di Mirella Vedovetto
Ore 9.20. Arrivando in bicicletta in stazione a Mogliano Veneto sento dall'altoparlante annunciare la partenza dal binario 1 del treno per Venezia, la voce continua dicendo che subito in coda arriverà un altro regionale per Venezia. Capisco che ci dev'essere stato qualche ritardo. Parcheggio la bici in uno spazio tra un intrico di altre biciclette, e corro per il sottopassaggio pedonale, timbro il biglietto che per fortuna avevo già in borsa. Tolgo gli auricolari del lettore mp3 e mi preparo a godermi la scena. Infatti mi avvicino a un gruppetto di uomini e donne, 6 o 7, lavoratori sui 40 anni, tutti volti già visti nei molti anni da pendolare, che affrontano a viso aperto un paio di poliziotti ferroviari.
Siamo alle solite, penso: non sono riusciti a salire sul treno appena partito e, a occhio e croce, devono averne persi altri prima. Il motivo è l'affollamento. Nel treno, nemmeno con lo spingi spingi, ci si stava tutti.
Una signora, guardando negli occhi uno dei 2 poliziotti dice: ma cosa dobbiamo fare? Bloccare i treni mettendoci sui binari? La discussione promette bene, mi dico, ma quel che segue mi fa capire che c'è qualcosa che non mi torna: il poliziotto le risponde di si. Incredula, in cerchio con il gruppetto e i poliziotti, continuo ad ascoltare, gli auricolari ancora in mano. La signora aggiunge: ma siamo nel 2006, queste sono cose da terzo mondo!
Mano a mano che la discussione prosegue noto come donne e uomini, infuriati perché ritardano al lavoro causa i disservizi delle ferrovie, trovano piena comprensione nei poliziotti. Ma questi non si mostrano comprensivi per ragioni di ordine pubblico, per non fomentare gli animi. No. Gli danno proprio ragione. Anzi uno dei due rilancia: dovreste mettervi sui binari e bloccare la circolazione. I ruoli si invertono. Un'altra signora risponde: eh sì! E al lavoro chi ci va?
Il poliziotto prosegue dicendo: perché credete che noi preferiamo prestare servizio sugli eurostar? Lavorare per i cittadini che pagano di più?… almeno non stiamo lì a prenderci insolenze (usa davvero questa parola). E ridendo fa una battuta al collega: da domani andiamo anche noi sugli eurostar.
Una donna arrivata per ultima, domanda: ma adesso non passano più treni? E tutti le rispondono di si che ne arriva uno subito. Il poliziotto più loquace continua a parlare con noi e dice: quello che non capite è che siete diventati utenti di terza categoria, e nel discorso nomina due volte un nome che non capisco e dice di andare a parlare con lui. Ora che sono a casa, ho guardato in internet il sito dell'Azienda Trenitalia e mi convinco che il nome fatto sia Lenci, il nuovo presidente del consiglio di amministrazione per trenitalia.
Arriva un treno diretto nella direzione opposta, Treviso, sul binario di fronte. Qualcuno dice: dirottiamolo! Ridendo. Il poliziotto non si lascia sfuggire nemmeno questo: eh si! E – rivolto al collega – credo che non sia mai stato dirottato un treno.
Il fatto è che questo poliziotto, non sembra parlare prendendoci in giro, sembra proprio stufo e voler dire: sarebbe ora che faceste qualcosa per cambiare questa situazione, e fare un po' di ordine.
Eppure a me continua a non risultare simpatico. Non mi fido.
Vent'anni fa – continua – non era così! (e la signora che aveva detto che siamo nel 2006?, penso).
Alla fine il treno arriva. Riusciamo a salire tutti. Una voce femminile, dall'altoparlante, a metà viaggio ci informa, come se non lo sapessimo, che il treno è in ritardo di 50 minuti e si scusa. Arrivati a Venezia, ripete, con una variante, che il treno è arrivato con un ritardo di 49 minuti.
Come un viaggio di 20 minuti ne può durare 40
Pensavo che la storia fosse finita qui. Ma c'è anche il ritorno. Fatto quello che dovevo fare a Venezia. Corro in stazione per tornare a Mogliano, infatti se perdo il treno delle 10.17 quello dopo è alle 11.56. Un buco di tempo che avrei dovuto riempire non so come.
Riesco a prendere il treno. Parte in orario. Ferma a Mestre. Sale gente, ma dopo dieci minuti non parte ancora. Io penso che, se sono in treno, non devo più prestare attenzione agli annunci che provengono dagli altoparlanti della stazione. Mi sbaglio. Dopo che vedo tutti scendere mi rendo conto che qualcosa non va e finalmente ascolto la voce che dice: il treno in partenza dal binario 3 ferma a Mogliano, Treviso…. eccetera. Mi sporgo e vedo che il treno su cui sono io è fermo al binario 2 e tutta la gente che scende sale sul treno parallelo a questo. Mi metto nei panni di chi è straniero e mi sento male per loro. Ho giusto di fronte a me un indiano che ha sudato sette camicie per caricare qui il suo valigione e come spiegargli adesso che bisogna cambiare treno? Penso che forse arriva proprio dall'India, o forse no. Comunque se fosse, penso, giusto stamattina una signora ha nominato il suo paese. Sulla base di quanto visto in TV, non credo su conoscenze più approfondite, aveva detto che avremmo dovuto fare come in India, dove viaggiano arrampicandosi sui tetti di treni e autobus. Gli dico che bisogna cambiare treno, di seguirmi.
Scendo dal treno e risalgo su quello fermo al binario di fronte. A quel punto mi sono sentita presa un po' per il culo, come si dice. Infatti appena trovo posto vedo partire il treno da cui ero scesa e come me tutti quelli che avevano traslocato da quello a questo. Ci guardiamo come vittime di un brutto scherzo.
Dopo un'attesa di altri dieci minuti, il fischio delle porte. Si parte. Arrivo alle 10.50.
Dissotterro la bici da tre che ne erano state appoggiate sopra e torno a casa.
Giannarosa dice
Avrei anch’io da raccontarne delle belle. E come me, penso, tutti i mortali che per lavorare prendono il treno
Nadia dice
Solidale come non mai, of course, dopo aver fatto quasi 8 anni la pendolare sulla linea Trieste-Venezia! Leggevo e ridevo, ma solo perchè stavo dietro allo schermo di un computer…
privato dice
Dal 1997 al 2005 io su quei treni lì che scrive lei salivo a Preganziol e non ridevo mica sa. Tanto che verso il 2004 feci proponimento treni basta, ma basta. A seconda dei giorni prendevo l’autobus in piazza a Preganziol oppure arrivavo in macchina fino al villaggio san Marco, bevevo un caffè al chiosco della bocciofila e poi via col 12, più veloce della luce, fin piazzale Roma. Lei non ci crederà ma è una fetta della mia vita tra quelle che mi mancano meno. I poliziotti fomentatori vuol proprio dire che la linea è in tilt cronico
spartaco dice
Autobiografia di una nazione su binario morto
privato dice
Mi è venuta la pelle d’oca. Un anno sulla famigerata linea Mirano Mestre Portogruaro e ritorno e un anno Mirano Venezia lasciano il segno e un’infinità di storie da raccontare. Ognuno di noi avrebbe decine di episodi da raccontare