di Carlo Cappellari
Pupazzo a forma di maialino in gomma indistruttibile e indeformabile, alto 25 centimetri, largo 13 e profondo 12. Sotto la base (i piedi) è impressa una dicitura che indica la fabbricazione in Italia. Ha perso quasi del tutto il colore di una specie di gonnellone monobretella e del berrettino che erano di un rosso vivace, nonché della camicia che era bianca. Ci sono tracce di dentizione sulle orecchie.
Sotto i piedi aveva un sonaglio-fischietto; ora è staccato dalla sua sede e si trova nella pancia del pupazzo, insieme ai pezzi di matita usati, a suo tempo, per ficcarlo dentro.
Pippo il maialino mi è stato regalato dalla nonna Maria il 25 luglio 1959 per il mio primo compleanno. Mi raccontano che io e lui eravamo inseparabili e che lo portavo sempre con me tenendolo per il cappellino. La nostra era una famiglia di contadini e i regali non erano all’ordine del giorno. L’unica che si poteva permettere di farli era mia nonna paterna perché aveva due pensioni di guerra: quella del primo marito che non era più tornato dalla prima guerra mondiale e quella del figlio di primo letto disperso in Russia.