di sAm (Filippo Benfante)
Proponiamo in linea le pagine che introducono il Quaderno di sAm numero 3 (autunno 2005): Bloch notes. Domande e riflessioni nell'anniversario della morte di Marc Bloch (1944-2004), a cura di Elena Iorio e Filippo Benfante, che è anche l'autore della prefazione a nome di storiAmestre.
"È uno scandalo che, nella nostra epoca, più che mai esposta alle tossine della menzogna e della falsa diceria, il metodo critico non figuri sia pure nel più piccolo cantuccio dei programmi d'insegnamento: perché esso ha cessato di essere l'umile ausiliario di alcuni lavori di laboratorio. Esso vede ormai aprirsi dinanzi orizzonti assai più vasti; e la storia ha il diritto di considerare tra le sue glorie più sicure quella di avere così, elaborando la propria tecnica, dischiuso agli uomini una nuova strada verso il vero e, quindi, verso il giusto". Marc Bloch, Apologia della storia, o mestiere di storico, Einaudi, Torino 1969, p. 122.
1. Un anniversario: 1944-2004
Marc Bloch fu ucciso il 16 giugno 1944, fucilato dalla Gestapo. Avrebbe compiuto 58 anni tre settimane dopo: era nato il 6 luglio 1886. Era entrato nella Resistenza all'inizio della primavera 1943, a Lione, raggiungendo incarichi di grande responsabilità. Fu arrestato l'8 marzo 1944 e rinchiuso nella prigione tedesca di Fort Montluc, dove fu sottoposto a torture, infine prelevato insieme ad altri compagni e portato fuori città. Come scrisse l'amico e collega Lucien Febvre nel dicembre 1944: «l'invasore sentiva vicino il momento di abbandonare la Francia, "vuotava le prigioni" e seminava nei campi, lontano dalle città, i cadaveri di patrioti, assassinati senza processo, accanendosi nel renderli irriconoscibili…».1
Bloch aveva combattuto entrambe le guerre mondiali: mobilitato nell'estate 1914, come sergente di fanteria, fu congedato nel marzo 1919 con il grado di capitano, la Croix de guerre (con quattro citazioni al valor militare) e la Légion d'honneur. Nell'agosto 1939, alla mobilitazione generale in vista della nuova guerra, sollecitò il suo reintegro nell'esercito, malgrado l'età e il fatto d'essere padre di sei figli, ancora tutti minorenni. Combatté sul fronte nord-orientale, conoscendo la disfatta, l'evacuazione da Dunkerque insieme all'esercito inglese, l'immediato rientro nella Francia ormai sconfitta, per metà controllata direttamente dai nazisti, per metà governata da un regime francese collaborazionista. La guerra aveva interrotto una carriera brillante, sia pur non esente da difficoltà: Bloch si era affermato come uno dei maggiori storici del suo tempo dopo aver compiuto un percorso accademico tipico e per certi versi prevedibile, da "normalien fils de normalien". Come il padre, lo storico Gustave, Marc Bloch aveva frequentato l'École Normale Supérieure; nel 1908 aveva ottenuto l'agrégation e cominciato la sua carriera come professore di liceo; dopo la prima guerra mondiale era stato chiamato all'università di Strasburgo, in un'Alsazia che la Francia aveva appena riconquistato dopo averla persa nel 1870. Qui conobbe Lucien Febvre, col quale, nel 1929, avrebbe fondato e diretto fino al 1940 la rivista Annales d'histoire économique et sociale, segnando una tappa fondamentale della storia della storiografia. Sulle pagine della rivista, insieme a Febvre, propone un profondo rinnovamento degli studi storici: nella scelta degli argomenti da indagare, nel rapporto tra i settori interni della disciplina e della storia con le altre scienze sociali, nell'organizzazione degli studi (funzionamento di biblioteche, archivi, università e centri di ricerca) e del curriculum scolastico (avanzerà proposte per riformare i programmi). Un'incessante produzione di articoli, di note e di recensioni è scandita dall'uscita di monografie che ottengono immediati riconoscimenti: dopo I re taumaturghi (1924), è la volta dei Caratteri originali della storia rurale francese (1931) e quindi dei due volumi de La società feudale (1940). Nel frattempo, nel 1936, aveva ottenuto la cattedra di storia economica alla Sorbona di Parigi.
Nell'estate del 1940 "tutto è perduto". Nella Francia di Vichy deve rinunciare alla condirezione delle Annales, il suo nome sparisce dalla copertina e i pezzi che continua a mandare escono sotto pseudonimo; le leggi razziali mettono in discussione anche la sua cattedra: può continuare a insegnare grazie a una deroga, ma è costretto a lasciare Parigi. Quando nel novembre 1942 la Germania assume il controllo diretto di tutta la Francia, non resta che la clandestinità; qualche mese dopo, Bloch decide di entrare nella Resistenza.
2. Pretesti per riflettere
Viviamo anni di guerra e di anniversari. Dal 1999 l'Italia partecipa a "missioni di pace" che prevedono truppe d'occupazione e bombardamenti aerei su militari e su civili. La retorica dello scontro di civiltà e i fondamentalismi identitari d'occidente e d'oriente hanno portato nuove varianti, ma la propaganda di guerra in cui siamo immersi attinge largamente al repertorio di una seconda guerra mondiale descritta come una lotta comune condotta da governi democratici ("la civiltà") con l'unanime consenso "popolare", contro il nazismo e il fascismo ("la negazione della civiltà"), per portare la libertà e mettere fine al genocidio. Su questa base si mette a tacere ogni dissenso, si giustificano mobilitazioni generali, militarismo e guerre di aggressione. Non è difficile indicare, di volta in volta, un nuovo Hitler. La cronaca rilancia ogni giorno parole che risentono di schemi, o li vogliono evocare cercando di nascondere il punto di vista: invasione, occupazione, liberazione, resistenza, libertà, conquista, oppressione, collaborazione, collaborazionismo, elezioni, diritti, responsabilità, democrazia. Questo è il contesto delle celebrazioni da sessantesimo anniversario [della Liberazione e della fine della seconda guerra mondiale] che in Italia sono cominciate nel 2003 e proseguiranno fino al 2006. Inoltre, le commemorazioni della seconda guerra mondiale aprono uno spazio di discussione sull'antifascismo in un clima di cancellazione non solo dell'antifascismo ma della storia del movimento operaio e dei minimi standard di convivenza sociale enunciati nella costituzione (equilibrio dei poteri, qualche garanzia di equità e dignità sociale e di rispetto per le minoranze, ripudio della guerra, rifiuto delle discriminazioni religiose).
In generale, le commemorazioni inducono a consuntivi da parte delle generazioni più vecchie; invitano le generazioni più giovani a confrontarsi con l'esperienza del passato: per respingerla, o prenderne le distanze, o cercarvi consigli per il presente. Si tratta di una ricerca di assonanze, di esempi e di modelli seguiti in modo consapevole o inconsapevole. È un pretesto per far ordine nel proprio repertorio di cose lette, viste e ascoltate, per cercare compagni e compagne con cui stare in tempi di isolamento e, così, vedere che cosa si può fare insieme; per usare le parole dello storico statunitense Howard Zinn: "cercare nel passato saggezza e ispirazione per i movimenti che perseguono la giustizia sociale nei nostri giorni"2
Commemorare la morte di Marc Bloch è stata un'occasione per riflettere sul "mestiere di storico", sul valore civile della storiografia e più in generale della scrittura, su genealogie culturali, sul rapporto tra vita, professione, ruolo pubblico e militanza politica, sulla guerra, sul pacifismo, sul rapporto tra stato e individuo, su resistenza e disobbedienza, sulle scelte e sulle responsabilità individuali, sulla libertà, sulla morte.
3. Un incontro al dipartimento di studi storici
Sono stati gli studenti e le studentesse dell'Orssù (Organizzazione per la ricerca storica degli studenti universitari) a lanciare un invito tra i frequentatori del dipartimento di studi storici dell'università di Venezia: L'importanza di essere storici. L'eredità di Marc Bloch nella storiografia contemporanea. La discussione si è tenuta il 19 maggio 2004 presso il dipartimento. Chi ha accettato di intervenire ha riferito una propria esperienza personale: l'influenza delle opere e della vicenda di Bloch sul proprio percorso di ricerca e di formazione, e sul proprio modo di misurarsi col mestiere di storico. Si sono confrontate almeno tre generazioni, formatesi in contesti culturali e politici molto diversi. Elena Iorio, nel suo intervento introduttivo, ha cercato di mettere in luce tutte le questioni che si possono aprire quando ci si avvicina alla biografia di Bloch. Poi il caso ha voluto che gli interventi privilegiassero certi temi, escludendone altri. Antonella Cogo ha affrontato l'argomento "Marc Bloch storico della società e dell'economia nel medioevo". Piero Brunello, Mario Isnenghi e Alessandro Casellato hanno evocato soprattutto il Bloch della seconda guerra mondiale: quello che scrive la Strana disfatta, ovvero l'"esame di coscienza di un francese" dopo la dissoluzione della Francia davanti alla Germania nazista; quello che nel 1942 comincia a mettere insieme l'Apologia della storia, o mestiere di storico, una raccolta di consigli pratici, sulla scorta della propria esperienza di archivi e di biblioteche, che tuttavia esce dai circoli accademici e dei praticanti per professione, spiegando perché un esercizio consapevole, onesto e rigoroso della critica e della scrittura può migliorare la vita. L'Apologia è l'enunciazione di una morale laica e una dichiarazione d'amore per la vita, fatta poco prima di compiere una scelta che poteva costare – e costò – la vita.
4. L'incontro con storiAmestre
Anche noi di storiAmestre abbiamo messo il presente Quaderno sotto l'egida dell'Apologia della storia. È partendo dalla sintonia con questo Bloch che abbiamo deciso di invitare i giovani compagni dell'Orssù a pubblicare con noi il resoconto della discussione; gli "atti" sono curati da Elena Iorio con la collaborazione di Filippo Benfante e compongono la prima parte del Quaderno. Abbiamo poi chiesto a Benfante di recuperare cose scritte da amici e compagni legate a Bloch e ai temi che ci stanno a cuore: sono i pezzi che compongono la seconda parte del Quaderno.
I curatori hanno condiviso con noi le discussioni e le letture necessarie alla preparazione del quaderno. Su Bloch si è scritto molto e si continua a scrivere, la nota bibliografica che chiude la prima parte offre indicazioni su quanto i curatori hanno potuto consultare. Prima ancora di diventare un capitolo della storia della storiografia mondiale e della storia della cultura francese del Novecento, Bloch è stato un'eredità contesa e a volte scomoda; un'occasione di riscatto per le istituzioni francesi e per l'accademia in particolare oppure, al contrario, la loro cattiva coscienza; un riferimento obbligatorio per ogni discussione sull'"impegno degli intellettuali". Ha corso anche il rischio di tutti i "martiri ed eroi": quello d'esser consegnato al martirologio, congelato nelle scelte e nel pensiero al momento della morte. Solo di recente, le biografie e gli studi hanno cercato di rendere la complessità dell'uomo, del suo percorso esistenziale, politico e culturale, di comprendere quali fossero le sue aspirazioni – quali coronate e quali frustrate – e il suo ruolo nell'accademia; quale il percorso di ricerche e riflessioni, compresi i ripensamenti e le contraddizioni; quale il rapporto con la sua epoca anche nel periodo tra le due guerre, in cui si tenne lontano dalla politica; quale il rapporto tra professione e militanza nel corso di tutta la sua vita; infine la dimensione privata, con l'amore, gli affetti famigliari e le amicizie.
Sono vicende che in questo Quaderno sono evocate di sfuggita; chi vorrà saperne di più dovrà cercare altrove. Qui interessa riprendere alcune sollecitazioni che vengono dalle pagine di Bloch, senza pretendere che sia lui a dar risposte definitive: il rapporto tra passato e presente, e perciò anche tra diverse generazioni; la diffidenza per le "radici" (Bloch parlava di "idolo delle origini"); la consapevolezza di partire dai "frutti"; la creazione di linguaggi e di parametri socialmente riconosciuti per l'onesto esercizio di una disciplina; il valore della scrittura; il dilemma tra il giudicare e il comprendere (e si rilegga la citazione d'apertura – "verso il vero e, quindi, verso il giusto" – per intuire quali fossero i dilemmi di Bloch); la capacità di riconoscere le differenze e di confrontarvisi. Si legge nell'Apologia:
"Una parola domina e illumina i nostri studi: 'comprendere'. Parola, non nascondiamocelo, gravida di difficoltà, ma anche di speranze. Soprattutto, carica di amicizia. […] Colui che differisce da noi – straniero, avversario politico – passa, quasi necessariamente, per un malvagio. Anche per condurre le lotte che si presentano come inevitabili, occorrerebbe un po' più d'intelligenza delle anime; e tanto più per evitarle, quando si è ancora in tempo. La storia, pur che rinunci alle sue false arie di arcangelo, deve aiutarci a guarire di questo difetto. È una vasta esperienza delle varietà umane, un lungo incontro degli uomini. La vita, al pari della scienza, ha tutto da guadagnare da che questo incontro sia fraterno".3
Infine, quel che prendiamo da Bloch è la passione per quel che si fa, l'amore per il lavoro ben fatto, la curiosità intellettuale che è curiosità e amore per la vita. Poi ognuno seguirà i propri percorsi e interessi: questo in fondo è un invito alla discussione e alla lettura. Perciò concludiamo con un'altra citazione da Bloch che i curatori hanno tenuto presente preparando il Quaderno e ci hanno consigliato per questa prefazione. Sono appunti stesi in vista di una raccolta di articoli progettata nella prima metà degli anni trenta, e mai realizzata:
"Sopprimere tutte le note che non siano strettamente indispensabili, cioè di gran lunga la maggior parte di esse. […] Breve prefazione che indichi le idee che conferiscono qualche unità a questi pezzi staccati. Queste in particolare: sono qui riuniti articoli che nella maggior parte sono stati scritti riguardo a un’opera, in una parola articoli d’occasione. È il metodo abituale in critica letteraria. È molto più raro offrire al pubblico un libro di storia così composto. A mio avviso, a torto. S’immaginano i lettori capaci d’interessarsi unicamente alla storia fatta e finita. Invece la storia è una scienza in divenire, ed è per questo ch’essa è vivente. Nulla di più appassionante della storia così come si fa, e di più degno d’esser divulgato. Tutto sommato, questi successivi punti di vista danno sovente, degli aspetti reali del metodo, un’idea più esatta di qualsivoglia trattazione didattica. Alcune preoccupazioni centrali dominano d’altra parte questi pezzi staccati, ‘trucioli d’un atelier di storico’ […]".4
Mestre, 31 ottobre 2005
- L. Febvre, In memoriam. Marc Bloch fusillé…, "Mélanges d'histoire sociale", 6, 1944 [dicembre 1944], p. 5. [↩]
- H. Zinn, Disobbedienza e democrazia. Lo spirito della ribellione, il Saggiatore, Milano 2003, p. 10. [↩]
- Bloch, Apologia della storia cit., p. 127. [↩]
- Progetto di pubblicazione d'una raccolta d'articoli (1933-1934) (?), in Marc Bloch, Storici e storia, a cura di E. Bloch, introduzione di F. Pitocco, Einaudi, Torino 1997, pp. 304-305. [↩]
redazione sito sAm dice
Segnaliamo il testo di un discorso sul lavoro e la figura di Marc Bloch, preparato dallo storico polacco Bronislaw Geremek (1932-2008) nel 1986: http://cmb.ehess.fr/49. Geremek avrebbe dovuto pronunciarlo a Parigi, nell’ambito delle Conférences Marc Bloch che l’Ehess di Parigi cominciò a organizzare nel 1979 e che tuttora si tengono ogni anno, nel mese di giugno. Geremek però non ebbe il permesso di uscire dal Paese e perciò il testo fu letto dal suo collega e amico Jacques Le Goff. Molte delle conférences Marc Bloch sono in linea accessibili a partire dal sito http://cmb.ehess.fr/.