di Giannarosa Vivian
Mogliano Veneto (Treviso), 9 novembre. Il "Comitato cittadini indignati" organizza una protesta contro l’iniziativa del sindaco di Mogliano, Giovanni Azzolini, di ospitare e patrocinare la presentazione pubblica, presso il municipio, del libro di Paolo Calia, Gentilini il sindaco sceriffo (edizioni Anordest), "biografia autorizzata" dell’ex sindaco e attuale pro-sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini. Nei giorni precedenti il Comitato aveva cominciato la sua protesta in altre forme, inviando una lettera aperta al sindaco, intitolandola "Mogliano contro il razzismo". I "cittadini indignati" vi spiegavano i motivi della loro contrarietà e chiedevano che il patrocinio venisse ritirato. In seguito, il Comitato ha cominciato a documentare la sua attività attraverso un blog, a cui rimandiamo. Qui di seguito una cronaca di quanto accaduto la mattina del 9 novembre.
1. Per la mattina di lunedì 9 novembre, giorno di mercato, la giunta comunale di Mogliano Veneto (Lega nord e lista civica “Azzolini sindaco”) aveva patrocinato la presentazione pubblica del libro Gentilini il sindaco sceriffo, del giornalista Paolo Calia, edizioni Anordest. Secondo il sindaco di Mogliano Veneto Giovanni Azzolini – stando ai comunicati sul sito ufficiale del comune – doveva essere “una conversazione di piazza tra la gente, una simpatica giornata di incontro, una sorta di filò urbano”, nel corso del quale l’autore e il pro sindaco di Treviso Gentilini avrebbero firmato le copie in piazza “sorseggiando prosecco Serre”. Giorni prima, al sindaco Azzolini era arrivata una lettera aperta, firmata da “Cittadine e cittadini indignati” che gli chiedevano di ritirare il patrocinio dell’amministrazione comunale alla presentazione del libro, e di annullare la manifestazione pubblica prevista presso il municipio. Non è stato così, e la città si è data appuntamento in piazza. La presentazione si è dovuta tenere a porte chiuse in un municipio presidiato da polizia e carabinieri, mentre dalla piazza si gridava “Vergogna”. Gentilini e Azzolini sono dovuti entrare e uscire dal retro del municipio.
2. Io non c’ero alle nove di mattina davanti al cinema Busan, ma il gruppo di “Cittadine e cittadini indignati" sì. Sotto il gazebo con le bandiere della pace distribuiscono cartelli da portare in piazza, e raccolgono le firme di chi intende chiedere al sindaco di rendere conto. Alle dieci arrivano una cinquantina di ragazzi, scrivono uno striscione su due piedi, e si dirigono verso la piazza lì vicino. A occhio sono meno di cento metri. Questo lo vengo a sapere quando arrivo in piazza anch’io, mezz’ora dopo. La piazza di Mogliano è rettangolare, divisa in due metà da una strada normalmente percorsa da automobili. Oggi non passano macchine perché è giorno di mercato. Nella metà in direzione di Treviso c’è il municipio e il monumento ai caduti. L’altra metà della piazza, che è circondata sui tre lati da portici, oggi è piena di banchi del mercato, e dà verso Mestre. Ho nominato Treviso e Mestre perché Mogliano si trova sulla strada Terraglio che collega le due città. Quando vai in edicola a comprare il quotidiano locale Il Gazzettino, se non ti conoscono ti senti chiedere: “Venezia (e quindi Mestre) o Treviso?”. Davanti al portone d’ingresso del municipio – che “È la casa dei cittadini / non è la casa di Gentilini” – è schierata una fila di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.
Tra loro e il monumento ai caduti resta un corridoio vuoto, dove girano avanti e indietro comuni cittadini che protestano e che invano chiedono di poter entrare in municipio. La risposta è sempre no. Un anziano signore con barba e cappello è indignato. “È incredibile – dice – che noi non possiamo entrare, e lui sì”. Più avanti, le due camionette azzurre della polizia e quella nera dei carabinieri sono affiancate da un altro cordone di forze dell’ordine, in fila per otto. Danno le spalle al municipio, stanno fermi a fronteggiare un gruppo di giovani che gli sta davanti. Alle spalle dei ragazzi e delle ragazze, passa la gente che come ogni lunedì va e viene tra le bancarelle del mercato. Molti si fermano, molti girano solo la testa a dare un’occhiata. Un ragazzo per parte, i giovani reggono lo striscione bianco con su scritto in nero “Mogliano libera dal razzismo e da Gentilini”. Piove forte (e pioverà per tutta la durata della protesta), ma pochi di loro tengono in mano un ombrello per ripararsi dall’acqua. Sugli altri due lati della piazza, a destra e a sinistra del monumento ai caduti, si sono distribuiti quelli che mi sembrano i moglianesi più avanti con gli anni, tra cui io. Incontro le donne e gli uomini che, tra scioglimenti e riunificazioni, si mobilitano ogniqualvolta a Mogliano c’è da manifestare per la democrazia e la pace. Ne conosco solo pochi per nome, ma so che fanno parte del Movimento di Cooperazione Educativa, del Coordinamento Genitori Democratici, degli Amici del Parco, della Sinistra Moglianese, dell’Anpi. Nel corso del tempo molti di loro hanno dato vita in città ai gruppi del Pds, del Pd, di Rifondazione Comunista.
3. Al microfono si alternano più volte un dirigente scolastico, più o meno della mia età, e un uomo giovane che non conosco. Gli stili sono differenti, ma accolgono sempre applausi da tutti. Mogliano è una città democratica e antirazzista – dicono – che si è sempre distinta per le scelte di apertura, di accoglienza. Il sindaco deve vergognarsi di avere concesso ospitalità al municipio a Gentilini, che incita all’odio razziale, parla di dare la caccia agli extracomunitari sparando come ai leprotti. Oltretutto è stato condannato per istigazione al razzismo, deve tacere, non andare in giro a presentare il suo libro. “Siamo tutti antirazzisti”, viene scandito forte tra un passaggio e l’altro. Il punto forte di ogni intervento è la vergogna per le persone che abitano in questa città. “Vergogna vergogna” e “Vattene, non ti vogliamo!” saranno le frasi più gridate in tutta la mattinata. Parlo con conoscenti, chiacchieriamo del più e del meno, domando se sono lì per caso oppure se, come me, ci sono venuti apposta. Sono partita da casa sollevata, stamattina, con un senso di leggerezza dentro. Posso dire a voce alta e in pubblico quello che di solito mi tocca tenermi dentro. E il fatto di non essere sola mi fa contenta.
4. In piazza moltissimi portano sulla testa una cerchio di cartoncino con attaccate delle orecchie da lepre, e sul petto e sulla schiena il cartello con scritto “Io sto con i leprotti”. In alcuni c’è anche aggiunto “… e con i bambini di tutti i colori”.
I ragazzi non hanno altri striscioni oltre a quello grande bianco. Ci sono quelli che portano al collo sciarpe arancioverdi della squadra di calcio Veneziamestre. Qualcuno come sciarpa ha la kefia. Altri colori sono quelli dell’arcobaleno della pace su sciarpe e ombrelli. Un uomo allegro indossa sul petto un cartello giallo con su scritto in grandi lettere “Facciamo lega contro il razzismo” e sulla schiena , a mo’ di mantello, una grande bandiera della pace. C’è anche chi si è dato da fare con Internet: una signora in giacca a vento nera si è attaccata sulla schiena l’immagine di una bella lepre a colori, scaricata di sicuro dalla rete. La bestiola sta accovacciata in mezzo a un campo, in primo piano si vedono perfino ciuffi d’erba e sullo sfondo, prima della linea dell’orizzonte, zolle ondulate a perdita d’occhio. Sopra in stampatello la scritta “Siamo tutti leprotti”. Queste sono le scritte sui cartelli: “Sì alla libertà dal razzismo” “Mogliano contro il razzismo” “Meglio un giorno da leprotto che 100 giorni da sceriffo” “La nostra città ha una tradizione di accoglienza, rispetto e integrazione delle culture. Vogliamo che la conservi!” “No al patrocinio del Comune a personaggi che danno dei Veneti un’immagine razzista e xenofoba”. “La nostra città non ha bisogno di sceriffi.” “La pulizia etnica non è un’opinione. È un delitto contro l’umanità” (in italiano e in arabo) “Meglio l’ombra degli alberi che quella degli sceriffi”.
5. Parte la musica dall’impianto stereo coperto di teli di nylon per ripararlo dalla pioggia: brani famosi dei primi Pitura Freska, poi 99 Posse, reggae e hip hop. Dal fianco della piazza verso i portici della banca si comincia a cantare “Bella ciao”. Ecco, ci siamo, mi dico. Adesso quale musica prevarrà sull’altra? Quale delle due età? E invece i ragazzi si uniscono al coro e tutti insieme si canta. C’è anche un accenno di “Inno di Mameli”. Dopo di questo però, non si canta più, e lo stereo ha la meglio. Ma va bene così, perché più tardi, dal municipio uscirà una giovane donna che, non so grazie a quale deroga è stata presente all’interno e ha seguito le cose in sala. “Gli è stato quasi impossibile parlare – ha detto contenta –, c’era un tal baccano fuori che non ce l’hanno fatta”.
6. A metà mattina le orecchie da leprotto di una manifestante – un’altra maestra in pensione da poco come me – sono afflosciate dalla pioggia, e chi le passa vicino glielo fa notare ridendo. Verso le 11 e mezza – e la pioggia intanto continua a cadere – sembra che ci sia del movimento in sala consiliare. Un uomo tira la tenda di una finestra, guarda giù in piazza e mostra la mano col dito medio alzato. Dalla piazza più di qualcuno contraccambia. Fischi, urla: “Venite fuori se avete coraggio”; “Bevete bevete, fate i brindisi, chissà che il vino vi vada di traverso”; “Cosa fate? Bevete, sì, bevete ancora, già, perché di solito bevete poco!”.
7. Quando le due file di polizia e carabinieri con gli scudi trasparenti si spostano in formazione davanti al cancello che sta a fianco del municipio, si capisce che Gentilini sta uscendo in auto dal retro. Allora i manifestanti si dirigono anche loro al cancello. Per un po’ si aspetta in silenzio, poi si vedono figure muoversi avanti e indietro oltre l’inferriata. Gentilini esce dalla porta di servizio, saluta con i pollici levati, sorridente. Sento qualcuno che dice “Speriamo almeno che siano marce” e deduco che sta parlando di uova: il giorno dopo sarà l’episodio delle due uova che dicono lanciate oltre la cancellata a conquistare i titoli delle cronache dei giornali. Il prosindaco di Treviso viene subissato da fischi e cori di “Vergogna vergogna”, “Vattene, non ti vogliamo”. Lui monta in macchina e se ne va.
La copertina del libro di Paolo Calia, Gentilini il sindaco sceriffo (edizioni Anordest).
8. Dal portone del municipio escono poche persone tirate a lustro: sono i partecipanti all’evento, con in tasca la copia omaggio del libro. “Vergogna vergogna”. Chi si è fatto fare la dedica sul frontespizio non gradisce. Nasce qualche diverbio tra chi era fuori e chi era dentro. Una signora agita l’ombrellino pieghevole contro un giovane con i baffi. Un signore arrabbiato si allontana calpestando l’erba attorno al monumento ai caduti. Ma Azzolini dov’è? Tutti si chiedono. Si sente un grido: “Azzolini vieni fuori, che non piove più”. La mattina finisce, ma Azzolini non si fa vedere. Gli ultimi ragazzi ad andarsene cantano “Noi leprotti voi conigli” sull’aria di Come facette màmmeta.
9. Prima della conclusione definitiva del presidio della piazza, sento una voce femminile che al microfono dice qualche frase di chiusura. Riassume, saluta, ringrazia le forze dell’ordine per essere state calme e non aver dato occasione di scontri. I ragazzi si guardano increduli, e commentano a bassa voce in dialetto “Vorìa bén vedar…” che credo si potrebbe rendere con: “ Perché mai avrebbero dovuto agitarsi?” Resto ancora un po’ in piazza per assicurarmi che le due camionette azzurre e quella nera se ne vadano. Poi vado al mercato a fare le spese, d’altronde basta attraversare la strada e mescolarsi con la gente che per tutto il tempo della manifestazione di protesta ha continuato tranquillamente a fare acquisti. Incrocio tre vigili urbani, due uomini e una donna, che come ogni lunedì fanno il giro tra le bancarelle. Saluto la vigilessa, ci conosciamo da quando è venuta a scuola a dare lezioni di educazione stradale ai miei alunni. Ci stringiamo la mano, commentiamo l’incidente in cui è stata coinvolta inseguendo un malvivente. Le auguro di star bene.
PS. Tornata a casa vedo in tv che è l’anniversario della caduta del muro di Berlino. In realtà non è caduto, è stato abbattuto. Mogliano Veneto ha festeggiato l’evento a suo modo.
Mogliano Veneto 10 novembre 2009
giuliana dice
Grazie per questa cronaca, finalmente parole che rispecchiano semplicemente i fatti. Sono stata in piazza dalle 9 e 30 alle 12, ascoltando, parlando con la gente, con la polizia. Non mi sono neppure accorta delle “famigerate” uova, diventate il centro della protesta.
Abbiamo cercato di far capire, cerchiamo ancora di spiegare che ci sono dei fatti gravi che la società civile deve condannare, che non può far passare sotto silenzio senza tradire se stessa.
giorgio trinca dice
PER FORTUNA CI SONO ANCORA MOLTE PERSONE, ANZIANE E GIOVANI CHE SI OPPONGONO ALLE IDEE RAZZISTE E XENOFOBE E FASCISTE, PURTROPPO, VERO SINDACO DI TREVISO.
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE