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Il pomeriggio del 12 dicembre 1969. Pagine da un libro

11/12/2021

di Corrado Stajano

Per l’anniversario della strage di piazza Fontana, riprendiamo alcune pagine da un bel libro di Corrado Stajano. Un sopralluogo, durante una esplorazione della città cambiata, è occasione per tornare con i ricordi al pomeriggio del 12 dicembre 1969: Stajano, appena rientrato a Milano in treno, si fece portare da un tassista in piazza Fontana. La notizia aveva appena cominciato a girare in città. Riuscì a entrare nella sede della banca devastata prima dell’arrivo delle autorità; solo allora fu fatto uscire.

Nel pomeriggio del 12 dicembre 1969 ero tornato da Roma e alla Stazione centrale avevo preso un taxi. In piazza Fontana, mi disse il tassista, è appena successo qualcosa di grave, è scoppiata una caldaia alla Banca dell’Agricoltura e si parla di molti morti. Gli dissi di portarmi alla banca, non più a casa. In piazza Fontana c’era solo qualche ambulanza, qualche macchina della polizia e dei carabinieri, si sentiva che da via Larga stavano arrivando i pompieri. Non c’erano ancora curiosi. I sopravvissuti, informi ossessi, uscivano barcollando dal portone della banca e si scontravano, nell’aria nerastra, con i barellieri che correvano in senso contrario.

[Leggi di più…] infoIl pomeriggio del 12 dicembre 1969. Pagine da un libro

Archiviato in:Corrado Stajano, La città invisibile Contrassegnato con: anniversari, Milano, pagine scelte, Piazza Fontana

Auguri con storiAmestre. Appuntamento a Forte Mezzacapo, 17 dicembre 2021

10/12/2021

di sAm

Dopo l’interruzione del 2020, riprendiamo la consuetudine degli auguri e del brindisi di fine anno in presenza. Lo facciamo insieme ad altre associazioni, in un pomeriggio al Forte Mezzacapo. 

Le associazioni di Chirignago-Zelarino si fanno gli auguri presso il forte venerdì 17 dicembre, dalle 17 alle 18,30. Scambi di auspici per delle buone feste e di voti per un anno migliore, e chiacchiere mentre sullo sfondo saranno proiettati documentari su Mestre e Marghera del XX secolo.

storiAmestre si associa a Dalla guerra alla pace-forte alla Gatta, I Celestini, I Sette Nani, MCE-Movimento Cooperazione Educativa, Polisportiva Arcobaleno Trivignano, TeraFerma, Associazione Culturale Arcobaleno Chirignago, FIAB Cicloliberi, Circolo amatori bocce parco Rodari, Gruppo Zelarino e dintorni…

Si invita chi partecipa a contribuire al rinfresco portando qualcosa da bere o da sgranocchiare.

Per scaricare la locandina, cliccare qui.

Archiviato in:Agenda, sAm

Vigilante del piano formativo. Una supplenza in DAD capovolta

07/12/2021

di Giulio Vallese

Una nuova cronaca del nostro inviato nel mondo della scuola, ora insegnante vincitore di concorso straordinario, ma ancora non in ruolo. Questa volta un caso singolare di “classe capovolta”, per parafrasare una delle espressioni del gergo scolastico di oggi. A proposito, mentre i giornali riferiscono le ultime idee del Governo in carica in termini di innovazione della pedagogia e dei contenuti disciplinari, ecco alcuni spunti per pensare alla figura dell’insegnante “tutor”.

Ho una supplenza. Che rogna, è in una sede diversa da quella in cui sarei dovuto andare per il resto della giornata, il che mi obbliga a fare molta più strada nel traffico del mattino per poi dovermi spostare nell’altra sede dove non si trova mai parcheggio. Preso dal fastidio, mi accorgo solo dopo della singolare dicitura in corsivo vicino al nome del collega da sostituire: «classe in presenza, docente in DAD». Che significa? Se non ricordo male, le nuove regole prevedono che se un insegnante si trova in quarantena fiduciaria è tenuto a fare lezione collegandosi da casa. Una specie di DAD capovolta con gli studenti a scuola e il professore a casa? E io, come sostituto, che devo fare? In teoria il collega è presente, quindi chi sostituisco? Di solito le supplenze consistono nel fare sorveglianza alla classe in modo che non succeda niente di pericoloso e i ragazzi facciano qualcosa di sensato, studino, ripassino, facciano esercizi… al limite si riesce pure a fare due parole, ma in questo caso, che devo fare? 

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Archiviato in:Giulio Vallese, La città invisibile Contrassegnato con: cronaca, scuola

Le debolezze degli uomini andrebbero storicizzate. Una nota su storiografia e processi postumi

05/12/2021

di Alberto Cavaglion

Anche quest’anno Sannicolò ha pensato a noi di storiamestre.it e a chi segue queste pagine: “per il vostro sito di storia e storiografia”, ci ha lasciato queste due righe e una lettura. Alberto Cavaglion riflette sull’uso politico delle biografie, sulla selezione delle fonti per ricostruirle, sulla contestualizzazione degli episodi: quando la storiografia invece di essere «studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano», diventa una requisitoria; quando invece di avvicinarsi con riguardo al passato, diventa una rivendicazione di superiorità morale dei posteri; o ancora un modo per affermare la propria autorevolezza in un campo disciplinare. Cavaglion parte dai più recenti episodi di un lungo «processo» allo storico dell’età antica Arnaldo Momigliano (1908-1987), imputato di compromissione con il fascismo fino alle leggi razziali del 1938, avviato sulle pagine della rivista Quaderni di storia di Luciano Canfora sin dai primi anni Ottanta.

1. «Fare i conti con il passato», «fare i conti con il fascismo». Sono espressioni che ritroviamo in molta storiografia e anche in molte pubbliche conversazioni. Non escludo di essermene servito io stesso, ma ho fatto in tempo a pentirmene. Da un lato lavori molto seri si sono mossi lungo il crinale fra fascismo e postfascismo; dall’altro lato è andato diffondendosi un cliché accusatorio e moralistico discutibile: i fantasmi del fascismo tendono a confondersi con il sottile piacere di macchiare l’immagine di questo o quell’altro grande personaggio, svelandone «terribili segreti».

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Archiviato in:Alberto Cavaglion Contrassegnato con: antifascismo, Arnaldo Momigliano, biografia, fascismo, san Nicola, storiografia

“L’avvenire è diventato possibile”. Victor Hugo contro Napoleone “il piccolo”

02/12/2021

di Victor Hugo, a cura della redazione di storiamestre.it

Oggi è un anniversario più o meno tondo: centosettant’anni fa, il 2 dicembre 1851, Luigi Napoleone Bonaparte, presidente della Repubblica francese nata nel corso del 1848, compiva un colpo di Stato. Per ricordarlo, riprendiamo alcune pagine con cui Victor Hugo, dall’esilio, denunciava quelle vicende all’opinione pubblica liberale europea. Sono brani dedicati all’invettiva, annunciata sin dal titolo del pamphlet – Napoléon le Petit –, con cui Hugo (che restava sempre affezionato al mito del primo Bonaparte) distingueva sarcasticamente Luigi Napoleone dallo zio. E in conclusione un elogio del 1848, con un’apertura di credito alla storia e all’avvenire.

Luigi Bonaparte è un uomo di media statura, freddo, pallido, lento, che ha l’aria di non essere completamente desto. […] Cavalca bene. La sua parola è strascicata con lieve accento tedesco.

[…] Ha i baffi folti che gli coprono il sorriso, come il duca d’Alba e l’occhio spento, come Carlo IX.

Giudicandolo all’infuori di ciò che egli chiama i suoi atti necessari o i suoi grandi atti, è un personaggio puerile, volgare, teatrale, vano.

[…] Gli piace la gloriola, il pennacchio, il passamano, il ricamo, le pagliette e i cordoncini, le grande parole, i grandi titoli, tutto ciò che rimbomba, tutto ciò che scintilla, tutte le cortesie del potere. Nella sua qualità di parente della battaglia di Austerlitz, si veste da generale.

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Archiviato in:redazione sito sAm, Victor Hugo Contrassegnato con: 1848, 1851, anniversari, Luigi Napoleone Bonaparte, pagine scelte, Parigi

“E se fosse uno scherzo?”. Note su una lettera di un parrucchiere socialista (Parigi, autunno 1848)

27/11/2021

di Andrea Lanza

Il nostro amico e socio Andrea Lanza è rimasto colpito da una lettera del novembre 1848 che di recente ha potuto leggere in un fondo degli Archivi Nazionali di Parigi. Cosa ci raccontano, oggi, le singolari caratteristiche di quel breve testo? Che cosa significavano allora? Immaginare quel che è stato seduti a un tavolo in archivio, fare ipotesi davanti a un bicchiere bevuto in compagnia, pensare alle nostre vite di oggi attraverso i compagni di ieri.

Una candidatura respinta

Ottobre 2021, sala di consultazione degli Archivi Nazionali francesi, sfollati dalla sede storica nel centro di Parigi all’avveniristico edificio della banlieue nord, al confine fra il comune di Saint-Denis e quello di Pierrefitte-sur-Seine. Inizio a esplorare una serie di faldoni che documentano un aspetto poco studiato della rivoluzione francese del 1848: un credito di tre milioni di franchi erogato dalla Repubblica alle cooperative di soli operai o di padroni disposti a distribuire parte dei dividendi con i propri lavoratori; per ottenere il credito bisognava presentare un progetto a un Consiglio che lo avrebbe valutato. Il provvedimento era stato approvato il 5 luglio 1848, all’indomani delle giornate di giugno, quelle della sollevazione delle classi popolari parigine in nome della repubblica democratica e sociale, mentre alla repressione delle armi succedevano le retate e una campagna stampa di totale delegittimazione degli insorti e dei “democratici socialisti”. La storiografia dei movimenti dei lavoratori ha spesso liquidato questo Consiglio come un’operazione volta a controllare o comprare parte delle classi lavoratrici, pronte a collaborare con i repubblicani moderati e, soprattutto, con l’eterogenea alleanza di conservatori e reazionari che stava ormai prendendo il controllo della giovane repubblica. 

[Leggi di più…] info“E se fosse uno scherzo?”. Note su una lettera di un parrucchiere socialista (Parigi, autunno 1848)

Archiviato in:Andrea Lanza, La città invisibile Contrassegnato con: 1848, archivi, documenti, Parigi, storia del movimento operaio, storiografia

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