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8 settembre

25 luglio e 8 settembre tra Zero Branco, Chioggia, Treviso e Roma

08/09/2018

di Giovanni Comisso

Riprendiamo alcuni documenti e alcune pagine dello scrittore Giovanni Comisso (1895-1969), relativi al 25 luglio e all’8 settembre 1943. All’annuncio delle dimissioni di Mussolini Comisso si trovava a Treviso. Nella prima metà di agosto fu richiamato alle armi e si trovava a Roma, in procinto di prendere servizio in ufficio di censura, quando giunse la notizia dell’armistizio.

1. 25 luglio 1943: «Muore Re Sole», ma l’estate dura così poco

Alla fine del luglio 1943, Comisso scrisse una lettera all’amico Renato Peretti (che nel dopoguerra sarebbe diventato un celebre falsario di quadri d’autore, specializzato in De Chirico), in cui raccontava il suo 25 luglio a Treviso (che è la città natale dello scrittore).

«Contrariamente al solito io e Languasco [Edoardo Languasco, il segretario del pittore Filippo De Pisis che era grande amico di Comisso], il pomeriggio del 25 luglio abbiamo dormito dalle due alle sei per aver bevuto alcuni bicchierini di vodca eccitati dalla lettura di Anime morte di Gogol, dove pasteggiando si beve così. E si seppe nulla di quello che accadeva sul cielo della Patria.

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L’8 settembre, la Resistenza a Mestre e un banjo. I ricordi di un figlio

23/09/2017

di Daniele Zuccato

Presentiamo il testo dell’intervento che Daniele Zuccato ha tenuto qualche anno fa alla seconda festa di storiAmestre. Un banjo conservato in casa testimonia un’amicizia nata in tempo di guerra durante le vicende della Resistenza a Mestre. Il testo è stato rivisto per l’occasione. Le foto sono dell’autore.

Un banjo che conservo a casa mi ricorda una storia che si è svolta nel triste periodo della seconda guerra mondiale e in particolare in quel difficile momento che va dall’8 settembre 1943 fino alla conclusione del conflitto.

      

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Archiviato in:Daniele Zuccato, La città invisibile Contrassegnato con: 8 settembre, festa sAm, intervento, ricordi

8 settembre 1943: ricordi e sogni

07/09/2017

di Giorgio Bassani, a cura di Filippo Benfante

In occasione dell’8 settembre riprendiamo due scritti poco noti di Giorgio Bassani: un ricordo dell’8 settembre 1943 a Firenze, scritto nel 1945; il racconto di un sogno angoscioso fatto una notte del 1950.

L’occasione per fare una rivista o per resistere?

Nel 1945, Giorgio Bassani rievocò il suo 8 settembre 1943 in poche pagine dattiloscritte rimaste inedite fino a pochi anni fa. Quel giorno si trovava a Firenze, dove era giunto poche settimane prima. Il 26 luglio era stato scarcerato dalla prigione di Ferrara dove si trovava detenuto dal maggio precedente per la sua attività antifascista. Il 4 agosto aveva sposato a Bologna Valeria Sinigallia e quindi insieme si erano stabiliti a Firenze.

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Archiviato in:Filippo Benfante, Giorgio Bassani, La città invisibile Contrassegnato con: 8 settembre, anniversari, antifascismo, deportazione, Resistenza, ricordi, sterminio

Dalla riva della nostra apprensione. Ricordi del settembre 1943

08/09/2016

di Giacomo Debenedetti

Per ricordare l’8 settembre, quest’anno riprendiamo alcuni ricordi di un grande critico letterario. Nel 1946 Giacomo Debenedetti (1901-1967) rievocò il viaggio da Roma verso Cortona fatto in treno, il 13 settembre 1943, insieme alla sua famiglia, in una lettera indirizzata a un altro celebre letterato, Pietro Pancrazi (1893-1952) che quel giorno era sul treno insieme a loro. A Pancrazi i Debenedetti dovettero la salvezza di un rifugio sicuro dalla persecuzione antiebraica fino alla liberazione di Cortona (3 luglio 1944). Ma in settembre, il lieto fine era tutt’altro che scontato: “E io avevo come vergogna di me stesso, come se fossi stato io personalmente, per un colpo di testa, per un errore di calcolo, a trascinare i miei bambini in un’avventura di cui non potevo assicurare l’esito”.

Caro Pancrazi,

nessuno meglio di te è in grado di sapere che cosa abbia rappresentato Cortona, il tuo caro e bellissimo paese, per gente a cui l’8 settembre e i mesi successivi potevano creare difficoltà di vita quasi insormontabili.

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Archiviato in:Giacomo Debenedetti Contrassegnato con: 8 settembre, anniversari, Cortona, Pietro Pancrazi, ricordi

Una mela contro un carrarmato: l’8 settembre di Gino Canepa. Da un libro di Manlio Calegari

07/09/2015

a cura della redazione del sito sAm

In occasione dell’8 settembre 2015, riprendiamo alcuni ricordi di Gino Canepa pubblicati di recente da Manlio Calegari in un libro di cui abbiamo già parlato sul nostro sito. Nel 1943 Canepa aveva circa 22 anni ed era imbarcato sulla nave da guerra Vivaldi, rientrata a Genova, da Napoli, poco prima dell’armistizio. La sera del 7 settembre, Canepa, insieme a un amico, riesce a “piantare tutto”: sin da luglio aveva l’idea di disertare. Per lui la guerra finì lì.

I brani sono tratti rispettivamente: dal capitolo “Muratori, villani, camalli, operai: storia di Gino Canepa raccontata da lui stesso”, frutto del montaggio delle interviste fatte a Canepa da Calegari negli anni Settanta; e dal capitolo “L’eredità”, dove è presentato il piccolo “archivio di famiglia” di Canepa, fatto di lettere e documenti, che Calegari recuperò dopo la morte di Gino, nel 1991. Le note sono di Calegari: dove sono riportati, tra le altre cose, i ricordi relativi all’8 settembre di un altro marinaio imbarcato sulla Vivaldi, Battista Manente.

1. Storia di Gino raccontata da lui stesso

Assumevano molti ragazzi [all’Ansaldo San Giorgio]; degli assunti di allora ci siamo un finimondo ancora oggi. Poco dopo è cominciata la lavorazione per la guerra: molti ci sono andati e sono morti. Un finimondo anche lì: credo che il 70, forse l’80% dei ragazzi assunti nel ’37, ’38, ’39 è morto. Quelli di leva partivano tutti, in marina: o cannonieri o mitraglieri o artificieri. Gli aggiustatori li facevano artificieri e gli altri li mandavano alla scuola di Pola per diventare mitraglieri. Poi ti imbarcavi. La maggioranza è morta sul Lombardia, un mercantile che faceva base a Napoli e che come altri mercantili era dotato di due o tre mitraglie. I mercantili li buttavano tutti a fondo. Imbarcarsi sul Lombardia allora voleva dire campare un viaggio o due e poi lasciarci la pelle. Anche io ero imbarcato, ma su una nave da guerra, il Vivaldi. Ci ho fatto sopra un annetto poi, prima dell’8 settembre sono venuto via. Casino della madonna, disertore. Poi col tempo si sono calmati, chissà come mai. Era la fine d’agosto e con la nave siamo venuti a Genova per dei lavori. Eravamo tutti a bordo e alla sera arriva un ammiraglio, mi pare Bianchini – io non ne avevo mai visto uno – butta il suo berretto lì e dice: “Io vi aspettavo a Genova con ansia ma ora devo darvi una brutta notizia. Dovete partire immediatamente: una cosa breve, poi tornerete e io organizzerò una festa per voi…”1. Quando l’ho sentito, con gli occhi ho cercato uno che ne avevamo già parlato. Ha alzato solo un po’ il sopracciglio: voleva dire “ora”. Come eravamo, in tenuta da lavoro, abbiamo preso lo scalandrone e portati via u belin. Non ci hanno più visto.

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  1. In realtà il nome dell’ammiraglio era Biancheri. L’episodio documentato tra l’altro in “Impressioni avute da Manenti Battista dal 6 al 18 settembre 1943, (partenza da Pozzuoli per Genova per i lavori, l’8 settembre, battaglia, affondamento, naufragio e arrivo in Spagna). R.C.T. U. VIVALDI ”. Il diario di Battista Manenti, conservato dalla famiglia, è disponibile in fotocopia presso il Museo storico della città di Bergamo. La sera del 7 settembre all’equipaggio riunito sul ponte “l’ammiraglio Biancheri incominciò col rammentarci la vita passata sul Vivaldi nel 1933, poi rammentò tutte le glorie della Vivaldi, … ma il colpo duro fu quando incominciò col dire: ora che abbiamo parlato di cose belle passate, purtroppo devo darvi una brutta notizia, dopo che avete lavorato tanto per sbarcare munizioni, acqua e nafta, purtroppo li dovete rimbarcale di nuovo per una missione importantissima.” [↩]

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L’estate del 1943 a Vicenza, con una nota sull’aria di una sinfonia. Dai ricordi di Mario Mirri

24/07/2015

di Filippo Benfante

Anche in mancanza di anniversari tondi – siamo al 72° – cominciamo a rievocare le giornate del 25 luglio e dell’8 settembre 1943. Le prendiamo un po’ alla larga, grazie ad alcuni ricordi relativi all’estate 1943 a Vicenza, che lo storico Mario Mirri rese pubblici circa trent’anni fa. Mirri, nato nel 1925, dal 1939 viveva a Vicenza con la famiglia, di origine toscana, vi frequentava il liceo e gli ambienti dell’antifascismo azionista e liberalsocialista da cui sarebbe uscita la banda dei “piccoli maestri”: nel romanzo di Luigi Meneghello è “Marietto”, il più giovane di tutti. Questi ricordi sono anche l’occasione per tornare sul canzoniere partigiano che qualche mese fa ci ha accompagnato per gli auguri di buon Primo maggio.

I brani che seguono sono ripresi da un lungo intervento intitolato Fra Vicenza e Pisa: esperienze morali, intellettuali e politiche di giovani negli anni ’40, che Mario Mirri pubblicò nel 1989, come appendice al volume degli atti di un convegno dedicato al Contributo dell’Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta antifascista ed alla guerra, che si era tenuto a Pisa il 24-25 aprile 19851.

[Leggi di più…] infoL’estate del 1943 a Vicenza, con una nota sull’aria di una sinfonia. Dai ricordi di Mario Mirri

  1. Il contributo dell’Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta antifascista ed alla guerra, atti del convegno (Pisa, 24-25 aprile), a cura di Filippo Frassati, Giardini, Pisa 1989. Il saggio di Mirri alle pp. 267-402. [↩]

Archiviato in:Filippo Benfante, Letture, Mario Mirri Contrassegnato con: 25 luglio, 8 settembre, anniversari, antifascismo, Luigi Meneghello, Resistenza

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