grado di svelare quel che c’è dietro ai “paesaggi con figure” di cui è composto il libro: i nomi delle persone reali ispiratrici dei personaggi che il protagonista/narratore incontra e i grandi o piccoli fatti di cronaca, politica e non, dietro le circostanze in cui egli si trova coinvolto1.
Come è noto, l’Orologio, uscito per la prima volta nella collana “Saggi” dell’editore Einaudi nel maggio 1950, si svolge nell’arco di tre giorni, dal 24 al 26 novembre 1945, marcati dalla conferenza stampa in cui Ferruccio Parri diede le dimissioni da Presidente del Consiglio dei ministri, il 24 pomeriggio. Ma è un tempo che la memoria dell’autore dilata all’indietro e in avanti, abbracciando soprattutto un quinquennio, a cui si aggiungono flash back più remoti – secondo quella «compresenza dei tempi» caratteristica di Levi2.
[Leggi di più…] infoUn lapsus di Carlo Levi? Note di un lettore dell’“Orologio”
- L’espressione “paesaggi con figure” si legge nella breve nota senza titolo di Giulio Einaudi in L’“Orologio” di Carlo Levi e la crisi della Repubblica, a cura di Gigliola De Donato, Pietro Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma 1996 [finito di stampare febbraio 1997], p. 9. Forse Einaudi aveva in mente Piero Calamandrei, che usò questa formula nei primi anni Cinquanta per rievocare le gite fuoriporta fatte alla domenica con amici stretti, tra il 1935 e il 1941, “specie di illusorio fuoriuscitismo domenicale”, alla ricerca di “paesaggi con figure” dove ritrovare “una tradizione di civiltà, della quale ciascuno di noi, durante la settimana, aveva creduto, nei momenti di maggior scoramento, di avere smarrito il senso” (Piero Calamandrei, Passeggiate con Pancrazi [1953], in Id., L’oro di noi poveri e altri scritti letterari, a cura di Claudia Forti, Ponte alle Grazie, Firenze 1994, pp. 55-61, le cit. pp. 56-57). Devo la conoscenza di queste pagine di Calamandrei al bel saggio di Alberto Cavaglion, Torino ebraica 1943-45: paesaggio con figure, in Cattolici, ebrei ed evangelici nella guerra. Vita religiosa e società (1939-1945), Franco Angeli, Milano 1999, pp. 108-117, si veda in part. p. 108 (ora in parte rifuso in Id., Uscite di sicurezza. Sui passi dei miei avi, ebrei piemontesi (XIX-XX secolo), online sul sito storiamestre.it). [↩]
- Si veda da ultimo Maria Antonietta Grignani, Federico Milone, “Un altro tempo, che è quello della fantasia”, “Forum Italicum”, vol. 50, 2016, n. 2 (special issue: Lucania within us. Carlo Levi e Rocco Scotellaro, guest eds. Giulia Dell’Aquila, Sebastiano Martelli, Franco Vitelli), pp. 494-518, in part. pp. 495-496 mentre il resto del saggio si concentra sul tempo della stesura del libro, analizzandone il manoscritto conservato presso il Centro per gli Studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei (Centro Manoscritti) dell’Università di Pavia. [↩]