di Michela Cabianca
Pubblichiamo il testo dell’intervento che Michela Cabianca ha tenuto nello “spazio storiAmestre”, nel corso della festa dell’associazione che si è tenuta sabato 26 maggio 2018.
Questo breve intervento è basato su una ricerca iniziata con l’intento di documentare la storia di una realtà produttiva, l’azienda Vidal, che è stata una delle una delle prime a insediarsi, agli inizi del Novecento, nella zona allora chiamata Bottenighi, dove dal 1917 si iniziò a edificare la prima zona industriale di Porto Marghera.
Le fabbriche della prima zona industriale sono sempre state le più vicine agli abitanti di Marghera non solo in termini territoriali ma come presenze vive: con le loro sirene, i rumori e gli odori. Nel libro di Laura Cerasi, Perdonare Marghera, un testimone racconta grosso modo (parafraso): qui davanti c’era la Vidal, per cui anche la mia vita procedeva con la sirena all’una e mezza quando c’era la pausa degli operai, quindi mi arrivava il fumo di questa fabbrica che produceva saponi e deodoranti direttamente in cucina mentre mangiavo con i miei genitori.1
Mancando un archivio aziendale della Vidal, il mio lavoro è stato quello di cercare e raccogliere materiali di diverse provenienze che mi permettessero di ricostruire la vicenda di questo pezzo della storia di Porto Marghera.
Partiamo dal fondatore, Angelo Vidal, che inizia la sua attività in un modesto laboratorio a Venezia, prima a San Stae e poi alla Misericordia, commerciando sapone, spezie e generi coloniali.
Per problemi logistici legati al trasporto delle merci e alla necessità di ampliare la sua attività, si trasferisce in terraferma, dopo aver rilevato nel 1912 il piccolo saponificio di Ugo Salviati, situato all’inizio della strada provinciale Mestre-Padova, quel tratto che, dopo la nascita del quartiere urbano di Marghera, diventerà via Fratelli Bandiera. La posizione è strategica perché grazie alla vicinanza della stazione ferroviaria e la deviazione dei binari che arrivano direttamente dentro alla fabbrica, viene risolto il problema legato alla spedizione delle merci e al ricevimento delle materie prime.
Cesare Fedalto, il primo macellaio di Marghera, racconta che negli anni Venti quando riforniva la Vidal del grasso per il sapone, in fabbrica lavoravano 14 operai. Solo cinque anni dopo il numero era salito a 25. Nel 1963 la Vidal avrebbe avuto circa 500 dipendenti.
Pur mantenendo la sede veneziana, Angelo Vidal trasferisce parti sempre più consistenti della sua attività nel più grande spazio in terraferma che, attraverso l’acquisto di terreni adiacenti al sito originario (dalla società del Porto Industriale), gli permette successivi ampliamenti.
Un altro momento di svolta avviene nel 1937 con l’acquisizione dell’antica ditta Longega, che permette all’azienda di entrare a pieno titolo nel mondo dei profumi. Inizia così la nuova attività nello stabilimento di Marghera (continuando produrre anche la Petrolina Longega, un prodotto per la caduta dei capelli).
Le due guerre impongono una battuta di arresto all’attività. La Vidal viene anche danneggiata dai bombardamenti del ’44.
Dopo la fine della guerra la ripresa dell’azienda è molto rapida e già nel 1947 viene aperto un ufficio vendite con deposito a Milano per far fronte alle richieste del mercato e creato un ufficio che si occupa della pubblicità. Dieci anni dopo viene aperta una filiale a Lugano per il confezionamento in loco e la vendita di profumi e saponi fabbricati in Italia.
Dalla produzione di semplici prodotti come saponi e lisciva per il bucato, arriviamo agli anni Sessanta in cui i protagonisti sono gli shampoo, i dentifrici, i bagnoschiuma, le creme per il corpo, le colonie e i profumi… Espressione di un accresciuto benessere economico e di una nuova idea della cura della persona.
Il grande salto di qualità arriva con il Pino Silvestre, il famoso bagnoschiuma protagonista del definitivo successo della Vidal in Italia e all’estero. È una delle prime aziende italiane a utilizzare il mezzo televisivo per far conoscere i propri prodotti ottenendo un successo strepitoso grazie anche a una campagna pubblicitaria senza precedenti costituita da una serie di brevi scene televisive trasmesse durante il “Carosello” con testimonial famosi come Amedeo Nazzari, Ilaria Occhini e Giacinto Facchetti. Ma la sequenza pubblicitaria più incisiva è quella del bellissimo cavallo bianco che diventa l’icona della Vidal e la fa conoscere in tutto il mondo.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta lo stabilimento di Marghera arriva a essere autonomo in tutte le fasi di produzione, dalla lavorazione della materia prima fino al prodotto finito e confezionato, vengono aggiunti reparti ausiliari tra cui un’attrezzatissima tipografia, uno scatolificio, un reparto di cartotecnica e uno di serigrafia, e inoltre, l’officina meccanica, la falegnameria e il reparto edile per la manutenzione di tutta la fabbrica.
Ciò che caratterizza questa azienda è la gestione familiare durata circa ottant’anni, prima con il fondatore Angelo e poi con tre dei nove figli che egli aveva formato in azienda: Mario (amministrazione), Renzo (personale) e Vitale (laboratorio chimico). La società rimane saldamente in mano alla famiglia come aveva desiderato il fondatore, e continua a detenere tutte le quote azionarie fino alla fine degli anni Settanta. Il passaggio alla terza generazione coincide con l’ingresso al vertice del consiglio di amministrazione di persone estranee alla famiglia, mentre i nipoti di Angelo mantengono la direzione commerciale e tecnica… Ma le capacità e le doti imprenditoriali non si possono ereditare o semplicemente acquisire per appartenenza familiare e la situazione diventa sempre più difficile perché, a parte il Pino Silvestre, gli altri prodotti non hanno un grande successo commerciale e si affacciano nel mercato, sempre più importante, le grandi multinazionali.
Il passaggio da una conduzione di tipo familiare a una manageriale richiede il ricorso a professionisti esterni all’azienda, scelta che non migliora la situazione perché va a intaccare gli equilibri interni, anche della famiglia. Inoltre la scelta di investire nell’acquisto di beni immobili porta l’azienda ad avere grossi problemi di liquidità senza ottenere benefici sul piano produttivo. Nel tentativo di superare la crisi, nel 1977 la Vidal stipula un accordo con la Henkel, in base al quale può produrre su licenza e vendere in concessione alcuni prodotti della multinazionale. Ma quella che poteva essere una nuova opportunità, si dimostra invece un passo fallimentare.
La Vidal si indebita fortemente con la Henkel, sin dal 1980. Si comincia a ricorrere alla cassa integrazione e alla riduzione del personale fino a quando l’azienda, con tutti i suoi marchi, nel 1986 viene acquisita dalla multinazionale che, essendo più interessata al marchio, leader a quel tempo del settore nella cosmetica, che alla produzione e ai lavoratori, continua a ridurre sempre di più dipendenti e produzione.
Continuano gli scioperi e la fabbrica verrà occupata più volte per protesta ma nel 1992 gli ultimi cento lavoratori vengono licenziati e lo stabilimento di Marghera definitivamente chiuso.
La chiusura di questa fabbrica si inserisce in quella che più in generale è stata la crisi di tutta l’area industriale di Porto Marghera che già dagli anni Settanta porta alla dismissione di moltissime industrie che erano nel frattempo cresciute in numero e dimensione, e la Vidal, che aveva raggiunto il numero considerevole di cinquecento dipendenti, non ha fatto eccezione.
Ma la storia industriale dei Vidal non si conclude qui. Nel 1986, mentre l’azienda sta soffrendo sotto la gestione ormai diretta della Henkel, Massimo Vidal, nipote di Angelo, appartenente quindi alla terza generazione, riacquista il marchio del prodotto di maggior successo dell’azienda familiare, il Pino Silvestre, fondando la Mavive, acronimo di Massimo Vidal Venezia, che è oggi un’azienda molto conosciuta nel settore della profumeria e caratterizzata anch’essa da una gestione sostanzialmente familiare.
Si può in qualche modo affermare che Massimo Vidal ha ridato vita, anche se con un altro nome all’azienda del nonno, dimostrando di possedere le qualità imprenditoriali necessarie a continuare una vicenda iniziata nel 1900 e facendo intuire che forse, una conclusione diversa era possibile.
- La testimonianza in Laura Cerasi, Perdonare Marghera. La città del lavoro nella memoria post-industriale, Franco Angeli, Milano 2007, p. 59. [↩]
Fausto Barbonari dice
sono un imprenditore italiano da vari anni in Bolivia e vorrei sapere se siete interessati a esportare i vostri prodotti in Bolivia.
in attesa di una cortese risposta invio cordiali saluti
ing. Fausto Barbonari