di Claudio Pasqual
La Fondazione di Venezia ha presentato, il primo dicembre scorso al Candiani, ospite della Fondazione Gianni Pellicani, il suo progetto «M9, nuovo polo culturale e Museo del Novecento di Venezia-Mestre». Con una sorprendente omissione, sia negli interventi dei relatori che nell’opuscolo illustrativo che accompagnava l’evento. Neanche il minimo accenno è stato fatto al più che decennale dibattito cittadino e alla profusione di impegno e idee che hanno visto partecipi associazioni culturali e forze intellettuali di Mestre e Venezia sul tema del Museo della Città.
Il glamour di un progetto dai connotati urbanistico-architettonici e culturali assai ambiziosi, le credenziali degli specialisti chiamati a realizzarlo e un sontuoso finanziamento non autorizzano dunque ad accreditare la proposta della Fondazione di Venezia come una assoluta novità nel panorama culturale cittadino. Dovrebbe ben saperlo il Comune di Venezia, che le associazioni hanno eletto a loro naturale interlocutore trattandosi della creazione di un museo in questa città, al quale hanno sottoposto nel tempo documenti e progetti; eppure fra gli oratori quella sera al Candiani sedeva anche il massimo rappresentante dell’amministrazione locale. Di suo in questo momento il Comune, invece di attrezzarsi per un confronto e contributo in merito ai contenuti del nuovo museo, sembra volersi impegnare per un piccolo museo di storia locale nell’ex scuola De Amicis – oppure, si legge, di visitors center? –, con un taglio e un’estensione storico-cronologica – Mestre dalle origini ai giorni nostri – dal sapore erudito-archeologico, sorpassato ma soprattutto assai poco corrispondente alla città quale oggi si presenta e di cui facciamo oggi esperienza.
Né questo progetto né quello di M9 si capisce in che modo si colleghino con la riflessione storiografica e la discussione cittadina sul Novecento in corso da anni fra associazioni culturali e singoli studiosi, con il pieno coinvolgimento delle istituzioni; sforzo di elaborazione collettiva che ha avuto il suo momento di coordinamento e di sintesi nel Laboratorio Mestre Novecento e una prima rappresentazione nella mostra e catalogo Mestre Novecento. Il secolo breve della città di terraferma dell’ottobre-dicembre 2007 al Candiani.
A quale museo pensiamo noi di storiAmestre? Su questo tema l’associazione ha organizzato già nel lontano 1996 un convegno, i cui atti e la discussione che ne è scaturita sono stati pubblicati nel volume Un museo a Mestre? Per un museo del novecento, proposte di storiAmestre e dibattito, edito da storiAmestre e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Venezia nel 1997; se ne può trovare una rapida summa in un nostro intervento, Per un Museo del Novecento a Mestre, comparso su La Nuova di Venezia e Mestre del 13 ottobre 2005 e ripubblicato nei Quaderni di storiAmestre, n. 2, Autunno 2005. In estrema sintesi, i punti fondamentali della nostra proposta sono i seguenti.
1. Il Novecento come orizzonte storico-cronologico della rappresentazione, perché è nell’ultimo secolo che trae origine e giunge a maturazione la vicenda di Mestre in quanto organismo urbano, in piena discontinuità, mediante una netta cesura con un passato rurale o semirurale.
2. Un Museo «del Novecento a Mestre» piuttosto che «di Mestre nel Novecento», convinti come siamo del valore paradigmatico della vicenda recente della terraferma, riproducendo essa nelle proprie specifiche forme, con i suoi sviluppi e percorsi in strettissimo collegamento e interdipendenza con contesti e processi ampi, nazionali e internazionali, dinamiche e modalità di trasformazione che sono alla base della modernizzazione industriale e urbana su scala generale: una rappresentazione in cui non solo i mestrini ma la generalità del pubblico vedano in qualche modo rispecchiati il proprio passato e se stessi.
3. Una narrazione che, accantonata l’impossibile pretesa di oggettività, nell’assumere la pluralità e il pluralismo dei soggetti, dei punti di vista e delle visioni sulla città, non li annacqui in una rappresentazione neutrale e anodina, buona per tutti i palati, ma si consegni a un sguardo critico e problematico sulla modernizzazione, in grado di cogliere, accanto agli aspetti e ai fattori di crescita e di progresso, le contraddizioni e i conflitti, gli squilibri e i guasti, i costi pagati in termini di ambiente, salute, vivibilità e socialità dalla cittadinanza e dal territorio in conseguenza di un determinato modello di industrializzazione e urbanizzazione.
4. Infine, un museo multimediale – si diceva allora e lo dicono oggi le più avanzate esperienze museali e la stessa Fondazione di Venezia – di parole e immagini ma anche di suoni e odori, in cui ogni tipo di documentazione e ogni nostra facoltà cognitiva, l’intelletto e i cinque sensi, trovino posto e uso; e un museo interattivo, capace di trasformarsi attraverso il dialogo e il confronto culturale, un costante scambio di idee e proposte con i suoi fruitori, fra l’istituzione e la città.
Su queste basi storiAmestre si propone di rilanciare assieme ad altri, e invitando la Fondazione di Venezia a parteciparvi, una discussione sul merito del Museo, sollecitando in particolare il Comune a fare una scelta chiara e coerente di politica culturale per la terraferma e Venezia, con un progetto che corrisponda ai reali bisogni di conoscenza e di crescita culturale e civile della città, superando l’attuale frammentazione e disorganicità delle proposte.
storiAmestre intende organizzare al più presto un pubblico incontro con tutte le forze e le istituzioni cittadine che abbiano a cuore la nascita del Museo del Novecento a Mestre.
Claudio Pasqual
Presidente storiAmestre
Mestre, 22 gennaio 2009