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alluvione

Suonare le campane. L’esondazione del Lierza a Refrontolo sui giornali locali (3-9 agosto 2014)

16/08/2014

di Enrico Zanette

Dopo l’esondazione del Lierza a Refrontolo, avvenuta sabato 2 agosto provocando morti e feriti, Enrico Zanette, che vive a Vittorio Veneto, ha cominciato a sfogliare i giornali locali (Gazzettino, Tribuna, Corriere del Veneto) per vedere come quei fatti sono stati raccontati e discussi, ricavando qualche impressione generale. Nel complesso il quadro appare confuso e poco attendibile: Zanette conclude perciò con un invito a raccogliere minuti dati di fatto in una prospettiva storica di lungo periodo piuttosto che a unirsi a schieramenti precostituiti.

Sfoglio i giornali locali per capire. Titoli, articoli di apertura, articoli di fondo, tagli medi e bassi, occhielli, strilli e spalle. Tanta roba. Ma più leggo, più mi confondo. Dalle prime edizione di domenica le tesi mutano e si moltiplicano; e ciò che è peggio la stessa sorte spetta ai dati. Le precipitazioni passano da 10 centimetri a 70, 80, 200 millimetri. Le frane sono una sessantina per alcuni, 200 per altri e addirittura inesistenti per altri ancora. 

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Archiviato in:Enrico Zanette, Letture Contrassegnato con: acque alte, alluvione

13. Acque alte a Mestre e dintorni

09/03/2013

Storie, luoghi, persone (2006-2011)

a cura di M. Luciana Granzotto e M. Giovanna Lazzarin

con contributi di: Giuseppe Baldo, Piero Brunello, Luigi D'Alpaos, Lorenzo Del Rizzo, Andrea Ferialdi, Claudio Pasqual, Alessandro Pattaro, Luca Pes, Pino Sartori, Francesco Vallerani, Giannarosa Vivian, Michele Zanetti, Claudio Zanlorenzi e numerose testimonianze raccolte dalle curatrici.

Uscita: marzo 2013, 184 pagine, 14 euro

Le alluvioni di terraferma che fin dall’Ottocento coinvolgevano ampie zone della terraferma veneziana sono un fenomeno conosciuto. Ma dal settembre 2006 e 2007 si sono verificati così estesi allagamenti e danni tanto ingenti ai quartieri urbani e alla zona industriale, da mobilitare persone e istituzioni. Dal 2008 storiAmestre ha cominciato a riflettere su ciò che era accaduto in quei giorni ai quartieri della terraferma veneziana e ai comuni di cintura investiti, con tempi e intensità diverse, dalla stessa emergenza. C’era inizialmente la curiosità di capire come un evento straordinario fosse riuscito ad attivare l’energia delle persone, in un momento storico in cui sembra esserci una forte disaffezione verso la cosa pubblica.

Tante erano le domande: Quali ne sono le cause? Quali forme di sapere del territorio vengono messe in gioco? Come agiscono le persone di fronte a un evento straordinario? Quale ruolo svolgono le istituzioni? Quale sviluppo si può pensare per un futuro sostenibile del territorio e delle sue acque?

Le risposte sono raccolte nei sei capitoli del libro, opera di studiosi di diversa esperienza: geografi come Francesco Vallerani, geologi come Aldino Bondesan, ambientalisti come Michele Zanetti, storici come Piero Brunello e Luca Pes, ingegneri idraulici come Luigi D’Alpaos, oltre a tecnici dei Consorzi di bonifica e agli esponenti dei diversi Comitati. Le curatrici hanno poi raccolto notizie ed esperienze di altre venticinque persone che in questi anni sono state alle prese con le conseguenze di alluvioni.

Archiviato in:Acque alte a Mestre e dintorni, Alessandro Pattaro, Andrea Ferialdi, Centro documentazione città contemporanea, Claudio Zanlorenzi, Francesco Vallerani, Giannarosa Vivian, Giuseppe Baldo, Lorenzo Del Rizzo, Luca Pes, Luigi D'Alpaos, Maria Giovanna Lazzarin, Maria Luciana Granzotto, Michele Zanetti, Piero Brunello, Pino Sartori, Quaderni Contrassegnato con: alluvione, intervento, intervista, ricordi, storiografia

I bambini in casa, gli uomini fuori. Il 4 novembre 1966 a Mestre

07/12/2011

di Lucia Gianolla

Proseguiamo la pubblicazione di testimonianze sul 4 novembre 1966. Al suo breve ricordo, Lucia Gianolla allega tre foto scattate nei giorni dell’alluvione al bar da Mansueto, che ora non esiste più; le foto provengono dalla collezione di Antonio Bertato.

Cari amici di storiAmestre,

non ho molti ricordi del 1966, perché ero piccola. Avevo dieci anni e nel caseggiato di quattro appartamenti, dove abitavo e abito ancora, eravamo in sette bambini dai sei ai dodici anni, cinque femmine e due maschi. (Tra l’altro, oggi non ce n’è neanche uno.) C’erano anche altri fratelli, ma non più in età da giocare. Nello spazio che serviva da portabiciclette per tutto il condominio, avevamo creato una sala giochi come si direbbe oggi. Noi lo chiamavamo il nostro “salottino”. Quel mattino ci siamo svegliati ma non siamo andati a scuola perché le strade non erano praticabili e l’acqua ci sarebbe entrata dagli stivali. Dalla parte della corte era tutto allagato. Dalla parte del garage si poteva uscire, ma via Vespucci, che costeggia l’Osellino, era allagata e l’acqua continuava a crescere. Solo gli adulti potevano recarsi fino là a vedere: a noi non era permesso perché troppo pericoloso. I genitori, più che altro i papà, tornavano a casa sconsolati e dicevano che non restava altro che pregare.

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Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, La città invisibile, Lucia Gianolla Contrassegnato con: 4 novembre 1966, alluvione, ricordi

Quel giorno era festa. Un ricordo del 4 novembre 1966

24/11/2011

di Francesco Zane, a cura di Giannarosa Vivian

Domenica 20 novembre 2011 Giannarosa Vivian ha incontrato Francesco Zane a Mirano, e ha raccolto il suo ricordo dell’alluvione. Zane abitava, e abita tuttora, a Venezia. Le tre foto che illustrano il testo sono state scattate da Zane in quegli stessi giorni subito dopo l’alluvione.

1. Il 4 novembre del 1966 era festa nazionale. Quel giorno sarei dovuto andare al collegio navale “Morosini” a una manifestazione per l’anniversario della vittoria della prima guerra mondiale. Nel 1966 frequentavo la seconda magistrale all’istituto “Niccolò Tommaseo”, a Venezia, nella zona che si trova tra San Giovanni e Paolo e San Lorenzo. Il professore di ginnastica ci teneva molto che ci fosse una rappresentanza di studenti della mia scuola, una trentina in tutto. A questa cerimonia dell’alzabandiera avrei dovuto andarci con mio fratello, che ha un anno meno di me. Lui era in prima magistrale, io in seconda.

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Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, Francesco Zane, Giannarosa Vivian, La città invisibile Contrassegnato con: 4 novembre 1966, alluvione, ricordi

L’alluvione, un garage e una vecchia Seicento. Un ricordo del 1966

13/11/2011

di Lucio Brunello

Riceviamo e pubblichiamo la prima risposta alla nostra richiesta di ricordi sull’alluvione: il 4 novembre 1966 visto con gli occhi di un bambino, con finale a sorpresa.

Da tempo i miei genitori avevano deciso che nella settimana dal 1° al 4 novembre 1966, mio zio Mario di professione muratore, sarebbe venuto da Visnà di Vazzola, nel trevigiano, a casa nostra. Approfittando delle festività, avrebbe dato una mano ad ampliare il magazzino, che serviva per contenere il carbone per il riscaldamento, in modo da farci entrare la nostra macchina, la Fiat 600: mio papà l’aveva appena verniciata a due colori, fondo azzurro e bordi dei parafanghi bianchi, che davano una linea sportiva, ma più che altro per nascondere le bolle di ruggine che affioravano.

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Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, La città invisibile, Lucio Brunello Contrassegnato con: 4 novembre 1966, alluvione, ricordi

Come fosse ieri. Elisabetta De Poli ricorda il 4 novembre 1966

12/11/2011

di Elisabetta De Poli, a cura di Giannarosa Vivian

Elisabetta “Lisetta” De Poli racconta alla nipote Giannarosa l’alluvione del 4 novembre 1966. All’epoca abitava a Pellestrina, sestiere Zennari, località Capitello. La redazione ribadisce l’invito già lanciato dal Centro di documentazione sulla città contemporanea sin dal 2007: mandateci ricordi, testimonianze, immagini e riflessioni relative agli eventi del 1966 e in generale a alluvioni e "acque alte".

1. Sono passati tanti anni dal 4 novembre del 1966 ma ricordo come fosse ieri, sono cose che non si dimenticano. Il giorno prima era sempre piovuto de longo. Era venuta su l’acqua, ma dopo si era abbassata. Non sembrava peggio del solito, era un’acqua alta come sempre. Per noi era una cosa talmente normale che ormai non ci si spaventava più perché, si sa, l’acqua sei ore cresce e sei ore la cala. Solo che poi è piovuto anche per tutta la notte. Quando ci siamo alzati (la mattina del 4 novembre) nel cortile di casa vicino alla càneva vediamo che c’è una grande pozzanghera. Perfino mio suocero Ménego che aveva sempre abitato in quella casa, ci era nato e era il più vecchio di tutti noi, diceva che una pozzanghera così non l’aveva mai vista in vita sua. Però non si impressiona, e dice “Sarà perché stanotte è piovuto tantissimo… ”.

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