di Miriam Allegretto
La nostra amica Miriam Allegretto ci invia alcune osservazioni per informarci delle ultime evoluzioni delle pratiche e degli orari dei centri commerciali e dei negozi che vi sono ospitati. Miriam ci ha scritto pensando a quanto negli ultimi anni abbiamo pubblicato sul nostro sito (e prima di noi aveva fatto la rivista Altrochemestre).
Da fedele lettrice del sito di storiAmestre, e anche della rivista Altrochemestre, ho pensato potessero interessarvi alcune notizie e mie osservazioni che ho raccolto intorno al mondo dei centri commerciali a me geograficamente più vicini. Si tratta di un esercizio: ho scelto un luogo e ho iniziato a osservarlo e a leggere e ascoltare le notizie che ne parlavano. Lo condivido con voi, per metterlo accanto al pezzo di Alessandro Fantin che avete pubblicato nel 2007 (con un commento di Enrico Zanette, da un grande centro commerciale del centro di Berlino), all’articolo di Giannarosa Vivian e all’intervista di Piero Brunello a Maurizio Zanin, questi ultimi due pubblicati sul terzo numero di Altrochemestre.
1. Trovo che la parola composta “centro commerciale” abbia un significato davvero azzeccato. Indica infatti un luogo, chiuso, in cui si concentrano spazi adibiti alla vendita. La parola è di uso comune ma credo che in genere si dica, per esempio: “andiamo al Valecenter?” o “all’Auchan” o ancora “alla Nave de Vero”.
Questi sono nomi di centri commerciali costruiti qui in zona, a pochi chilometri di distanza tra loro. Valecenter (della società finanziaria statunitense Blackstone) si trova a Marcon; Auchan-Porte di Mestre (per l’80% di Enpam, ente previdenziale di medici e odontoiatri, e per il 20% di Gallerie Commerciali Italia, filiale di Immochan, Gruppo Auchan) è, appunto, a Mestre; Nave de Vero (del gruppo olandese Corio) a Marghera.
Mi limito a elencare questi. Non nomino quelli di minori dimensioni e nemmeno tutto l’agglomerato di altri grandi negozi che si sviluppa intorno a essi. C’è già così l’imbarazzo della scelta. E come superare questo imbarazzo? Si sceglie quello meno distante da casa? forse, ma so di persone che arrivano da Castelfranco per andare al Valecenter, oppure di altre che da Marcon partono per la Nave de Vero, o per l’Auchan.
Forse, allora, si sceglie in base ai negozi aperti all’interno? Può essere, ma molti di quelli presenti in uno ci sono anche negli altri due. L’offerta è varia, ma quasi sempre uguale: articoli per la casa, librerie, cosmetici, erboristerie, tabaccherie… e soprattutto abbigliamento. Si tratta di negozi appartenenti a grandi catene, tra le quali dei veri e propri colossi. Mi è stata letta una notizia secondo cui il fondatore spagnolo della catena di abbigliamento Zara (presente all’interno di Valecenter e Nave de Vero) per qualche minuto è stato l’uomo più ricco del mondo, in base alla classifica di Forbes. Per qualche minuto perché è continuo il testa a testa con Bill Gates (noto per essere uno dei due fondatori di Microsoft). Non vorrei dilungarmi troppo su questo ma aggiungo che Zara fa parte del gruppo Inditex, il cui proprietario è sempre il suddetto spagnolo e che a questo gruppo appartengono anche altre catene di abbigliamento che si affiancano all’interno degli stessi centri commerciali.
Potrebbe essere invece la cosiddetta “area food” a determinare la scelta. Anche in questo caso i luoghi di ristorazione che attirano la maggior parte dei clienti appartengono a grandi catene e sono presenti, con qualche differenza, all’interno di tutti e tre i centri. McDonald’s c’è in tutti, Old Wild West (catena italiana di fast food) è presente a Marcon e alla Nave de Vero. Altri luoghi di ristorazione, a quanto mi risulta, sono invece di proprietà di catene minori o piccole società.
Solo le multinazionali più importanti possono permettersi affitti che sono alle stelle: al Valecenter, per esempio, mi hanno detto che vengono richiesti circa 3000 euro al mese per uno dei locali più piccoli, con meno metri quadri. Proprio in quest’ultimo centro commerciale numerosi negozi, appartenenti anche a catene di medie dimensioni, hanno chiuso e uno dei motivi è appunto il continuo aumento degli affitti; alcuni spazi risultano tuttora sfitti e le vetrine sono ricoperte da poster giganti con il nome del centro commerciale o con indicate le prossime aperture.
Altri elementi presi in considerazione per la scelta possono essere gli ipermercati: Carrefour a Marcon, Auchan a Mestre, Coop a Marghera (due francesi e uno italiano); e infine i negozi di tecnologia: Unieuro (catena italiana) presente sia a Marcon che a Mestre, Mediaworld (tedesco) e Apple store (con diverse filiali in vari Stati del mondo) a Marghera.
Ipermercati e negozi di tecnologia cercano di attirare acquirenti con le varie offerte sui volantini.
Apro una parentesi: ho notato come anche i negozi di abbigliamento pubblicizzino sempre di più gli sconti, di solito non su volantini ma direttamente sulle loro vetrine. Non esistono più solo i saldi canonici, quelli estivi e quelli invernali, per intenderci. Ci sono anche i saldi di metà stagione, i prendi 2 e il secondo lo paghi la metà, i prendi 3 e uno lo paghi al prezzo più basso tra i 3, c’è il 50% su capi selezionati. Da un paio d’anni ho notato anche il “black friday”! ossia il venerdì di sconti pazzi tradizionale negli Stati Uniti dopo il giorno del ringraziamento!
Le occasioni per spendere ci sono sempre o si creano e il calendario si reinventa, ogni spunto anche da tradizioni estere è ben accetto. Da inizio ottobre c’è già Halloween nell’aria, da inizio novembre è Natale: alberi e luci. Dal 26 dicembre Capodanno, ma già da prima se si vuole. Dal 2 gennaio la Befana e subito dopo o in contemporanea partono i saldi invernali. Quindi San Valentino, già da metà gennaio cuori nell’aria e alle vetrine. La festa della donna (e scrivo “festa” perché così è pubblicizzata) con un paio di settimane di anticipo. Festa del papà, della mamma. Uova e colombe di Pasqua fuori con almeno un mese di anticipo. Giugno saldi estivi fino a settembre. Da dopo ferragosto sembra già debbano riaprire le scuole: grembiuli, quaderni, cancelleria per tutti.
2. Festività che arrivano e festività che scompaiono: non ci sono più giorni di chiusura. Persistono per ora solo il 25 dicembre, forse anche il 26. 1 gennaio. Pasqua. Primo maggio 2015: rimangono chiusi Nave de Vero e Auchan, Valecenter aperto. Tutti quelli che non ho indicato non sono giorni di chiusura. Quindi non sono giorni festivi per chi lavora nei centri commerciali. Anzi, quando fuori è festa lì dentro si lavora di più.
Di solito l’orario di chiusura è alle ore 21 o alle ore 22. Gli orari di apertura sono variabili: in occasione dei saldi o di altre coincidenze commerciali ritenute più o meno importanti (festival improvvisati, notti bianche, ecc.) alcuni rimangono aperti fino a mezzanotte. Per esempio, questo mese di dicembre 2015 il centro commerciale di Marcon ha posticipato di un’ora la chiusura, portandola alle 22, e il supermercato Carrefour, in coincidenza della settimana precedente il 24 (dal 17 al 23), terrà aperto addirittura fino alla mezzanotte. Ci saranno ancora clienti dopo le 22? Chi ha fatto un giro al centro commerciale in questi giorni mi ha raccontato che già dopo le 21 risulta quasi deserto.
Chi deve rimanere fino a chiusura è chi ci lavora, e lo deve fare anche se non è d’accordo (ne ho letto sulla Nuova Venezia). Ma come si può dire di no quando non si ha nessuna tutela? Ho letto un altro articolo in cui viene riportato quanto detto da Andrea Brignoli, sindacalista della Cgil, riferendosi ai contratti di lavoro di dipendenti di negozi interni al centro Nave de Vero, ma si può immaginare che la situazione non sia molto diversa per gli altri. Vige il precariato tra persone più e meno giovani. I rapporti di lavoro sono umilianti. Contratti rinnovati di mese in mese. Contratti a chiamata, anche a tempo indeterminato, senza un orario stabilito. Contratti a progetto. Contratti Unci (Unione italiana cooperative italiane) non riconosciuti dai sindacati, dal ministero del lavoro e nemmeno dall’Inps, e che liquidano direttamente in busta paga tfr, ferie, festività. Lavoratori senza contratto e retribuiti tramite voucher: buoni comprensivi di contributi, tfr, tredicesima. Pagamenti a percentuale sulle vendite. Pagamenti in nero se si superano le ore del part time, oppure straordinari non pagati. Queste dichiarazioni sempre su un articolo apparso sulla Nuova Venezia.
3. All’inizio di queste mie osservazioni scrivevo che i centri commerciali sono luoghi in cui si concentrano numerosi negozi, ma non sono solo questo. La loro densità (sono tutti vivini tra loro) e la concorrenza porta a escogitare, oltre alle aperture straordinarie, anche diverse forme di intrattenimento per ottenere la preferenza dei clienti: concerti con gruppi o cantanti più o meno conosciuti, palchi con lezioni di danza il venerdì sera, babbonatale sulla poltrona che si fa fotografare con i bambini sulle ginocchia, il trenino che ti fa fare un giro per il centro commerciale, babbonatale che arriva in elicottero (non mi invento nulla, è successo a Marcon). “Star di Youtube” che firmano autografi (anche questo non è frutto della mia fantasia: esistono ragazzi e ragazze che pubblicano video su Youtube e se hanno abbastanza visualizzazioni vengono contattati e assunti da aziende di marketing che li rendono ancora più noti e li “vendono” al miglior offerente per pubblicità varie più o meno esplicite. Il target di solito è un pubblico adolescente). Cantanti che vengono ospitati non per cantare ma per firmare autografi solo a chi ha comprato una copia originale del loro ultimo cd. Angoli di ricreazione per bambini con giochi e attività manuali varie. All’Auchan di Mestre c’è anche un’“area bimbi custodita” (prima ora gratuita, poi a pagamento). Sul sito internet della Nave de Vero si può leggere come lo spazio dedicato ai vari eventi l’abbiano chiamato piazza de vero. Qui, oltre a spettacoli dal vivo e a eventi “firma copie”, si possono seguire eventi sportivi come calcio di serie A e formula 1 direttamente sui maxi schermi.
Ho svolto una veloce ricerca su internet e ho visto che sul sito tripadvisor (dove si raccolgono recensioni degli utenti sui locali di ristorazione) sono recensiti anche i centri commerciali. È noto come molte delle valutazioni lasciate non siano veritiere, possono essere di amici o nemici dei ristoratori, di utenti fasulli e così via.
Tuttavia, leggendoli, ho capito alcune cose.
Il centro commerciale è un luogo che può essere scelto come destinazione per fare una passeggiata, per trovare quello che si cerca, c’è chi lo considera un buon posto per darsi appuntamenti di lavoro e chi invece lo consiglia solo a chi non ha proprio niente da fare.
Può essere considerato bello se è grande, luminoso, spazioso, pulito, con parcheggi comodi, facile da raggiungere, se ha tanti negozi e di vario tipo, se l’ipermercato interno è grande, ben fornito e con buone offerte, se offre ampia scelta per quanto riguarda la ristorazione, se il servizio di vigilanza è efficiente e cortese.
C’è chi lo giudica in maniera negativa se non ci sono giostrine o aree dedicate ai bambini, se il dipendente di qualche negozio si è mostrato scortese, se è monotono – ossia se ci sono gli stessi negozi presenti in altri centri –, se è vuoto durante la settimana, se è troppo pieno di gente a causa degli eventi organizzati.
Deve essere quindi un luogo confortevole e accogliente, ed ecco che così quando fuori è estate l’aria condizionata interna raggela e d’inverno invece il riscaldamento permette di togliere cappotti e berretti e di ripararsi dalle intemperie… e insieme ai giorni festivi scompaiono anche le stagioni.
Una cosa però blocca tutto e tutti – almeno al centro commerciale Valecenter mi hanno raccontato che così succede. Quando nevica la chiusura è anticipata. Penso temano che le auto non riuscirebbero più ad andarsene dal parcheggio e con esse le persone attirate. Mica si potrà tenere aperto tutta la notte… per ora almeno.
Davide dice
Mondadori Retail ha un accordo commerciale (sconto sull’affitto) in cambio dell’organizzazione di eventi all’interno della Nave de Vero. A differenza dei negozi la zona ristorazione non ha orario di chiusura, ma deve rimanere aperta finché ci sono clienti. All’inizio il centro commerciale andava abbastanza male, veniva ironicamente chiamato “Titanic de Vero”.
Matteo dice
Uno si sveglia la mattina e legge questo bel resoconto riflessivo bevendo il tè verde; e si rallegra perché è scritto con una franca sobrietà e un occhio fine che mi piace. Vorrei solo portare un piccolo contributo a queste riflessioni, introducendo un criterio di categorizzazione geografica. Nelle zone di montagna non ci sono i centroni commerciali della pianura; ma ci sono delle patacche assimilate. Ebbene, quando nevica, specie se ciò avviene nel week-end, i popoli della montagna sono colti da una frenesia stramba. E i nostri piccoli centri commerciali (penso al Veneggia di Belluno), quando nevica, sono invasi.
Enrico dice
Bello. Sono luoghi incredibili, quest’idea di occupare sempre più spazio e tempo è impressionante. Tendenzialmente l’idea è che non ci sia pausa e non sia limite; la rottura della festa sostituita dalla sua continuità: è sempre festa, ovvero mai.